Non è una leggenda metropolitana: i sardi, più di altri, hanno un senso della praticità nella risoluzione dei problemi concreti. Lo hanno dimostrato nei giorni dell’alluvione, ma è stata solo l’ennesima conferma di un temperamento forte, volitivo. C’è solo un “piccolo” problema: chi governa l’isola, spesso e volentieri non sfodera la medesima grinta.
Domenica prossima si andrà alle elezioni per il rinnovo della Giunta: la speranza è che, qualunque schieramento prevalga, dimostri l’accortezza di prendere realmente a cuore la situazione di una regione in ginocchio. Per fortuna ci sono realtà -come ad esempio
Federsolidarietà Sardegna– che pungolano, chiedono risposte immediate su temi urgenti, non dilazionabili.
Il presidente della Federazione Francesco Sanna ha di suo un carattere ottimista -e questa di per sé è una dote importante, perché l’ottimismo della volontà non deve mai mancare a chi gestisce una
realtà cooperativa così ben strutturata. Nell’intervista qui di seguito esprime soddisfazione per i due incontri separati che ha organizzato con
Francesco Pigliaru –candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione- e
Ugo Cappellacci –candidato del centrodestra. Esperimento riuscito: posti sul piatto alcuni temi, entrambi hanno dimostrato di conoscere bene il mondo dell’associazionismo, che ha un peso anche a livello numerico. Nel caso di Federsolidarietà parliamo di
240 cooperative sociali, oltre 100 milioni di euro di fatturato aggregato, 6.000 lavoratori – con un trend di forte crescita occupazionale. La politica, non dimentichiamocelo, prima di tutto è l’arte della scaltrezza: ignorare una galassia di queste proporzioni sarebbe stato un autogol di quelli clamorosi.
Quali candidati avete incontrato finora?
«Per il momento due candidati: Francesco Pigliaru e Ugo Cappellacci. Abbiamo spiegato loro quello che stiamo facendo come cooperazione sociale in Sardegna; il fatto che come realtà ci stiamo evolvendo, entrando nelle dinamiche di sviluppo locale e territoriale, valorizzando e implementando tutte le risorse possibili e immaginabili nei territori. Il tema che abbiamo posto sul piatto è fondamentalmente il nuovo welfare: cooperazione sociale non solo nel senso di imprese che gestiscono i servizi sociali comunali, bensì che hanno uno sguardo a 360 gradi sulla crescita locale. Sono state riunioni partecipate, abbiamo imbastito un bel confronto».
Sotto il profilo legislativo che richieste avete avanzato?
«Nello specifico ci siamo concentrati sul tema delle clausole sociali agli appalti per le cooperative sociali di tipo b, per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità. In Sardegna abbiamo la legge 23, che a noi sta abbastanza stretta: la presenza e il coinvolgimento del Terzo Settore della cooperazione sociale risulta un po’ limitata. Noi ad esempio nei cosiddetti ‘uffici di piano’ della legge non ci siamo, coinvolgono soltanto le pubbliche amministrazioni. Abbiamo chiesto che venga rivista e che venga strutturato l’intervento della cooperazione sociale in una logica di co-progettazione pubblico e privato, quindi di partecipazione anche da parte nostra ai processi decisionali».
La risposta di entrambi quale è stata?
«È stata positiva. Hanno capito che la cooperazione sociale ha sempre avuto la capacità di generare non solo nuovi servizi alla comunità ma anche occupazione. Le risposte sono state confortanti sia nell’idea di delineare un nuovo welfare, sia su alcuni aspetti legislativi, come il discorso sulla legge 23. Entrambi sono d’accordo soprattutto sul fatto che bisogna rinegoziare il rapporto tra privato e pubblico: da una parte facciamo del nostro come cooperative, ma le istituzioni devono facilitare questo tipo di percorso».
In tutta onestà, hai intravisto sincerità nelle loro parole?
«Sì, l’impressione è che abbiano realmente preso in esame i nostri temi. In questa campagna elettorale le istituzioni stanno capendo l’importanza della cooperazione sociale in un ambito di welfare e di sviluppo (sviluppo locale, politiche attive del lavoro). Bisogna dire comunque che questa loro consapevolezza è il risultato di una sintesi di anni di lavoro che abbiamo fatto. In passato venivamo visti come coloro che gestivano solo i servizi sociali ed esclusivamente come manodopera della pubblica amministrazione; ora invece, da parte nostra, c’è la maturità per affrontare nuovi temi legati al welfare. Questo mi sembra che a loro non sia sfuggito. Tra le cose che abbiamo proposto ci sono le misure straordinarie per i cassintegrati: siamo disponibili a creare delle occasioni per loro, inserendoli in nuove cooperative o in cooperative già esistenti. Forse il merito di questo dialogo così proficuo con le istituzioni è anche nostro, nel senso che siamo stati molto chiari nel mettere sul piatto le questioni nodali».
Approfondiamo la questione dei cassintegrati.
«Io sono anche presidente di Fidi Coop Sardegna, consorzio unitario dove partecipa sia Confcooperative sia Legacoop: recentemente abbiamo sostenuto un’impresa composta da cassintegrati che hanno riscattato la mobilità degli ultimi tre anni, e la stanno investendo in un progetto di impresa cooperativa. Ho presentato questa best practice ai due candidati e ho detto loro che dovremmo fare tante iniziative di questo tipo».
Manca la Murgia all’appello dei candidati che avete incontrato…
«Con la Murgia speriamo di vederci domani. Purtroppo è una campagna elettorale molto corta, dove gli impegni si accavallano. La speranza, ovviamente, è di confrontarci anche con lei prima di domenica».
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