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Sankara: il Che Guevara africano

Sono passati ventinove anni da quel pomeriggio del 15 ottobre 1987, giorno in cui il rivoluzionario africano per eccellenza fu assassinato a Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, all’età di trentotto anni

di Marco Marcocci

Sono passati ventinove anni da quel pomeriggio del 15 ottobre 1987, giorno in cui Thomas Sankara, il rivoluzionario africano per eccellenza, fu assassinato a Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, all’età di trentotto anni.

Si stava recando alla sessione straordinaria del Consiglio nazionale della rivoluzione quando i cospiratori guidati da Blaise Camporé, che subito dopo divenne l’indiscusso padre-padrone del Burkina Faso (fino al 2014), falciarono a colpi di mitra il “Che Guevara africano”.

Con la morte di Sankara calò il sipario sulla rivoluzione burkinabé, una rivolta con nemici ovunque, sia all’interno dello stesso Comitato rivoluzionario che fuori dai confini del Burkina. Non a caso, nel 1984, c’era stato un tentativo di golpe guidato dal colonnello Tiendrebeogo e non è chiaro ancora oggi il ruolo avuto da Francia, Stati Uniti e Liberia nell’appoggiare i controrivoluzionari di Camporé.

Lo spirito rivoluzionario di Thomas Isidre Noel Sankara, terzo di dieci fratelli, emerge sin dalla sua giovinezza. Soffre l’influsso culturale e politico della Francia che continua anche dopo l’ottenimento dell’indipendenza avvenuta nel 1960 con la creazione della repubblica dell’Alto Volta. Non tollera le differenze etniche presenti nel paese, la sua famiglia non apparteneva all’aristocrazia dei Mossi, l’etnia all’epoca dominante.

Thomas si è sempre ritenuto un privilegiato per aver studiato, cosa non comune nell’allora Alto Volta, e la formazione militare ricevuta fu una solida base per la sua impostazione politica.


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L’esperienza in Madagascar, dal 1970 al 1973, dove frequentò l’Accademia militare di Antisabé gli permise di assistere non da spettatore disinteressato ma da attento osservatore riflessivo alle rivolte studentesche, all’ondata di scioperi ed alle sollevazioni contadine, tutte represse violentemente dal regime. Anche il soggiorno in Marocco del 1978 e prima ancora quello in Francia dove, oltre alla scuola di paracadutismo di Pau, allacciò rapporti con studenti universitari voltaici, completarono la sua maturazione e lo avvicinarono alla politica tanto che, in seguito, dirà che “un militare senza formazione politica è potenzialmente un criminale”.

Il 4 agosto 1983 inizia la rivoluzione democratica: i paracadutisti guidati da Camporé entrano in possesso della capitale, viene instaurato il Consiglio nazionale della rivoluzione, alla cui guida è nominato Sankara, con il compito di gestire la transizione verso la “democrazia popolare”.

Iniziano le riforme ed aumentano i nemici, tutti i settori sono interessati dal progetto di Sankara, volto a dare dignità e prospettive di crescita anche a coloro che erano ai margini della società.

Sankara in pochi anni è riuscito a realizzare scuole e ospedali, distribuito vaccini, piantato alberi per fermare la desertificazione, distribuito la terra ai contadini, ridotto la spesa pubblica e la corruzione, proibito l’infibulazione e la poligamia.

Per volere di Thomas, l’Alto Volta cambio il nome in Burkina Faso, il cui significato “terra degli uomini integri” riassume perfettamente il pensiero dello “Che Guevara africano”.

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