Non profit

Sanità, stiamo scioperando per voi

Protestano i medici contro i tagli della manovra finanziaria

di Franco Bomprezzi

La sanità oggi si ferma, o quasi, per lo sciopero dei medici e delle altre categorie collegate, per protesta contro i tagli previsti dalla manovra finanziaria appena approvata al Senato. I giornali del lunedì registrano questa notizia, anche se preferiscono aprire sulla P3.

“Medici in sciopero contro la manovra”. Titolo in prima pagina su LA STAMPA sullo sciopero della sanità, anche se l’apertura dell’edizione di oggi è tutta dedicata ai nuovi avvisi di garanzia nell’ambito dell’indagine sulla P3. «Anche i medici contestano la manovra» attacca il pezzo sugli operatori della sanità pubblica che oggi si fermano per 24 ore. Negli ospedali e presidi territoriali pubblici potranno saltare centinaia di visite specialistiche ed esami diagnostici e verranno cancellate le 40.000 operazioni chirurgiche previste. Saranno comunque garantite le urgenze. I sindacati hanno chiesto scusa ai cittadini per i disagi ma hanno scritto che «la carenza di 30.000 medici nei prossimi 4 anni e il licenziamento della metà dei precari impegnati in attività fondamentali a partire dal Pronto soccorso» avrà ripercussioni gravi sulla qualità e quantità di prestazioni erogate dal sistema sanitario e che in gioco c’è «il bene prezioso della sanità pubblica». Sul tema è intervenuto il senatore Pd Ignazio Marino, che è anche presidente della Commissione di inchiesta sul servizio sanitario nazionale, che ha definito «davvero superficiale la posizione del ministro della salute che ha liquidato le conseguenze della manovra economica sull’efficienza del sistema sanitario nazionale con un giro di parole. Non si tratta affatto di lotta agli sprechi ma di veri e propri tagli che indeboliranno i nostri ospedali e i servizi vitali che rendono ai cittadini».

Il CORRIERE DELLA SERA mette lo sciopero dei medici contro la finanziaria a pag 12 sotto l’asettico titolo “Oggi i medici in sciopero contro i tagli alla Sanità”. Lo stop di 24 ore interesserà medici, veterinari, sanitari e amministrativi. Sospesi 40 mila interventi e migliaia di visite specialistiche e prestazioni diagnostiche. Saranno comunque garantite le urgenze. Ad illustrare la protesta il CORRIERE DELLA SERA invita il professor Emilio Bajetta che nel titolo dell’intervista firmata da Paola D’Amico dice “«Siamo già pochi e in oncologia non sarò sostituito»”. Questi gli altri passaggi rilevanti del dialogo con il medico dell’istituto dei tumori di via Venezian a Milano, che pur scioperando oggi sarà in reparto perché «i malati di tumore in nota per la chemioterapia non possono aspettare», ma comunque ha voluto manifestare la sua contrarietà al blocco del turn over e alla stabilizzazione dei precari sempre più diluita nel tempo prefigurati della manovra: «Il precariato c’è da sempre. Certo un tempo qualcuno si sistemava, adesso la soluzione si vede sempre più lontana. Mi mancano due anni alla pensione. Ebbene se dovessi andarmene la cosa giusta da fare sarebbe sostituirmi». Invece? «La mia unità operativa complessa di 0ncologia medica 2 sarà frammentata. Ma oggi noi protestiamo per la Finanziaria che, in realtà, prende atto di un cambiamento che va avanti da anni in diverse regioni, non solo in Lombardia. In nome dei risparmi? La qualità del servizio viene a diminuire se manca personale e notoriamente la sanità è sotto organico». 

LA REPUBBLICA apre sulla P3 e riserva il taglio centrale alle proteste: “Medici in sciopero contro la manovra”. Mentre il governo apre alle regioni proponendo loro un patto sui tagli (per decidere come graduarli), i medici fanno sciopero: garantite le emergenze ma negli ospedali salteranno 40mila interventi chirurgici e migliaia fra esami e visite specialistiche. Riferisce a pagina 10 Luisa Grion: il ministro Fitto apre uno spiraglio alle regioni («L’ipotesi è di definire nei prossimi mesi un patto sui contenuti dei tagli. Vedremo come spalmarli e come saranno suddivisi»). L’apertura piace ai governatori (in particolare Polverini e Formigoni), meno a Vasco Errani, presidente della conferenza Stato-Regioni («da sempre chiediamo un confronto vero che porti alla presa d’atto che i tagli per le regioni e i servizi sono insostenibili e che alle competenze debbano corrispondere le risorse»). In questo quadro si inserisce lo sciopero di 24 ore dei medici: una paralisi che garantirà solo le emergenze. «La categoria si scusa per i disagi», premette Massimo Cozza della Cgil, «ma è in gioco il bene prezioso della sanità». Sotto accusa oltre ai tagli il licenziamento della metà dei precarie il blocco del turno over che causerà una carenza di 30mila medici. Non si fa attendere la replica di Fazio: «non si prevede il blocco del turnover nelle regioni con i conti a posto e si pensa ai contratti a tempo per valorizzare il merito». Sic.

Il GIORNALE in prima pagina titola “Quelli che boicottano l’Italia del lavoro”  e tratta del caso Esselunga «Giunta rossa che blocca Cappotti nel aprire un nuovo supermercato» e dello sciopero  degli orchestrali della scala «che fanno saltare il concerto e vogliono esser pagati». Nulla sullo sciopero della sanità.

E inoltre sui giornali di oggi:

CARCERE
CORRIERE DELLA SERA – La consueta pagina volontariato del lunedì sul dorso milanese oggi è riservata al volontariato penitenziario: “«Noi volontari in carcere per chi cerca il riscatto»”. Il gironale calcola che nelle carceri milanesi nel 2009 sono stati 4200 i volontari entrati in un istituto. Fra loro anche lìex ps Colombo: un aiuto contro l’isolamento sociale. Fra le associazioni risalto alla Sesta opera san Fedele che è entrate a San Vittore nel 1923.

IL SOLE 24 ORE – “Detenuti verso quota 70mila”, è il titolo di apertura di pagina 11 che mette in luce la situazione negli istituti di pena italiani con numeri e tabelle regione per regione: «A scattare la fotografia dell’emergenza è stato il Dap con il consueto rapporto mensile  (aggiornato al 30 giugno): 68.258 detenuti presenti, 600 in più del mese precedente, 5mila in più rispetto a un anno fa. Per  comprendere l’esatta portata questi numeri, che dicono già abbastanza, bisogna leggerli dietro la lente della capacità degli  istituti di penitenziari di assorbire  un tale carico di esseri umani. Al 30 giugno tale capacità,  cioè la capienza regolamentare  delle carceri italiane, è stimata,  dalla stessa amministrazione  penitenziaria, in 44.568 unità. A conti fatti, in media, 153 persone devono dividersi il posto  previsto («regolamentare  ») per 100. Ciò equivale ad affermare  che tre carcerati dormono  in due letti. Oppure, se preferiamo, che il personale dell’amministrazione, in particolare  i secondini, ha a che fare con un fenomeno pari a una voltae mezzo quello per cui è chiamato  a prestare la propria opera.  Con tutto quello che ne consegue  in termini di sicurezza o comunque di efficienza del sistema per i detenuti e per gli addetti  ai lavori. Non a caso aumentano le aggressioni e i  suicidi  all’interno delle carceri». Di spalla il commmento è affidato a tre professori universitari, Francesco Drago, Roberto Galbiati e Pietro Vertova. Il titolo è “Le pene alternative non devono essere una concessione”: «I  l disegno di legge proposto  dal ministro Alfano prevede di  eseguire presso un domicilio pubblico o privato,  anziché  in carcere, la pena detentiva  non superiore ai dodici mesi (anche se costituente parte residua  di una maggior pena). Si tratta di un provvedimento studiato per risolvere temporaneamente il problema del sovraffollamento  delle carceri italiane (problema che in realtà accomuna  molti paesi europei). (…) Questo provvedimento lancia  infatti il messaggio che la pena alternativa al carcere sia una “concessione” ai detenuti, da prendere solo in condizioni di emergenza. E se, al contrario,  considerassimo prassi l’uso delle pene alternative ed emergenziale quello del carcere?  Era questa, del resto, la ratio   della legge Gozzini, votata dal parlamento nel 1986 con un larghissimo consenso e il solo voto contrario del Movimento  sociale italiano. (…)  I tempi di costruzione  delle nuove carceri sono in effetti troppo lunghi  per stare al passo con l’aumento  della popolazione carceraria,  mentre i crescenti vincoli al bilancio pubblico rendono poco auspicabili gli aumenti delle spese connesse all’allargamento  del sistema penitenziario  (stimabili in 600 milioni  all’anno ogni 10mila persone  in carcere)».

POLITICA
LA REPUBBLICA – Dopo l’intervista di ieri a Tremonti, ecco la replica di Bersani: “Il governo è senza una guida vera sì alla transizione ma niente vecchi film”. Secondo il segretario del Pd «un governo forte non perderebbe i pezzi per strada, non avrebbe paura di una discussione sulla situazione economica… Non sarebbe tutti i giorni protagonista sulle prime pagine dei giornali per questioni di legalità». «La maggioranza deve rendersi conto dell’impasse. Da parte nostra c’è la disponibilità oggi o domani o quando sarà a ragionare per una fase di passaggio. Ad una sola condizione: si deve capire che si va verso un film nuovo».

ROMANIA
IL GIORNALE – Gianni Micalessin denuncia «Il presidente Basescu insegue il sogno della Grande Romania, così centinaia di migliaia di diseredati entrano liberamente nella Ue». Nel dettaglio: «Siamo in 28 e manco lo sapevamo. A regalare alla Ue il suo ennesimo, invisibile e indesiderato Paese membro ci pensa Bucarest. Nel quartiere delle ambasciate  di Chisinau, capitale della Moldavia,davanti alla sede di quella romena c’è la fila. Lì per ordine del presidente Trian Basescu si sono aperti i confini di un nuovo eldorado. Lì è in piena incubazione il nuovo flagello che spingerà in Italia e negli altri Paesi  dell’Unione nuove orde di derelitti. Fino ad oggi la politica di Bucarest ha regalato il magico documento a oltre 120mila moldavi».

AFGHANISTAN
LA STAMPA – “Lo scrittore hippy che consiglia il generale Petraeus”. Costruire scuole femminili per vincere la guerra in Afghanistan: è la ricetta dello scrittore del Montana Greg Mortenson che convince il generale David Peatreus. Mortenson è molto conosciuto in Afghanistan per la sua attività umanitaria: con la sua ong “Istituto per l’Asia centrale” costruisce scuole per le ragazze, che sotto il regime dei taliban non potevano studiare. Di recente è stato invitato a parlare agli ufficiali dell’esercito americano in Florida per spiegare la sua ricetta per la ricostruzione dell’Afghanistan. Un segnale dell’accelerazione dell’amministrazione Obama sul fronte degli aiuti civili, che fa da sfondo alla Conferenza di Kabul che si apre mercoledì alla presenza di Hillary Clinton.

IL CASO ANNAGIULIA
IL GIORNALE –  “Il rapimento scelta estrema. Ma i figli non sono dello Stato” è il titolo del pezzo di Paolo del Debbio che scrive: «la lentezza della giustizia  è una delle peggiori forme di ingiustizia. Se due genitori arrivano a rapire la loro bambina cosa possiamo dire?». Del Debbio fa tre considerazioni. La prima. Non possiamo giustificare questi gesti perché se giustifichiamo la breccia dopo non possiamo scandalizzarci della rottura della diga. La seconda riflessione è che i bambini non sono dello Stato. Non escludiamo a priori la necessità di sottrarre  i bambini al loro ambiente naturale. Il problema sono i tempi delle decisioni in questo caso lo Stato non può fare ciò che vuole. Infine la terza considerazione è che «troppo  spesso abbiamo assistito a situazioni in cui i bambini sono sottratti alla famiglia senza mettere in campo tutto quanto era possibile perché rimanessero in famiglia. Per un malinteso senso del welfare si è portati a pensare che la soluzione sia fuori dalla famiglia». Per la  cronaca IL GIORNALE registra le dichiarazioni di Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla famiglia: «I genitori restituiscano subito la bambina e io garantisco che incontro le parti in causa nell’ambito delle miei competenze e farò tutto ilo possibile perché il caso venga approfondito».

PENSIONI
IL SOLE 24 ORE – IL SOLE 24 ORE apre sulla questione pensioni, contenuta nella manovra: “L’età della pensione non si ferma – Nel 2028 un anno in più di lavoro, in aggiunta all’attesa per le finestre. Gradino per gradino, come aumentano i requisiti per l’assegno in base all’incremento della durata media della vita”. Commento di Orazio Carabini che parte in prima: «Bisogna dare atto al governo di aver gestito quest’ultimo passaggio  con accortezza. È vero che bisognerà  attendere il 2028 prima che l’età di pensionamento aumenti di un anno ma l’obiettivo   di introdurre un meccanismo automatico  di correzione è stato raggiunto.  Senza bisogno di estenuanti  trattative, con contorno di scioperi e manifestazioni (…)  Bisogna elaborare una strategia per i non-autosufficienti il cui numero continuerà a crescere  mentre le pensioni tenderanno  a ridursi. Il rischio di un aumento degli anziani in condizioni  di povertà è forte. E allora potrebbe essere utile riprendere  un discorso che il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha già affrontato: il reverse mortgage,  ovvero un mutuo sulla casa di proprietà dell’anziano che i figli possono riscattare al momento del decesso».

SUICIDI
IL GIORNALE – Una iniziativa in collaborazione fra l’associazione Amico Charly e il suo centro Crisis, la regione Lombardia e il centro contro i suicidi dell’ospedale Fatebenefratelli. Si tratta di incontri nelle scuole che partiranno in autunno, spiega Maria Grazia Zaniboni, presidente di Amico Charly. La decisione  detta al fatto che la Lombardia è seconda in Italia per numero di vittime, che hanno un’età fra i 14 e i 21 anni. Solo al Fatebenefratelli di Milano quest’anno sono stati 97 i giovani che hanno tentato il suicidio e si sono rivolti all’ospedale. 

IMPRESA SOCIALE 
IL SOLE 24 ORE – La pagina dedicata al volontariato dedica l’apertura all’impresa sociale, sotto il titolo “Valori in cerca di mercato”: «È di sana e robusta costituzione,  ma povera di stimoli fiscali,  per cui stenta a crescere. Il soggetto  è l’impresa sociale e la diagnosi si ricava dalle più recenti rilevazioni  di InfoCamere che, nell’ambito del Registro imprese,  ha costituito sezioni ad hoc per la nuova forma giuridica, come  previsto dalla legge 118/05 e dai successivi decreti d’attuazione.  Al 30 giugno scorso, in particolare,  risultavano iscritte solo 629 imprese sociali (cento in più rispetto a 12 mesi prima), delle quali quasi il 50% nel settore dell’istruzione.  Una fotografia che ripropone,  con saldi solo marginalmente  positivi, la stessa situazione del passato: scarsa conoscenza della disciplina e assenza di benefici  specifici frenano l’adozione  della nuova veste da parte delle realtà, pur numerose, che già operano con modalità imprenditoriali  nei settori previsti dalla riforma. (…) Per Flaviano Zandonai, segretario  di Iris Network, la rete nazionale  degli istituti di ricerca  sull’impresa sociale, “le organizzazioni  dell’economia civile non solo difendono i livelli occupazionali,  ma mostrano una capacità di assorbire personale qualificato ben maggiore della media delle imprese”.  La contraddizione con gli scarni  numeri dei registri camerali si spiega con il fatto che molte realtà operano con un’altra veste giuridica,  ad esempio come cooperative sociali. Un quadro più completo della situazione sarà comunque disponibile a fine estate, in occasione  del workshop nazionale sull’impresa sociale in programma  il 16 e 17 settembre a Riva del Garda (Trento)». L’articolo accenna anche alla questione della Borsa sociale, caldeggiata da Stefano Zamagni: « Una piazza dove far incontrare mercato dei capitali e imprese con finalità sociali. “Stiamo lavorando sul piano tecnico-  giuridico e sul terreno del consenso, con l’obiettivo di portare  l’iniziativa al debutto tra un anno”, dichiara Davide Dal Maso,  partner di Avanzi, la società di ricerche sulla sostenibilità che ha realizzato lo studio preliminare,  con il coinvolgimento delle regioni Lombardia e Toscana. “Non pensiamo certo di risolvere  la complessa questione del finanziamento del Terzo settore –  aggiunge –ma per le organizzazioni  più evolute la Borsa sociale  può rappresentare una grande opportunità”». A box una best practice, quella della cooperativa sociale Arcobaleno, di Breno, in Val Camonica.

CALCIO
ITALIA OGGI – “Il Sud Africa tassa i premi dei calciatori”. Un pezzo sulla decisione del Sars ( South African revenue service),che è l’equivalente delle agenzie delle entrate, di prelevare il 15% di premi ricevuti dai giocatori che hanno giocato il mondiale in Sud Africa. Il fisco africano non colpisce solo i giocatori ma anche  allenatori, i massaggiatori e staff al seguito delle squadre. «Il pallone» si legge nel pezzo « è un’attività specifica e, in quanto svolta sul suolo sudafricano, dev’essere tassata».

MODELLO EAS
IL SOLE 24 ORE – Nella pagina volontariato interevento di Carlo Mazzini: «Sono passati più di sei mesi  dalla scadenza della presentazione  del modello Eas, ma le sue incongruenze non si sono ridotte. Le intenzioni  del legislatore erano chiare e condivisibili. A fine 2008, con il Dl 185, si è inteso offrire uno strumento all’agenzia delle  Entrate che le consentisse di intercettare gli abusi delle norme  agevolative riservate agli enti non commerciali. Oltre 221mila enti, secondo i dati dell’Agenzia, hanno compilato  il modello entro la fine dell’anno scorso, rispondendo a 38 domande relative alle tipologie  di entrate incassate e alla governance democratica che ogni associazione deve far propria  (nello statuto e nei comportamenti)  per poter defiscalizzare  i corrispettivi che riceve per la vendita di beni e di servizi  ai soci.   Con il modello Eas, peraltro, c’è il rischio che si rilevino più gli errori di comprensione del modello stesso e delle norme fiscali  che i comportamenti dolosi  di chi sfrutta senza merito le agevolazioni. Per come sono  costruiti norma e modello, le conseguenze del mancato o ritardato invio – fiscalizzazione  di gran parte delle entrate e perdita di natura non commerciale  dell’ente – sono sproporzionate  rispetto alle colpe di enti guidati da amministratori non professionisti. Se è grave per gli enti già costituiti, appare ancora più oneroso per le costituende  formazioni sociali che nascono senza grandi competenze tecniche  sulla materia fiscale. (…  C’è poi la difficoltà della compilazione del modello, soprattutto  da parte delle organizzazioni  che realizzano senza scopo di lucro attività socialmente  meritevoli. Gran parte delle 38 domande hanno infatti natura tecnica e solo soggetti esperti sanno interpretarne i reali significati; peraltro, come confermato dai quesiti che continuano  a pervenire ai Centri di servizio per il volontariato e alle centrali associative, su alcuni  aspetti vi è ancora incertezza.  Per eccesso di tecnicismo,  si è andati in direzione opposta  alla comprensibilità dei testi. (…)  Se non si riforma il contenuto  del modello Eas, riprendendo  ad esempio l’esperienza consolidata americana del Form 990, le buone intenzioni del governo non saranno servite a  sradicare le “false non pro-fit”,  mentre risulteranno accresciuti  i problemi delle organizzazioni  oneste».

DIVORZIO
ITALIA OGGI – Arrivano i divorzi più snelli per le coppie miste. Secondo il pezzo “Coppie miste, in 14 stati Eu divorzi semplificati”, il consiglio europeo ha autorizzato 14 stati membri ad accelerare l’adozione delle norme che consentono alle coppie miste da scegliere la legge nazionale da applicare al divorzio. «La proposta» ha spiegato la commissione «mira a tutelare il coniuge più debole neo procedimenti di divorzio». 


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