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Sanità: Regione che vai, prestazione che trovi

Il debutto dei Livelli essenziali di assistenza, sabato 23 febbraio, mostra un'Italia a due velocità nella garanzia delle prestazioni sanitarie

di Benedetta Verrini

Sono entrati in vigore sabato 23 febbraio i nuovi Livelli essenziali di assistenza (LEA), le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale s’impegna a garantire a tutti i cittadini.
Come è noto, il nuovo elenco era stato notevolmente “asciugato” dai tecnici del ministero, che avevano escluso dal tetto di gratuità le cure odontoiatriche, la chirurgia estetica e le cure non convenzionali. Ma ciò che si profila come preoccupante sono le differenze abnormi fra costi e prestazioni sanitarie nelle diverse regioni italiane.
In tutta la penisola vengono garantiti gli stessi servizi, ma variano enormemente tempi, numeri e modalita’: in Campania i tagli cesarei arrivano al 51% contro il 18,4% di Bolzano e il 32% della media nazionale. Non solo. Gli interventi alla prostata raggiungono un picco di 489 ogni 100mila abitanti in Veneto e ‘precipitano’ a 113 in Basilicata, mentre la media nazionale e’ di 294. E le differenze non migliorano sui costi: un giorno di degenza ‘vale’ 1.064.591 lire in Valle d’Aosta e ‘scende’ a 694.852 lire in Emilia Romagna. Il costo medio di un paziente dimesso, inoltre, e’ di 7.788.000 lire in Valle d’Aosta e di 4.799.000 lire in Lombardia.

Questi i dati di alcuni studi dell’Istituto superiore di sanita’ e dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali, presentati oggi all’incontro ”Opportunita’ ed impatto della definizione dei Lea” e resi noti dall’Adnkronos. Per i farmaci, secondo l’Iss, in Trentino la spesa pro capite e’ di 156mila lire, il 25% in meno rispetto alla media nazionale. In Campania, come nel Lazio, nel Molise, in Calabria, si spende invece molto di piu’, circa 256mila lire. Dalle rilevazioni dell’Agenzia per i servizi regionali, illustrate oggi dal direttore Laura Pellegrini, emerge che l’Emilia Romagna utilizza il day hospital nel 35,88% dei casi per alcune prestazioni (43) ‘selezionate’ per le quali il ricovero e’ ritenuto inappropriato, contro il 6,32% del Molise e il 5,67% di Bolzano.

”Queste differenze – spiega la Pellegrini – dipendono da molti fattori, spesso e’ un problema di organizzazione”. Perfino il numero di operatori sanitari varia molto da regione a regione. Ce ne sono solo 50 per centomila abitanti in Liguria contro gli 84 dell’Emilia Romagna. Per la Pellegrini l’entrata in vigore dei livelli essenziali di assistenza, ”potra’ influire positivamente su questa situazione. Soprattutto permettera’ un risparmio di circa un miliardo di euro sulla spesa sanitaria, se solo verranno applicati correttamente. Cio’ liberera’ risorse per prestazioni piu’ utili. L’applicazione dei Lea dovrebbe servire ad uniformare, sotto il profilo dell’appropriatezza, il livello dei servizi erogati”. Per vigilare sull’applicazione dei Lea e’ stato istituito un tavolo di lavoro Stato-Regioni, ha ricordato l’esperta.

?Fino ad ora si era sempre parlato di livelli uniformi ed essenziali: con questo provvedimento, il criterio dell?uniformità scompare e in ogni Regione i ticket farmaceutici e gli standard sanitari finiranno per essere ancorati alle risorse economiche disponibili. In altre parole, avremo Regioni che offriranno ai cittadini residenti qualche prestazione in più, e Regioni che non potranno permetterselo e ricorreranno maggiormente ai ticket e al taglio delle prestazioni non essenziali? così aveva commentato a Vita Stefano A. Inglese, responsabile delle politiche nazionali del Tribunale per i diritti del malato, all’indomani dell’approvazione del decreto sui LEA.

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