Mondo

Sanità, passa la riforma di Obama

Decisione storica del Congresso, accordo con i democratici antiabortisti

di Franco Bomprezzi

Barack Obama vince la prima battaglia per l’approvazione della riforma sanitaria che estende la protezione assicurativa al 95% della popolazione. Il voto favorevole della Camera arriva dopo l’accordo, decisivo, con la componente antiabortista del partito democratico. Un compromesso “storico”, e una promessa elettorale mantenuta per davvero.

Barack Obama e la speaker della Camera Nancy Pelosi sorridono dalla foto sotto il titolo di apertura de LA REPUBBLICA: “Sanità, la svolta storica di Obama”. I servizi all’interno: grazie all’accordo con gli antiabortisti, il presidente statunitense è riuscito a far passare la sua riforma sanitaria (si è impegnato a emanare un regolamento esecutivo secondo cui l’aborto terapeutico potrà essere rimborsato dall’assicurazione ma lo stato non finanzierà nemmeno con un dollaro). 219 favorevoli e 212 contrari sul provvedimento che fa entrare 32 milioni di americani nel sistema sanitario. «Questa notte abbiamo dimostrato al mondo che siamo un popolo ancora capace di grandi cose», ha commentato – a caldo – Barack, «Il cambiamento non scende dall’alto ma sale dal basso». «Questa non è una riforma radicale, ma è una riforma importante. Questa legge non aggiusta tutto ciò che non funziona nel nostro sistema sanitario, ma si muove nella direzione giusta». “Il presidente è tornato in sella ora l’assalto a Wall Street”: Federico Rampini non ha dubbi che questo voto segni un passaggio importante anche nella politica di Obama la cui azione e la cui popolarità erano al palo. I repubblicani sono convinti che la «statalizzazione della sanità» come la definiscono li aiuterà nelle elezioni di novembre ma forse non è così: per quel periodo entreranno in vigore solo gli aspetti più benefici della legge, fra cui l’impossibilità per le assicurazioni di revocare l’assistenza a chi si ammala. «D’altra parte la maggioranza degli americani resterà in un sistema di cure privato e lo spauracchio del “socialismo” si rivelerà una bufala». Ora i prossimi obiettivi: regolamentare la finanza, iniziative per l’ambiente e per l’occupazione. In appoggio una intervista a Larry Sabato, politologo «se la riforma sanitaria funzionerà davvero e non sarà subito smantellata, Obama avrà raggiunto un risultato eccezionale», ma gli americani sono individualisti, non amano lo Stato se invade la loro sfera e quindi potrebbero decidere di far pagare la riforma ai democratici…

“Sanità, Obama insegue la storia” titola il CORRIERE DELLA SERA in prima pagina. La riforma promette assistenza al 95% degli americani. A pag 2 e 3 se ne occupano Paolo Valentino (“Sanità, l’America alla svolta. Obama rilancia la sua presidenza”), Alessandra Farkas che intervista la scrittrice nera Toni Morrison (“«Ha visto morire sua madre. È una crociata personale»”: «Il presidente Obama ha raccontato di aver visto sua madre morire di cancro mentre litigava al telefono con le compagnie assicurative che le negavano le cure. Per lui questa riforma è una crociata molto personale: sta rischiando tutto per fare la cosa giusta»). L’analisi infine è affidata al pezzo di Massimo Gaggi (“Fare la storia o perdere tutto. Una sfida giocata in due mesi”): «21 gennaio-21 marzo: in due mesi Barack Obama è passato da un amaro primo compleanno alla Casa Bianca all’indomani di una sconfitta elettorale in Massachusetts che sembrava aver compromesso la sua riforma più ambiziosa, all’affondo col quale ha deciso di giocarsi tutto proprio sulla sanità. Le votazioni avvenute ieri notte alla Camera e quelle che dovranno seguire nei prossimi giorni al Senato sono storiche perché i tentativi di riformare il sistema sanitario americano si susseguono inutilmente da mezzo secolo, ma anche perché ad esse Obama lega la grande scommessa politica della sua presidenza: scuotere un elettorato che ha perso fiducia — in campo repubblicano ma non solo— nella capacità della politica di governare il cambiamento, dimostrare ai cittadini che il timone funziona e che sul ponte c’è gente che sa usarlo, disarmare gli opposti populismi che rischiano di delegittimarlo. ..A convincere Obama ad andare fino in fondo sono stati proprio la determinazione dei due leader congressuali, ma anche le nuove analisi di strateghi e sondaggisti della Casa Bianca. Il superconsigliere David Axelrod e il «pollster» Joel Benenson hanno spiegato al presidente che dietro il 60% di «no» alla riforma che emerge dai sondaggi tra i cittadini c’è più lo scontento per la farraginosità e l’inconcludenza del processo politico a Washington che una vera opposizione alle nuove norme. Il presidente, che già aveva poca voglia di rassegnarsi a una ritirata strategica per limitare i danni (una scelta che avrebbe inevitabilmente ridimensionato le sue ambizioni politiche), si è lasciato convincere senza troppa fatica. Deciso, ma comunque consapevole che la sua è una sfida temeraria: una volta varata la riforma, Obama punta a recuperare consensi dimostrando che dentro la nuova legge non c’è nulla di socialista, come sostiene la propaganda conservatrice, che le misure adottate funzionano e non fanno esplodere il deficit pubblico. Al tempo stesso il presidente deve rimettersi all’opera rapidamente sugli altri fronti, dall’occupazione alla riforma del sistema finanziario, per dimostrare che, dopo gli interminabili dibattiti congressuali, il momento della «politica del fare» è giunto davvero e non solo per la sanità». 

“Obama trova l’accordo per avere l’ok alla sua legge” titola IL GIORNALE  che mette in evidenza la notizia già in copertina e nell’occhiello sintetizza la cronaca delle scorse ore “In extremis il presidente ha siglato un accordo con i democratici anti-abortisti. L’intesa  vale la maggioranza dei voti. Per i repubblicani è una «sconfitta irreversibile»” . Oltre la cronaca IL GIORNALE  dedica due ritratti a Nancy Pelosi e a Hillary Clinton “ Le due signore della riforma”. “Il successo oscuro di Nancy. La lady che vince dietro le quinte”  viene spiegato così: « Nell’ultimo mese non ha fatto altro che lavorare su questo piano.  Le è sempre piaciuto l’intrallazzo e la rete di rapporti: la Pelosi, ha 70 anni, è una veterana del Congresso, così esperta da tirare fuori la clausola del “deem and pass” (votare sì o no solo sugli emendamenti) qualche giorno fa, quando sembrava che non fosse possibile arrivare e convincere tutti del testo. Approvati gli emendamenti la legge è approvata senza che sia davvero stato analizzato il testo in tutte le norme. Ha sempre vissuto di politica la Pelosi. I senatori  democratici ammettono: «Senza il suo paziente lavoro dietro le quinte del Congresso la riforma non sarebbe mai arrivata al voto». Meno felice la Clinton  e sotto al titolo “La tristezza di Hillary: con Bill aveva fallito lo stesso traguardo” il quotidiano spiega perché: «Se c’è una  persona infelice in questo periodo quella è Hillary Clinton. Il marito Bill si era avvicinato al voto della riforma sanitaria, ma senza riuscirci dopo che la moglie nel 1993 si era messa a lavoraci come first lady. La Riforma sanitaria era stata un suo cavallo di battaglia anche nella campagna elettorale del 2008. Ma fu sconfitta da Barack Obama e dunque la riforma Obama è uno schiaffo c’ha messo tutta se stessa e non ce l’ha fatta.  Ora la Clinton si occupa di nucleare con la Russia, di non far arrabbiare troppo Israele, di non far fare passi avanti all’Iran. Un grande scenario. Con la riforma sanitaria si può entrare nella storia. Come fa Hillary a essere felice?».

“Un successo firmato Nancy”: «Nei 250 giorni di battaglia sulla riforma della Sanità è stata Nancy Pelosi l’alleata di ferro del presidente Obama» scrive Maurizio Molinari in un pezzo di retroscena del suo servizio dagli Usa, che apre l’edizione di oggi de LA STAMPA. È un accordo contro l’aborto che dà il via libera all’approvazione della riforma della Sanità inseguita da più presidenti da oltre un secolo. Un accordo in particolare con Bart Stupak, deputato del Michigan del fronte democratico antiabortista, perseguito con tenacia dall’italoamericana speaker della Camera Nancy Pelosi. È stata lei a presentare il primo testo di legge, e sempre lei il 14 luglio scorso «a inserire nel testo l’opzione pubblica – cavallo di battaglia dei fan obamiani – affiancandola però ad alcune norme contro l’elargizione di fondi per gli aborti che le permettono il 7 novembre di ottenere il voto favorevole dell’aula con il sostegno dei “Blue Dogs” moderati» scrive Maurizio Molinari. Il tassello finale è stato il più duro: arrivare a un accordo con Bart Stupak, il deputato capofila degli antiabortisti sostenuto dalla conferenza episcopale americana. Nella notte fra venerdì e sabato è l’ennesimo colloquio fra Pelosi e Obama sull’aborto la mossa risolutrice: il presidente firmerà un ordine esecutivo per proibire l’elargizione di fondi pubblici all’interruzione di gravidanza che la riforma della Sanità prevede. Tra le analisi di questa vittoria di Obama è da segnalare l’intervista a Larry Sabato, direttore del Center for Politics, secondo cui la legge votata dal Congresso è destinata a perdere pezzi importanti nel giro di dieci anni. «I repubblicani si rafforzeranno grazie al sostegno di tutti gli scontenti» prevede. «Obama avrà molta meno flessibilità per il resto del suo mandato e anche successivamente, perché perderà diversi seggi, sia alla Camera che al Senato, nelle elezioni di metà mandato a novembre». Per quanto riguarda la riforma, secondo l’analista politico americano «il cambiamento sarà molto lento e solo parziale», «gran parte delle sottoriforme contenute nel progetto di legge dureranno sicuramente nel tempo, come quella che introduce vincoli operativi ed economici alle assicurazioni. Altre invece sono destinate a fallire. Questa è la prima grande riforma sociale che viene approvata col sostegno di uno solo dei due partiti, e neanche nella sua totalità. Sono sicuro che fra dieci anni parte della riforma sarà stravolta o abolita».

E inoltre sui giornali di oggi:

ACQUA
IL SOLE 24 ORE – In occasione della “Giornata mondiale dell’acqua”, Paolo Migliavacca fa il punto della situazione a pagina 13 e punta il dito sulla condizione di chi è costretto a utilizzare acqua non depurata. In questi casi  sono 1,6 milioni i bambini che muoiono, ad esempio, per diarrea, 1 miliardo i giorni di scuola che si perdono per lo stesso motivo e ben 130 milioni le persone a rischio di potenziale avvelenamento.

FUNDRAISING
CORRIERE DELLA SERA – “Italiani generosi, ma meno di prima”. Nel focus il CORRIERE DELLA SERA riprende un’indagine dell’Istituto italiano della donazione che segnala come «nel 2009 sono salite dal 25 al 32% le associazioni che segnalano una diminuzione della raccolta fondi. Fatto 100 il numero di donatori divenuti più oculati, 34 sono aziende, 33 famiglie. Il resto fondazioni bancarie o enti pubblici…Secondo la ricerca i settori in maggiori ristrettezze sono quelli della sanità e della ricerca scientifica che hanno dichiarato entrate in calo nel 34% dei casi». 

CSR
ITALIA OGGI – “Quaranta volontari per enti non profit”. ITALIA OGGI rende conto del progetto World of difference, il programma di volontariato grazie al quale clienti e dipendenti Vodafone avranno l’opportunità di svolgere un’attività lavorativa retribuita dalla Fondazione presso alcuni enti non profit per un periodo di sei mesi. C’è tempo sino al 31 marzo per iscriversi inviando il proprio curriculum sul sito www.fondazionevodafoneitalia.it.

ADOZIONI
IL SOLE 24 ORE – Il quotidiano offre uno sguardo ai nuovi dati sulle adozioni presentati dalla Commissione per le adozioni internazionali (Cai). Fa parlare un po’ tutti: Carlo Giovanardi (sottosegretario alle politiche della famiglia), Melita Cavallo (presidente del Tribunale dei minori di Roma), Luciano Spina (giudice del tribunale dei minori di Trento) e Francesca Pricoco (giudice del tribunale dei minori di Catania). Morale: benino le adozioni internazionali, male quelle nazionali: iter lungo e poco agevole, certificato di adottabilità difficile da ottenere, cautele per i minori che si vanno a sommare alle lentezze burocratiche, e una serie di proposte di legge che giacciono in Parlamento senza possibilità di riuscita.

FRANCIA
IL GIORNALE  – Titolo in prima dopo l’esito del secondo turno delle elezioni in Francia “Crolla Sarkozy e la guache torna a sperare” Anche se L’Alsazia salva il Presidente, le altre 21 regioni si tingono di rosa, il colore socialista. Metà degli elettori resta a casa per la seconda volta. E ora il capo dell’Eliseo si prepara al rimpasto”. Il fattore elettori è messo in evidenza da Alberto Toscano «la delusione degli elettori è tangibile. Il partito di governo ora dovrà riconquistarli. I francesi continuano a manifestare un profondo e sconcertante distacco dalla politica che tocca il suo livello più elevato nelle zone in cui il dissesto sociale è più evidente».

SOLARE
IL SOLE 24 ORE – “Il grande balzo del solare” di Enrico Netti. E’ questo il titolo del pezzo a pagina 16 che il quotidiano di Confindustria dedica al nuovo rapporto “Solar Energy report 2009” promosso dal Politecnico di Milano e che sarà presentato il prossimo 25 marzo. Numeri e persone di un fenomeno in rapida crescita.

L’AQUILA
LA STAMPA – “Ritornare a casa. Il fragile sogno degli eterni sfollati”. Continua il viaggio de LA STAMPA fra gli sfollati del terremoto. I cronisti vanno a Coppito, la frazione dell’Aquila dove il governo ha realizzato Coppito 2 e Coppito 3. Il bilancio è tutto sommato positivo: «sono case certamente fatte in fretta e di incerta resistenza nel tempo, ma sicuramente sono infinitamente meglio dei container, delle casette di legno e di tutte le altre sistemazioni solitamente adottate dopo un terremoto». Poi resta la sofferenza degli aquilani per essere stati sradicati: «Per carità ringraziamo il governo. Ma vogliamo ritornare a casa. Abbiamo l’impressione che i lavori siano fermi» dicono alcuni abitanti di Coppito 2.

MIGRANTIIL SOLE 24 ORE – Siamo a pagina 20. E secondo uno studio della Fondazione Leone Moressa di Mestre un lavoratore dipendente straniero guadagna in media il 23,3% in meno di un suo collega italiano. Di spalla in appoggio un articolo di Carlo Giorgi su “Mixa”, un nuovo sito – per il momento, ma presto anche free press – per far conoscere gli italiani agli stranieri e viceversa.

BABY GANG
LA REPUBBLICA – Il focus è dedicato a un approfondimento sulle bande giovanili. Multietniche, sempre più numerose e violente (come provano le aggressioni recenti a Roma, Torino, e Milano). Cappuccio calato sul volto, si contattano tramite internet e hanno le loro regole e simboli. «Non siamo santi», dice uno di loro (che è italiano), «però è sbagliato descriverci come emarginati. Siamo meglio noi, che abbiamo un codice, o quei ragazzi di buona famiglia, perfettamente a posto, che a Milano hanno massacrato un barbone perché ne hanno schifo?». Chiara Saraceno, nel suo commento, sottolinea che a preoccupare dovrebbe essere non l’esistenza delle bande, ma «il diffondersi di una violenza di gruppo casuale».


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