Salute
Sanità, liste di attesa, avviata indagine di accesso civico
Per superare l’urgenza occorrono investimenti continuativi e un patto per la salute tra stato e regioni. È la posizione espressa da Cittadinanzattiva, che annuncia l’adesione alla Manifestazione nazionale del 24 giugno promossa dalla Cgil e un’iniziativa per conoscere i dati relativi alle prestazioni mediche
Fino a settecentoventi giorni per una mammografia di controllo, ben centotre pronto soccorso chiusi negli ultimi dieci anni, sei regioni (Sicilia, Pa di Bolzano, Calabria, Liguria, Abruzzo, Basilicata) che non raggiungono la sufficienza rispetto all’offerta di prevenzione sanitaria. Nel contempo, la carenza di medici di famiglia e pediatri di libera scelta si fa sentire soprattutto al Nord e nelle cosiddette aree interne, dove è diffuso il cosiddetto fenomeno dei deserti sanitari. Sono alcuni dei dati diffusi da Cittadinanzattiva che, come VITA ha mostrato, da qualche settimana ha dato il via ad una propria mobilitazione permanente a difesa del Servizio sanitario nazionale “Urgenza sanità”, attraverso un Manifesto e una petizione su Change e, al contempo, ha deciso di aderire alla manifestazione nazionale indetta dalla Cgil per sabato 24 giugno, così come alle mobilitazioni territoriali promosse la scorsa settimana dai medici dell'Anaao Assomed. Sul tema delle liste di attesa, Cittadinanzattiva annuncia inoltre di aver avviato un’indagine di accesso civico presso le regioni per conoscere i dati relativi alle prestazioni sanitarie erogate in regime pubblico e in intramoenia, e verificare gli eventuali provvedimenti messi in atto dalle amministrazioni laddove sia stato superato il limite previsto dal Piano nazionale di governo delle liste di attesa nel rapporto tra le due attività
«Per anni il nostro Servizio sanitario nazionale è stato privato di risorse, spesso anzi è stato considerato l’unico ambito da cui attingere per ripianare i conti. Per decenni si sono ridimensionate e diradate le strutture sanitarie e si è ostacolato ogni investimento sulle professioni sanitarie. Per decenni si sono imposti tagli lineari in tutti gli ambiti, dalla sicurezza degli edifici sanitari ai farmaci. E neanche si è puntato sulla prevenzione, da sempre la cenerentola della sanità pubblica, che produrrebbe salute liberando, quindi, risorse economiche. E l’ultimo tentativo di sfratto dei cittadini dalla casa comune della sanità pubblica, è rappresentata dalla intenzione di andare verso un maggiore regionalismo, privo di contrappesi. Un regionalismo che viene definito esplicitamente “asimmetrico”, quindi in contrasto con le nostre leggi a cominciare dalla Costituzione, e che si sostiene sull’idea, spacciata come una certezza ma negata dalla realtà, che in sanità essere autonomi produca una competizione virtuosa. L’effetto che rischiamo non è quello del traino, ma della valanga, come certificano anche il Rapporto “Le Performance Regionali” del Crea Sanità e Il Rapporto OsservaSalute», dichiara Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva.
«Per queste ragioni, come cittadini abbiamo scelto di proclamare lo stato di emergenza sanitaria e di unirci a quanti stanno manifestando in questi mesi a difesa del diritto alla salute. Andremo avanti fino a quando – e la prossima Legge di bilancio sarà un importante banco di prova – avremo la prova concreta che le scelte e le politiche stanno andando nella direzione di rafforzare la sanità pubblica governando quella convenzionata e che ci sono all’orizzonte investimenti sufficienti a finanziare le riforme già previste, come quella per l’assistenza agli anziani non autosufficienti e per il ridisegno dell’assistenza territoriale. Altrettanto indispensabile è che Stato e Regioni stringano un Patto per superare le disuguaglianze, programmare insieme le azioni necessarie a governare questa fase, stimare le risorse adeguate e valutare gli esiti di salute per i cittadini e per la collettività», conclude Mandorino.
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