Mondo

Sanità, le carte vincenti di Obama

«Delegare al Congresso la riforma e il coinvolgimento delle lobby sono state mosse che in futuro pagheranno», spiega Michael Sparer della Columbia University

di Pietro Vernizzi

Una sfida storica alle potenti lobby della sanità americana, che gestiscono un volume di affari da 2.400 miliardi di dollari. Michael Sparer, della Columbia University di New York, uno dei maggiori esperti Usa del settore, descrive così la riforma della sanità voluta da Obama e approvata dalla Camera dei rappresentanti l’8 novembre scorso. Un passaggio gestito dal presidente con estrema decisione per quanto riguarda i tempi, ma con pragmatismo nel mediare sugli aspetti più controversi della legge. Rispetto alla quale le cooperative americane rappresentano un modello a cui guardare.

Vita: Come valuta il voto favorevole della Camera?
Michael Sparer: Si tratta del primo documento approvato da un ramo del Congresso Usa che presuppone l’idea che il governo dovrebbe garantire a tutti gli americani una qualche forma di assistenza sanitaria. La legge, anche se ratificata, lascerà ancora diversi milioni di cittadini privi di copertura, tuttavia quello compiuto resta un passo enormemente importante verso una riforma sanitaria globale.
Vita: Chi sono i più fieri nemici della nuova legge?
Sparer: La sanità Usa è un affare da 2.400 miliardi di dollari, e ciascuno di quei dollari rappresenta il reddito di una persona o di un gruppo. Ciascuna lobby è molto preoccupata del fatto che la nuova legge possa danneggiare la propria particolare situazione. Chi gestisce le polizze della sanità privata teme la competizione del settore pubblico, medici e ospedali vogliono essere sicuri che i loro redditi non siano ridotti, l’industria farmaceutica chiede che non si ostacoli la ricerca e le imprese sono contrarie a ogni obbligo di pagare le spese mediche per i dipendenti.
Vita: Sono gli stessi interessi che negli anni 90 hanno fatto fallire la riforma sanitaria di Bill Clinton…
Sparer: Obama ha sviluppato una strategia politica differente da quella di Clinton. L’attuale presidente ha insistito sul fatto che ciò che conta è agire in fretta e che la nuova legge deve essere ratificata entro quest’anno. Ma ha delegato al Congresso il compito di redigerne il testo (invece di creare una commissione interna alla Casa Bianca). Fin dalla fase iniziale ha tentato di coinvolgere i gruppi d’interesse e ha mostrato una disponibilità al compromesso su quasi tutti i dettagli più controversi.
Vita: Che ruolo gioca la crisi economica rispetto alla riforma della sanità?
Sparer: Ne rende l’approvazione nello stesso tempo più probabile e più improbabile. Più probabile perché Obama è abile nel dimostrare che la riforma è un elemento chiave della ripresa economica. Improbabile perché in molti sono preoccupati per una legge che comporterà maggiori spese federali.
Vita: In quale delle due posizioni si riconosce?
Sparer: Personalmente non trovo giusto che 47 milioni di americani non abbiano un’assicurazione sanitaria, e che diversi altri milioni ne abbiano una inadeguata. L’intera nazione sarà migliore se garantiamo a tutti i cittadini l’accesso a una sanità di base a prezzi contenuti.
Vita: La nuova legge che spazi offrirà al mondo cooperativo?
Sparer: L’attuale confronto è in primo luogo sull’accesso all’assistenza. Nello stesso tempo si sta avviando un dibattito su come può essere riformata la distribuzione dei servizi sanitari. Lo scopo è creare un sistema di valore superiore e più efficiente. In questo contesto le cooperative sanitarie, come per esempio Group Health, forniscono un utile modello che integra in modo positivo il pagamento e l’offerta delle cure: il mondo mutualistico è uno dei molti modelli cui i politici stanno guardando per riformare la sanità.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA