Famiglia

Sanità. Ecco il sistema che aiuta il bambino guardandolo negli occhi

Presentata in Italia la nuova classificazione

di Chiara Sirna

E’appena stato presentato a Venezia in anteprima mondiale, potrebbe rivoluzionare i metodi di riabilitazione dei minori disabili, ma tutto dipende «da come verrà usato», avvertono gli esperti. È l?Icf-Cy, sigla che sta per Classificazione internazionale del funzionamento della disabilità e della salute. La prima a mettere i puntini sulle ?i? è proprio l?editor italiana del nuovo sistema di classificazione dei minori con disabilità voluto dall?Oms (l?organizzazione mondiale della sanità): Matilde Leonardi, neurologa e pediatra dell?istituto neurologico Besta di Milano che, assieme al collega Andrea Martinuzzi, dell?Irccs E. Medea di Treviso, ha partecipato ai lavori di progettazione e realizzazione del sistema. E visto che l?Italia ha avuto un ruolo di rilievo, con ben due esperti chiamati a partecipare su un gruppo di lavoro di cinque specialisti internazionali, c?è da aspettarsi che ora le nostre strutture riabilitative faranno da capofila nell?applicazione del nuovo metodo.

Non a caso, infatti, la presentazione ufficiale è stata organizzata in Veneto che, come la Lombardia, ha già attivato delle esperienze pilota: a Treviso l?Icf-Cy viene usato come metodo di classificazione nei casi presi in carico dai servizi socio-sanitari dell?istituto E. Medea; a Milano invece l?Istituto neurologico Besta, in collaborazione con l?Istituto nazionale tumori e il Bambin Gesù di Roma, ha varato un percorso di formazione degli esperti per prepararli a leggere la disabilità dei bambini malati di tumore in modo multidisciplinare.

«L?Icf-Cy», insiste la Leonardi, «è un?ottima opportunità, altamente innovativa per gli operatori e per le stesse famiglie, ma fa sentire i propri effetti dove c?è già un servizio che funziona. Da sola non può certo fare miracoli». Il perché è presto detto. Intanto occorre sottolineare che l?Icf serve a riordinare tutti i fattori, da quelli patologici, strettamente medici, a quelli sociali, ambientali e familiari, che influiscono direttamente sulla disabilità del minore in questione. Ognuno degli elementi riportati nella scheda di valutazione viene classificato come «facilitatore» o «barriera». Facilitatore se contribuisce a migliorare lo stato psico-fisico del soggetto, barriera se invece lo ostacola. Messi insieme, però, tutti questi fattori danno un risultato, che di fatto corrisponde alla radiografia psico-fisica, sociale e ambientale del bambino con disabilità.

«Si tratta di un patrimonio di informazioni prezioso», precisa Martinuzzi, «in grado di migliorare il lavoro degli esperti, a patto però che questi procedano in rete, unendo le professionalità e competenze». Proprio perché l?obiettivo finale è, sulla base di un primo screening, elaborare un progetto di riabilitazione su misura. «Così facendo tutti parlano lo stesso linguaggio», continuano i due referenti italiani, «attualmente invece il recupero ha un approccio diverso, ancora separato, ci si parla poco». L?Icf-Cy dovrebbe invece portare tutti, dal neurologo all?insegnante di scuola, al genitore, a collaborare per trovare un percorso di riabilitazione ad hoc. Ma c?è anche un valore in più nel nuovo sistema: ora le ambiguità che potevano sorgere a livello mondiale a causa dei diversi approcci culturali nella definizione di una disabilità sono superate perché ogni classificazione sarà univoca.


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