Non profit

Sanità. Cosa cambia per i medici di base. Il camice del futuro

Mentre il ministero lancia le Utap, nuove unità di assistenza territoriale, nascono le prime, ambiziose cooperative create da medici.

di Ida Cappiello

M edici di famiglia unitevi, è l?ora delle cooperative. Se le Utap (Unità territoriali di assistenza primaria), le équipe sanitarie promosse dal governo, rappresentano davvero l?evoluzione degli ambulatori della mutua, apriranno un universo di nuove opportunità per chi fa oggi cooperazione in campo socio-sanitario. I medici generalisti sono oltre 47mila, ma in tanti hanno già scelto di unire le forze per offrire alla gente
un servizio migliore, in alcuni casi collaborando con il volontariato locale per soddisfare il bisogno di salute di soggetti svantaggiati. Oltre alla classica formula dello studio associato, ha già una storia alle spalle anche l?opzione cooperativa, piccola nei numeri (sono 150 circa in tutta
Italia) ma ricca di valori che attraversano l?esperienza di chi la vive.
“La frontiera più avanzata per i medici che lavorano insieme è certamente la cooperativa sociale, che sceglie come utenti privilegiati le categorie deboli, come gli anziani o i disabili. Oppure, semplicemente, offre servizi sanitari a costi accessibili ai meno abbienti”, spiega Emma Tonini, vicepresidente del consorzio Tenda, 18 cooperative attive nella zona di
Brescia Est. Fanno capo a Tenda tre strutture: una cooperativa sociale che gestisce un ambulatorio odontoiatrico rivolto prevalentemente ai disabili, un?associazione per l?assistenza domiciliare ai malati
oncologici e, infine, seguito direttamente dal Consorzio, un centro polifunzionale che occuperà una grande cascina ristrutturata. Con un fiore all?occhiello: “Ci saranno due piscine per l?idroterapia, una delle quali servirà per la riabilitazione dei pazienti infartuati, con un approccio
clinico assolutamente di avanguardia”, spiega la Tonini.”Per tutti i servizi, riusciamo a tenere bassi i prezzi grazie a tante persone, tanti medici che ci dedicano una parte del loro tempo come volontari. Per fare due esempi, odontotecnici che realizzano le protesi gratis e oncologi che
vanno a casa dei malati di tumore”.

Pronto soccorso in quartiere
Ma c?è anche un altro aspetto importante, sottolinea ancora Emma Tonini.
Spesso le cooperative sono legate alle realtà del volontariato locale, e anche gli operatori professionali (medici, infermieri o tecnici che siano), riescono a costruire con i pazienti un rapporto affettivo, che nasce da una motivazione diversa.
Qual è il rapporto tra una struttura come questa e il concetto di Utap? Molto stretto, ore notturne a parte. Il ministero della Salute, infatti, spiega così le funzioni delle nuove unità in una nota: “Sono formate dall?associazione di più medici convenzionati, che operano in una sede
unica e garantiscono ulteriori funzioni accanto a quelle oggi già svolte, giocando un ruolo maggiore che in passato. Organizzano il soddisfacimento di tutta l?attività ambulatoriale che oggi impropriamente
si svolge nell?ospedale (…) e un?efficace continuità assistenziale 24 ore su 24 e 7 giorni su 7” Niente di diverso da un pronto soccorso, insomma. Tra gli obiettivi, prosegue la nota, è compresa “la riduzione dei ricoveri ospedalieri impropri e l?abbattimento delle liste d?attesa”.
A prescindere dalla forma giuridica, la capacità dell?associazionismo medico di arrivare dove la sanità pubblica non può riesce più a innovare, mettendo in campo idee nuove, è la vera grande scommessa per i medici di base che sono disposti a rimettersi in gioco al servizio della collettività. E attira sempre più la loro attenzione.
Il Cos, consorzio nazionale che riunisce 25 cooperative di medici, ha organizzato per il 21 maggio a Matera un seminario di discussione, che risponde a un interesse crescente nella categoria verso questo genere di iniziative. “L?idea delle équipe territoriali, fondate sull?integrazione tra professionalità diverse in una sede unica di quartiere o di paese, è nata come risposta alla deriva della spesa sanitaria”, spiega Ernesto Salerni, socio con altri nove colleghi della cooperativa Medicinsieme di Chieti. “Però va oltre, aprendo la strada a un concetto di cura nuovo: il percorso assistenziale, cioè un progetto condiviso con il paziente, che lo accompagna nella sua storia di salute individuale e familiare in tutte le sue dimensioni, anche sociali e psicologiche. L?interdisciplinarietà è fondamentale per affrontare tanti disagi del nostro tempo, come per
esempio l?Aids, la salute mentale, la tossicodipendenza”.

Resistenze ?culturali?
Dunque le resistenze di una parte dei medici di base verso il modello Utap sembrano più di tipo culturale. Ne è convinto Gianfranco Piseri, presidente dell?Associazione lombarda cooperative servizi, tra i relatori al seminario Cos. “Siamo di fronte a una grande opportunità. Si tratta di intercettare bisogni assistenziali sempre nuovi, con la creatività e la libertà d?azione che possono esistere solo in strutture piccole e snelle, e nello stesso tempo di rompere l?isolamento che spesso caratterizza la vecchia figura del medico di base. Certo bisogna vincere la paura di cambiare, ma questo serve sempre”.

Info:
Per i servizi delle coop e delle associazioni aderenti al Consorzio Tenda:
tel. 030.9961886

tenda@rete.consorziocgm.it

Per le coop di medici di base:
www.cos.it
Ancst

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.