Politica

Sanità 1998 Ecco i numeri

La bindi annuncia le cifre per il prossimo anno

di Mirella Pennisi

Un Fondo sanitario nazionale che, dopo ben dieci anni di recessione, aumenta: da 98 mila miliardi, a 106 mila. Ma anche un risparmio: circa 300 miliardi in meno sulla spesa stimata per il 1998 che è di ?soli? 18.800 miliardi. Questi i numeri che sulla carta di una Finanziaria ancora da approvare, disegnano la Sanità italiana prossima ventura. Ma la rivoluzione non consiste in questo. Sta in un paio di idee che, anch?esse sulla carta, potrebbero scoppiare come bombe sulle facce annoiate di medici, infermieri e operatori sanitari e nelle stanze disadorne delle Asl.
La prima: libertà per gli enti locali di scegliere gli erogatori di beni e servizi. Una sana concorrenza sulla qualità di chi fa assistenza. La seconda: introduzione del principio di responsabilità per Regioni e direttori generali delle Asl che non ottempereranno agli obblighi di legge. Se l?inottemperanza si verifica, le regioni rischiano la riduzione del finanziamento (la Bindi non è nuova a questi ?incentivi?, anche perché la voce sanità rappresenta il grosso dei budget regionali), gli altri addirittura di rimozione dell?incarico.
Il ministro della Sanità ha inoltre ottenuto che allegato alla manovra economica ci sia il testo di un disegno di legge delega che le permetterà di riformare la vecchia ?riforma De Lorenzo?, del ?92/?93, ancora oggi in vigore, per chi non lo sapesse.
Se per alcuni la domanda essenziale rimane ?che ne sarà dei ticket??, si sappia che la risposta ancora non c?è. Il Ministro ha nel cassetto un ?accordo? con i sindacati su questa specifica questione che però riguarda un?altra discussione ancora: la revisione dello Stato sociale. Rimane un?interessante misura specifica a carico delle assicurazioni: potrebbero essere loro a pagare il 10 per cento delle tariffe ospedaliere legate a interventi successivi a incidenti stradali.
La questione più interessante e controversa, però, riguarda il tetto della spesa dei farmaci che, ha affermato il ministro Bindi, «non va abolito», nonostante i drammatici sviluppi dell?ultima ora. Dal 30 settembre, infatti, proprio per effetto delle norme sul tetto di spesa per i farmaci, entrate in vigore con la Finanziaria ?97, sono stati declassati in fascia C, ovvero a completo carico del cittadino, ben ventiquattro medicinali salvavita. Sono chemioterapici, cardiovascolari, antiepilettici e antiemorragici, posta in palio di una guerra tra i potenti della politica e quelli dell?industria farmaceutica. Secondo i primi il prezzo dei medicinali è troppo alto. Per i secondi in Italia i farmaci costano troppo poco. A rischio della vita sono quelle famiglie con un reddito superiore a 19 milioni l?anno, che dovranno, d?ora in poi, pagare di tasca propria i medicinali in questione. Questo paracadute era stato approntato proprio per un rischio di questo genere.
Come se non bastasse, il danno oltre alla beffa: il provvedimento, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 30 settembre, sarebbe rimasto nell?ombra, se non ci fosse stata la sollevazione dei farmacisti. Ma è proprio vero che non esista alcuna soluzione alternativa? ?

Il bilancio del Servizio sanitario

ANNO Spesa corrente disavanzo
1993 95.020 miliardi 7.118 miliardi
1994 94.957 mld 7.442 mld
1995 93.439 mld 1.344 mld
1996 100.639 mld 3.325 mld

Fonte: relazione generale sulla situazione economica del Paese nel 1996

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