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Sangue a Teheran

Dieci vittime accertate. In Iran si teme la guerra civile

di Stefano Arduini

Continuano gli scontri a Teheran. Almeno dieci le vittime dopo le manifestazioni del fine settimana. Arrestata la figlia di Rafsanjani. Ahmadinejad avverte l’Occidente: basta interferenze.

“Iran arrestata la figlia dell’ex presidente”, è il titolo in prima pagina del CORRIERE DELLA SERA di oggi. La tv di Stato parla di 10 morti. Secondo altre fonti invece i morti dopo gli scontri fra polizia e manifestanti sarebbero molti di più. Arrestata la figlia dell’ex presidente Rafsanjani. Ahmadinejad rivolto all’occidente: «Basta interferenze negli affari interni al paese». All’interno i servizi sono alle pagine 12 e 13. Il leader della piazza Nousavi non cede e dice: “Avanti con le proteste”. Intanto la rivolta ha trovato il suo simbolo. Si tratta di Neda, 16 anni, spolverino nero per rispettare la legge con sotto però jeans e scarpe da tennis, è lei una delle vittime di questi 9 giorni di rivolta. Il fotogramma della sua uccisione è finito su youtube prima e poi sui poster della protesta. Il ministro degli Esteri Franco Frattini detta la linea alla nostra diplomazia suggerendo «la cessazione delle violenze» ed esortando a «evitare ulteriori spargimenti di sangue». Resta però l’invito per il G8. “«Il mio appello a tutti i governi: non legittimate Ahmadinejad»” replica il regista Mohesen Makhmalbaf, amico di Mousavi e portavoce dell’Onda verde: «L’Italia non accetti il governo di Ahmadinejad. Come potete invitare un governo che uccide la sua gente?». Il premio nobel per la pace Shirin Ebadi, infine, in un editoriale pensa alla via d’uscita: “Ripetere il voto e aiutare le vittime. Solo così la calma tornerà in Iran”.

Il primo titolo de LA REPUBBLICA è dedicato a “Iran, la rivolta continua. Ahmadinejad attacca gli Usa” (quello più grande è per “Berlusconi, s’indaga su 5 feste”). I servizi da pagina 2. “«Basta con le ingerenze» Teheran soffoca la protesta e minaccia l’Occidente”. Dalla capitale iraniana, Angeles Espinosa: decine di morti, un centinaio di feriti, espulsi i giornalisti, accuse all’Europa e soprattutto a Gran Bretagna e Stati Uniti. Anche in Iran si denuncia un “complotto” che sarebbe stato «pronto da anni» secondo il ministro degli Esteri, Mottaki. Intanto le fratture all’interno del mondo islamico si fanno sempre più evidenti: il più autorevole esponente della fazione dissidente del clero, il grande ayatollah Ali Montazeri, ha chiesto ieri che si osservassero 3 giorni di lutto per le vittime delle proteste e l’ex presidente Khatami la liberazione dei detenuti. Arrestata anche la figlia dell’ex presidente Rafsanjani… In appoggio bel reportage di Roger Cohen: “Tra le donne che guidano i cortei «Alzatevi tutti, dobbiamo continuare»”. Una moltitudine di iraniani ha sfidato sabato l’autorità suprema di Ali Khamenei, spingendo la sua lotta oltre a un limite sacro dal quale sarà difficile tornare indietro. Alcune unità della polizia stanno vacillando, scrive il giornalista del New York Times. In prima linea soprattutto le donne: da giorni incoraggiano gli uomini meno coraggiosi ad andare avanti. Quanto alle reazioni, Angela Merkel e Sarkozy chiedono il riconteggio; Frattini la fine delle violenza (ma conferma l’invito all’Iran per il meeting pre G8 previsto a Trieste). Obama ieri non ha fatto dichiarazioni pubbliche (ma sabato aveva chiesto la fine di ogni atto di violenza e di ingiustizia contro il popolo iraniano).

“Basta sangue a Teheran” titola oggi in prima LA STAMPA in riferimento alla condanna da parte dei leader europei della repressione in corso in Iran. Parte dalla prima pagina anche un editoriale di Lucia Annunziata che parte dall’uccisione di Neda, ragazza di soli 16 anni colpita al cuore da un cecchino della polizia iraniana mentre manifestava per strada di fianco a suo padre. Un espisodio che accanto ad altri fa parte di un messaggio da parte del regime: «Ahmadinejad ha lanciato un attacco alle donne» scrive Annunziata. Ieri è stata arrestata Faezeh Rafsanjani, la figlia dell’ex presidente Akbar Hashemi: ex deputata, attivista, editore della rivista “Donne”, «forse la più famosa delle tante donne che animano l’attuale rivolta popolare».  «Arrestare una figlia vuol dire in Iran portare vergogna sull’intera famiglia» prosegue Annunziata. «Il messaggio va dunque a tutti i padri della nazione: se non tenete a posto le vostre donne, non ci fermeremo davanti a nessuno». Rafsanjani è uno degli uomini più potenti dell’Iran: oltre a essere uno dei principali sostenitori di Hossein Mousavi, è anche uno degli uomini più ricchi. Forbes lo ha incluso nella lista degli uomini più ricchi del mondo. Come dire: non ci fermiamo davanti a nessuno.

IL GIORNALE titola in cover “In piazza si muore e l’Iran se la prende con l’Occidente” e alle pagine 8 e 9 parla di Guerra civile. Gian Micalessin disegna lo scenario politico «Ora le crepe si allargano e minacciano d’incrinare la cupola del regime per poi scendere sino ai piani più bassi dividendo ayattolah, esercito e guardiani della rivoluzione».  Spazio alla storia di “Neda, assassinata in diretta ora è il simbolo della rivolta”, la cronaca degli ultimi 37 secondi di vita della giovane colpita al cuore da un proiettile che hanno fatto il giro del mondo su You Tube  e Twitter. Roberto Fabbri invece scrive dell’invito «Non immischiatevi  nei nostri affari e della convocazione degli ambasciatori dei 27 Paesi della Ue  per la reprimenda contro l’atteggiamento dei rispettivi governi. Durissime le accuse a Londra che avrebbe gestito un complotto  ordito nell’arco di due anni inviando in Iran agenti segreti». Giovedì comincia il vertice dei ministri degli esteri a Trieste. Quello iraniano era stato invitato e lo è ancora. Tuttavia il ministro degli Esteri Frattini che ha dichiarato «Accogliamo i feriti in ambasciata» ha usato toni più severi rispetto a quanto sta accadendo in Iran «Si chiede alle autorità radiane di fermare  le violenze e lo spargimento di sangue per trovare una soluzione pacifica». Mentre il ministro  per le politiche europee Andrea Ronchi è più duro: «In assenza di una risposta adeguata  sul riconteggio delle schede e sulla repressione in corso il governo valuterà  atteggiamenti di estrema fermezza anche in vista del vertice di Trieste».

E inoltre sui giornali di oggi:

BADANTI
CORRIERE DELLA SERA – “I figli perduti della badanti – Mamme in Italia, ragazzi in Ucraina fra crimini e droga”. Bel reportage da L’Viv di Andrea Galli: «Maria tornerà (a casa, ndr) dopo l’estate: devo fermarmi qualche mese- dice con venature di romagnolo nell’accento – per vedere come vanno i ragazzi, che crescono soli. Non sono i soli: in Italia lavorano oltre centomila donne ucraine che qui hanno lasciato tra i due i trecentomila figli».   

SOLE24ORE – “In famiglia allarme clandestinità” è il titolo di un servizio a tutta pagina che affronta le ricadute “familiari” del ddl sicurezza, che introducendo il reato di clandestinità «fa temere per le badanti irregolari e per i datori». All’entrata in vigore delle nuove norme, chi dà l’impiego ad irregolari rischia da 6 mesi a 3 anni di carcere e 5mila euro di multa. Il SOLE sottolinea poi che non tutti i datori di lavoro sono evasori convinti, ma molti stanno ancora aspettando le risposte del decreto flussi 2007, e si sa che i posti messi a disposizione sono molti meno delle richieste presentate: esemplare il caso di Milano, da dove sono arrivate 80mila domande di regolarizzazione contro soli 7.000 posti per badanti.

TERREMOTO
SOLE24ORE – Il fiume di donazioni diretto all’Aquila scorre meno impetuoso che ad aprile, ma non si è ancora fermato, nota il SOLE. Il quotidiano online aquilano ilcapoluogo.it ha avviato un monitoraggio in questo senso, sommando tutte le raccolte fondi annunciate, ed è arrivato a 132 milioni, sicuramente di più dei fondi già arrivati a destinazione.  Perché? Tempi tecnici di accredito, per la magior parte, quindi niente allarmi. Intanto la Protezione civile ha fatto sapere che orienterà i fondi soprattutto verso il progetto C.a.s.e., che darà alloggio a 4500 famiglie in 20 villaggi. La Croce Rossa utilizzerà i 6,5 milioni di cui dispone in gran parte per le casette di legno (5 milioni, a Onna) e il resto per altri interventi sempre in zona. Il Banco Alimentare, sommerso dalle donazioni di beni alimentari, ha deciso di distribuire fuori dall’Abruzzo parte delle 600 tonnellate di derrata che altrimenti sarebbero scadute; in contanti ha ricevuto 900mila euro. Unicef ricostruirà l’asilo nido di Onna (ha raccolto “solo” 40mila euro, 100mila ce li mette di suo). La Caritas è a quota 20 milioni (5 mil della Cei + i contributi di 132 parrocchie su 220, infatti pensano di arrivare a 30 milioni) e sta studiando i progetti a lungo termine da finanziare; infine Anpas con i 150mila euro raccolti rifarà lo stadio del rugby di Acquasanta e il Csv destinerà 100mila euro alla costruzione di una “Casa del volontariato”.

PADRI
LA REPUBBLICA – Focus di R2: “La rivoluzione incompiuta dei papà”. Maria Novella De Luca partendo dalle recenti dichiarazioni del presidente Obama («sono un padre imperfetto»), indaga sull’evoluzione della paternità. Solo il 4% dei padri sceglie di stare a casa quando nasce un bambino, in media i padri intervengono per 76 minuti al giorno (e di solito nella fase ludica). Quindi la cura dei figli è ancora materna. Lo psicologo Fulvio Scaparro parla di «rivoluzione mancata»: gli uomini sono più coscienti di un tempo di quel che perdono non occupandosi dei figli, però continuano a farlo

REFERENDUM
LA STAMPA – “Referendum verso il flop. Votanti ai minimi storici”. Alle 22 di ieri sera l’affluenza degli elettori per il referendum era ferma al 16,7%. Un minimo storico. Nel 2005 quello per abrogare la legge sulla procreazione assistita aveva raccolto il 18,7% degli elettori. «Ovviamente emerge un forte logoramento dello strumento del referendum» scrive il quotidiano di Torino «ormai il quorum non viene più raggiunto dal 1995».

CHIESA
LA STAMPA – “Il Papa: un dovere l’accoglienza di esuli e rifugiati”. Ieri un Benedetto XXIII andato a rendere omaggio a padre Pio nel santuario di Porto Rotondo ha ribadito che «accogliere chi fugge da guerre e calamità è un dovere, nonostante le difficoltà» ha deplorato la disoccupazione «problema drammatico dei ragazzi del Sud». Il Papa ha chiuso simbolicamente decenni di controversie su Padre Pio indicandolo come modello per la Chiesa del terzo millennio.

BANCHE
IL GIORNALE – In copertina pubblica la notizia di una banca che rischia di essere abbandonata da alcuni clienti che sono i dipendenti di un’azienda a cui l’istituto non ha concesso un prestito. La cronaca da Vicenza è di Cristiano Gatti « Schio, profondo veneto, qui ha sede la Smith texile, azienda meccanica che costruisce telai. Ci cono ordini, il lavoro c’è: 100 macchinari quasi pronti per un valore di 3 milioni  di euro. Siamo in un’azienda solida. C’è solo un problema  momentaneo: manca liquidità.  In altre parole nell’attesa che i clienti ritirino  i macchinari  e versino il dovuto, cosa che nessuno dubita trattandosi  di Cina e India, l’azienda non ha il denaro per pagare stipendi e fornitori.  Siamo nella tipica  situazione che rende prezioso e vitale il ruolo delle banche. Invece le banche non prestano questi soldi. Così  un centinaio  su 180  dipendenti della Smith texile,  più esasperati della proprietà, hanno inviato una lettera a Unicredit e Banca polare, le principali banche della ditta,  minacciando di chiudere i conti correnti». 

CASA
ITALIA OGGI – Duilio Lui racconta di un’Italia in fermento per quanto riguarda le attività regionali sul fronte «piano casa». A parte però la Toscana nessuno ha una legge regionale a riguardo e tutti attendono la legge nazionale. Il piano nazionale che sta arrivando ha visto il 31 marzo scorso un accordo edilizio che prevede tre filoni: «per gli edifici residenziali uni-bifamiliari o comunque di cubature non superiore ai mille metri cubi, la possibilità di ampliamento entro il limite del 20% della volumetria esistente; la facoltà di demolire e ricostruire gli edifici a destinazione residenziale con un aumento della volumetria del 35%, a patto di migliorarne qualità architettonica e efficienza energetica, nonchè di utilizzare fonti di energie rinnovabili; la semplificazione delle procedure». Restano 90 giorni per vedere se si riuscirà a far uscire la norma nazionale a cui le regioni si dovranno integrare. In caso contrario subentrerà il potere sostitutivo dello stato.    
 

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