Welfare

Sanatoria a rischio flop

Agli sportelli pubblici e privati arrivano pochissime domande. Vita.it visita lo sportello di Novara per capire cosa non va

di Daniele Biella

Sanatoria 2012, flop quasi assicurato. Siamo a metà cammino (partita il 15 settembre, la possibilità per un immigrato di presentare la propria richiesta di emersione dal lavoro nero scade alla mezzanotte del prossimo 15 ottobre) e gli unici dati ufficiali parlano di 12mila domande nelle prima settimana, ma la percezione di chi sta in prima linea, ovvero gli addetti pubblici e privati degli sportelli adibiti alla ricezione delle domande, va in una sola direzione: “poche, pochissime domande”, sentenzia Lara Bozzola, coordinatrice dello sportello immigrazione (uno fra tanti) del patronato Inca Cgil di Novara e Provincia. “Arrivano 20-30 persone al giorno a chieder informazioni, ma la maggior parte se ne va sconsolata senza presentare domanda: basti pensare che al 27 settembre come Inca abbiamo ricevuto la documentazione per 15 sole richieste, mentre tra tutti gli altri enti sono state 116 in città e Provincia”. Una manciata davvero, in un territorio del Nord operoso che conta almeno il 10% di abitanti stranieri, irregolari esclusi.

Mille euro? Niente domanda
Mentre il ministero per ora si prodiga a diffondere ulteriori informazioni generali oltre a quelle già date (vedi la Guida alla Sanatoria 2012 di Vita.it, disponibile anche in alto a destra), Bozzola ci spiega il perché di questo fallimento, per ora parziale, dell’azione governativa: “è una questione di troppi ostacoli invalicabili, primo fra tutti il pagamento forfettario di mille euro, una cifra eccessiva a detta di quasi tutti, che spaventa anche in vista di un’eventuale bocciatura delle domanda”, riporta la sindacalista, “e lo stesso vale per il pagamento di sei mesi di contributi: anche in presenza del datore di lavoro, le persone una volta saputo l’importo decidono di lasciar perdere”.

Non solo problemi di soldi
Non è solo una questione economica, comunque: “un altro ostacolo che frena molto le richieste è il garantire la presenza ininterrotta dell’immigrato al 31 dicembre 2011: molti non possono testimoniarla, così come tanti altri sono tornati quest’estate in patria e quindi questo fa decadere la loro posizione”, aggiunge Bozzola. “In più, stiamo parlando di ‘invisibili’ ovvero coloro che sono in Italia in modo illegale: è una contraddizione chiedere loro, ad esempio, documenti medici per attestare la presenza, quando è palese che molti di loro non si recano negli ospedali per evitare il riconoscimento e la possibile espulsione”.

Solo colf e badanti
Delle domande presentate al patronato Inca, la maggior parte arriva per posizioni di colf e badante (in primis per persone provenienti dall’Ucraina), nonostante la sanatoria ad hoc del 2009. “Imprenditori se ne vedono pochissimi, anche perché in per un’azienda i paletti sono ancora più rigidi in quanto bisogna dimostrare un certo reddito d’impresa è obbligatorio assumere la persona con contratto di otto ore al giorno”, sottolinea la coordinatrice del patronato Inca novarese.

Doppio flop
A meno che cambi, e di molto, l’andamento attuale (“o esca qualche modifica al regolamento della Sanatoria, abbiamo chiesto lumi in merito alla Prefettura di competenza”, rimarca Bozzola), il basso numero delle domande, e quindi di coloro che emergono dalla clandestinità, non è l’unico elemento di fallimento del provvedimento governativo. “Non si va nemmeno nella direzione di fare cassa, recuperando liquidi dalle richieste in arrivo, come il ministero si prefissava”. Se pochi richiedono di essere ‘sanati’ pagando i mille euro e i contributi, lo Stato si trova di fronte a una spesa più grande della resa per questa Sanatoria, comunque la prima a livello generale da 10 anni a questa parte.

Rischio di truffa
Ultimo elemento, ma non in ordine di importanza, è quello dello sfruttamento: “a molte persone che arrivano e che non hanno i difficili requisiti richiesti dal governo noi consigliamo di non presentare la domanda. Resta alto il rischio che si rechino in qualche agenzia privata disposta a carte false pur di far presentare la domanda magari chiedendo a immigrati e datori un compenso”. Al danno fa seguito, ovviamente, la beffa: oltre ad avere speso soldi in più, la propria domanda verrebbe quasi sicuramente cestinata dopo una prima verifica dei dati da parte degli organi ministeriali di competenza.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.