Cultura

«Sanaa come Samuele Lorenzi»

Fa discutere il comunicato dei Giovani Musulmani d’Italia: «Non è un delitto religioso»

di Redazione

Ma quale religione. Secondo l’associazione i Giovani Musulmani d’Italia all’origine dell’omicidio della morte di Sanaa Dafan è la crisi di valori e di identità della nostra società. Né più né meno che nel caso di altri casi di cronaca nera, come ad esempio la morte del piccolo Samuele Lorenzi. Di seguito pubblichiamo il comunicato integrale. Siete d’accordo? Commentate la notizia.

«L’Associazione dei Giovani Musulmani d’Italia denuncia fermamente l’ennesimo caso di cronaca nera: protagonisti un uomo, El Katawi Dafani, che uccide la figlia Sanaa Dafani, in un paesino in provincia di Pordenone. La vittima, che frequentava un ragazzo italiano di 13 anni più grande di lei, litigava da tempo col padre, tanto da decidere di convivere con il fidanzato.

È l’ennesimo atto di violenza di una società ormai in piena crisi di valori ed identità, dove la vita non conta più. I casi Franzoni, la donna che uccise il figlio dormiente di 3 anni con un colpo alla nuca, quelli di Omar ed Erika, che insieme sterminarono la

famiglia di lei,la storia di Hina, uccisa dal padre, fino al più recente caso di Marwa El Sherbini, uccisa con 18 coltellate in un aula di tribunale a Dresda per la sola colpa di portare il velo, per citare solo i più famosi, sono prova evidente di una deriva sempre più pericolosa verso cui tende la nostra società. Una società che non lascia più spazio alla dimensione umana dell’individuo, un mondo sempre più esigente, consumistico e materialista.

Come Giovani Musulmani d’Italia sentiamo la necessità di denunciare un altro fatto gravissimo: la strumentalizzazione della vicenda Sanaa, da parte di giornali e tv, e da parte di molti esponenti delle istituzioni. Il sottolineare che il padre di Sanaa, in quanto marocchino e musulmano non vedesse di buon occhio la relazione della figlia con un italiano, sottolineare in un episodio di cronaca nera la nazionalità marocchina dell’infausto protagonista, addurre la vicenda a modello di esempio e ad argomento di una tesi precisa ed assurda, quella secondo cui non si può convivere con i musulmani, ci lascia sgomenti.

Come Giovani Musulmani d’Italia, ci sentiamo di affermare con forza che queste tristi vicende non possono essere ricollegate ad una provenienza geografica o ad un’appartenenza religiosa, El Katawi Dafani, che ha ucciso la figlia Sanaa, ed Annamaria Franzoni, che ha ucciso il figlio Samuele, non rappresentano con il loro operato né i musulmani né gli italiani».

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