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San Pietro non aveva conto in banca

Lo ha detto questa mattina nella predica a Santa Marta. «La Chiesa non deve avere lo spirito dell’investitore o dell’imprenditore». Dice Luigino Bruni: «Sono parole di tenore sapienziale. Non vanno “spiegate”, né commentate».

di Giuseppe Frangi

Questa mattina nella consueta predica alla messa in Santa Marta, Papa Francesco è tornato a parlare della Chiesa e della tentazione alla ricchezza. Lo spunto è venuto dall’ammonimento di Gesù agli apostoli della lettura del giorno: «Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture».

«La predicazione evangelica nasce dalla gratuità», ha detto, «dallo stupore della salvezza che viene e quello che io ho ricevuto gratuitamente, devo darlo gratuitamente. E dall’inizio erano così, questi. San Pietro non aveva un conto in banca e quando ha dovuto pagare le tasse il Signore lo ha mandato al mare a pescare un pesce e trovare la moneta dentro al pesce, per pagare. Filippo, quando ha trovato il ministro dell’economia della regina Candace, non ha pensato: “Ah, bene, facciamo un’organizzazione per sostenere il Vangelo…” No! Non ha fatto un “negozio” con lui: ha annunziato, ha battezzato e se n’è andato».

Il papa ha quindi sottolineato come la coscienza di questa gratuità del dono ricevuto sia spesso cancella dalla «la tentazione di cercare forza altrove che nella gratuità». «Sempre nella Chiesa, c’è stata questa tentazione», ha continuato. E questo crea «un po’ una confusione», ha avvertito, giacché così «l’annuncio sembra proselitismo, e per quella strada non si va». Il Signore, ha aggiunto, «ci ha invitato ad annunciare, non a fare proseliti». Poi ha citato Benedetto XVI, per ribadire che «la Chiesa cresce non per proselitismo, ma per attrazione. E questa attrazione viene dalla testimonianza di quelli che dalla gratuità annunziano la gratuità della salvezza»

«E quali sono i segni di quando un apostolo vive questa gratuità? Ce ne sono tanti, ma ne sottolineo due soltanto: primo, la povertà. L’annunzio del Vangelo deve andare per la strada della povertà. La testimonianza di questa povertà: non ho ricchezze, la mia ricchezza è soltanto il dono che ho ricevuto, Dio. Questa gratuità: questa è la nostra ricchezza! E questa povertà ci salva dal diventare organizzatori, imprenditori… Si devono portare avanti le opere della Chiesa, e alcune sono un po’ complesse; ma con cuore di povertà, non con cuore di investimento o di un imprenditore, no?». «La Chiesa»  ha poi aggiunto, «non è una ong: è un’altra cosa, più importante, e nasce da questa gratuità. Ricevuta e annunziata».

Continua così la riflessione così radicalmente anticonformista del Papa sui temi economici (un’antologia di questi pensieri sono il cuore dell’editoriale di Riccardo Bonacina sul numero di Vita di giugno, ora in edicola). Sottolinea a Vita.it Luigino Bruni, economista: «Quello di Papa Francesco è un pensiero sapienziale. È un esercizio inutile quello di provare a commentarlo. Perché qualsiasi cosa si dica finisce solo con l’apparire come un tentativo di addomesticare le sue parole. Invece questo testo e gli altri sullo stesso tema devono essere letti e recepiti nella loro forza senza mediazioni».


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