Welfare
San Patrignano: la cocaina si conferma il primo problema
In vista della Giornata mondiale della Lotta alla droga del 26 giugno, l’Osservatorio sulle tossicodipendenze della Comunità ha analizzato gli ingressi nel 2019. Eroina sempre più fumata, in calo l’uso per via iniettiva, mentre la poliassunzione è sempre più diffusa. In salita le richieste di aiuto unicamente per dipendenza da cannabis
di Redazione
Arriva alla vigilia della Giornata mondiale della lotta alla droga (26 giugno) la fotografia scattata dall’Osservatorio sulle tossicodipendenze di San Patrignano 2020. E ci restituisce un’immagine in cui emerge che la cocaina è la droga più usata, mentre l’eroina è sempre più fumata: un trend che si conferma, mentre è in leggera crescita quello dell’uso delle sostanze. L’indagine è relativa alle 460 persone con cui la comunità è entrata in contatto nel 2019, fra gli ingressi nella struttura di preaccoglienza di Botticella e nella comunità stessa.
Analizzando i dati inoltre si può notare come ancor più di un anno fa la cocaina si confermi come la sostanza più usata (92,8% vs 88,5% del 2018), seguita a ruota dai cannabinoidi (85,6%). Continua a diminuire l’uso di eroina (40,6% contro il 47% dell’anno prima e il 57% di due anni fa), seguita dall’ecstasy (34,1%), ketamina (27,8%), allucinogeni (20,9%) e anfetamine (19,6%).
La cocaina non solo risulta la sostanza più utilizzata, ma anche per uso primario, vale a dire come sostanza da cui la persona dipende, equivalente al 51% (a fronte dell’anno passato pari al 47,8%). L’eroina è la seconda dipendenza primaria pari al 35,4%. Cresce leggermente anche la cannabis come droga primaria, realtà per il 5,6% dei neoentrati, con 9 ragazzi che hanno utilizzato unicamente questa sostanza.
Se la cocaina è per lo più inalata (96,7% fra chi la utilizza), resta alta anche la percentuale di uso inalatorio dell’eroina (come lo scorso anno 87% fra gli utilizzatori), mentre cala l’uso per via iniettiva (57,7%). Uso della siringa che pare in calo rispetto il passato, pari al 26,3% del totale. Da non sottovalutare inoltre la crescita di quasi un punto, la percentuale di poliassuntori, pari all’85,8% dei neo entrati. Un altro fenomeno da non sottovalutare è quello della dipendenza da alcol, pari al 43,7%.
«Negli ultimi 10-15 anni si sta osservando in maniera graduale un cambiamento nell’epidemiologia dell’uso di droghe», sottolinea Antionio Boschini, responsabile terapeutico San Patrignano. «La cannabis è sempre la prima sostanza con cui si entra in contatto (età media 14-15 anni). Poi segue un periodo di sperimentazione delle droghe sintetiche, nel contesto delle discoteche o dei rave (dai 16 ai 18 anni). Successivamente si entra in contatto con droghe come cocaina e eroina. Quasi tutti coloro che entrano a San Patrignano hanno fatto uso di cocaina e di cannabis. È cresciuto l’uso problematico di alcol, supera il 40%, e quasi tutti oggi sono persone con più di una dipendenza».
Preoccupante, secondo una nota di San Patrignano, il dato secondo cui l’età media del primo contatto con le sostanze stupefacenti resta di 15 anni e per l’87% delle persone è avvenuto entro i 20 anni. Un primo contatto che si abbassa a 14 anni quando si parla di cannabis per alzarsi a 18-19 quando si parla di cocaina ed eroina inalata.
«Temiamo che il problema delle dipendenze possa crescere ulteriormente in questo momento e pesare sempre più sulle famiglie», spiega il presidente della comunità Alessandro Rodino Dal Pozzo. «Ad oggi la spesa media familiare per le sostanze è pari a 586 euro, (calcolato sulla base dei 15,3 miliardi annui spesi in Italia in sostanze illegali – dati Relazione al Parlamento – suddivisi fra le 26.081.199 famiglie italiane – dati Istat 2018), una cifra spropositata che se confermata anche in questo anno diventerà un ulteriore macigno sulle casse delle famiglie. Per questo ritengo che l’attività della nostra e di tutte le comunità e i servizi oggi è quanto mai indispensabile, per limitare quanto più un’emergenza, quella della tossicodipendenza, di cui in questo periodo si è parlato poco, ma che è quanto mai attuale».
Proseguendo nella lettura dei dati dell’Osservatorio si può osservare che, per quanto riguarda gli ingressi del 2019, a chiedere aiuto alla comunità sono state 82 ragazze (17,8%) e 378 ragazzi (82,2%), con un’età media complessiva di 30 anni. Anche se gli ingressi dei minorenni sono stati 30 (12 ragazze e 18 ragazzi), i giovani continuano ad essere tanti: sono 267 gli under 30, mentre sono 60 gli over 40 (il più anziano un uomo di 52 anni).
La prima regione di provenienza di queste nuove persone accolte è l’Emilia Romagna (81), a cui seguono la Toscana (49), Lombardia (44), Lazio (40) e Campania (32). Seguono poi le altre regioni: Marche (29), Sicilia (28), Veneto (27), Sardegna (22), Puglia (18), Piemonte (14), Liguria (13), Abruzzo (12), Umbria (11), Friuli Venezia Giulia (9), Trentino Alto Adige (6), Calabria (4), Basilicata (2), Molise (2). Un dato dettato principalmente dal lavoro svolto dalle associazioni legate a San Patrignano presenti sul territorio. Sono 22 invece gli stranieri che hanno fatto ingresso in comunità nel 2019, principalmente dai Paesi dell’Unione europea (tre dalla Croazia, tre dalla Romania ed uno rispettivamente da Belgio, Francia, Germania, Spagna e Svezia e dall’Europa dell’Est (cinque dall’Albania e uno rispettivamente da Moldavia e Russia). Un ragazzo è arrivato invece dal Canada e uno dal Brasile.
La tossicodipendenza è un problema che continua a colpire indirettamente anche tanti bambini, visto che dei 460 entrati, ben 103 (il 22,4%) hanno lasciato a casa almeno un figlio. Se i padri sono 84 e le madri sono 19 e solo una di queste ha potuto intraprendere il percorso di recupero assieme al suo bambino. Non nuovo infine il problema di ragazzi con uno dei due genitori alle prese o con alle spalle una dipendenza, vale a dire il 13,7% del totale.
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