Cultura

San Luca, teatro anti faida

laboratori Michele Placido ha organizzato un progetto per i ragazzi del paese calabrese

di Redazione

Per fare la differenza, a volte bastano anche pochi mesi. Durante i quali, una iniziativa stabilisce che esiste un “prima” e un “poi”. Così è stato per San Luca, dove un artista famoso come Michele Placido ha voluto creare un teatro. Lo racconta lui stesso nell’intervista a fianco. Non è stata una decisione premeditata, semmai un impulso. Fondato su un’idea che troviamo del tutto condivisibile: la cultura può arginare le solitudini e rendere vivo un territorio, svolgendo un ruolo efficace almeno quanto il controllo di polizia e l’azione preventiva.

L’antefatto
Occorre tornare allo scorso agosto. Sei italiani, fra i 16 e i 39 anni, sono stati freddati, a Duisburg, dai killer della cosca Strangio-Nirta. Loro appartenevano ai rivali Pelle-Vottari e credevano di essere al sicuro, essendosi trasferiti in Germania (dove una delle vittime era addirittura nata). La notizia della faida di San Luca, il centro della Locride da cui gli assassini sono partiti, fa immediatamente il giro del mondo. E così il mondo scopre San Luca, le sue strade, le case, i suoi abitanti e soprattutto i suoi giovani. Le loro solitudini. L’abbandono in cui trascorrono la loro esistenza.
Per qualche giorno San Luca è stato ripreso, mostrato nei tg, raccontato sui giornali. Poi quelle immagini sono sbiadite e ci si accingeva a rispettare il copione di sempre. Che prevede che tutto rimanga esattamente come prima. Questa volta, invece, uno spettatore “speciale” ha pensato che fosse il caso di fare qualcosa: davanti alle immagini del tg, ha scelto di intervenire. E da Roma, dove è – fra l’altro – direttore artistico del teatro Tor Bella Monaca, Michele Placido è partito alla volta della Locride. Intanto per cominciare a rendersi conto della realtà e poi perché un’idea gli frulla per la mente: fare un progetto culturale per San Luca, mettendo a frutto anche l’esperienza di Tor Bella Monaca, un quartiere della capitale assai popoloso e ciò nonostante piuttosto trasandato (200mila abitanti e nemmeno una sala cinematografica).
Da quando Placido ha assunto la direzione artistica (tre anni fa), le cose sono cambiate. Con una programmazione che collega periferia e centro, con una proposta ben calibrata che alterna commedie e classici rivisitati, anche questi romani possono sentirsi un po’ meno “di serie B”.

Replicare l’esperienza romana
Per realizzare il suo progetto, Placido chiede a due suoi collaboratori, Marica Gungui e Andrea Ricciardi, diplomati dell’Accademia Silvio D’Amico e attori al Tor Bella Monaca, di trasferirsi per qualche tempo a San Luca. Obiettivo: seguire i lavori di costruzione del nuovo teatro. «Così abbiamo fatto il primo sopralluogo», racconta Ricciardi (che ha interpretato “er ricotta” in Romanzo criminale), «ci hanno portato nell’auditorium della scuola media. Un enorme cubo mai terminato. Con un pavimentaccio, uno spazio interno enorme e un soffitto altissimo». Ben poco per realizzare un vero teatro, ma tant’è. Con i fondi (non molti) provenienti dall’assessorato Politiche culturali del Comune di Roma, si è cominciato a fare il progetto. E poi qualcosa è nuovamente successo. Alcune istituzioni capitoline hanno saputo dell’iniziativa e hanno voluto contribuire. Non con i fondi (che non avevano), ma per dir così “in natura”. L’Auditorium di Roma, per esempio, ha regalato i teli ignifughi per realizzare le quinte e i fondali. Cinecittà Studios ha donato il legname per costruire il palco. Ancora: la Fondazione Musica per Roma ha messo a disposizione i cavi elettrici per l’impianto.
Ovviamente anche le istituzioni locali hanno voluto fare la loro parte mettendo a disposizione un appartamento, dei tecnici e degli operai della Forestale (nota bene: un impegno proseguito anche quando alla giunta di centrosinistra diretta da Giuseppe Mammoliti ne è succeduta una dello schieramento opposto).

Le reazioni di San Luca
«Abbiamo dovuto superare alcune diffidenze iniziali», ricorda Ricciardi, «ma poi siamo stati veramente sorpresi. Qui non c’è un cinema. E questo nonostante sia un paese pieno di laureati: 400 su un totale di 4.800 abitanti! Montato il palcoscenico, gli abitanti hanno cominciato a vedere dell’animazione: tecnici che venivano da Roma, operai al lavoro, esperti che giungevano da fuori per condurre corsi di scenotecnica, illuminotecnica e progettazione (guidati da Vincenzo Sorbera e Anna Maria Baldini). E così il paese ha iniziato a passare a vedere che succedeva, come procedevano i lavori, a portarci anche dei regali gastronomici. In questo modo ci hanno fatto capire che ci accettavano…».
Ma anche che erano disposti a partecipare. Ad andare a vedere gli spettacoli, a cominciare dal recital inaugurale dello stesso Placido. Ad apprezzare “persino” il concerto di un trio d’archi: «Temevamo fosse una scelta un po’ azzardata. Musica classica… Poi invece è stato bellissimo vedere i ragazzini del paese ascoltare completamente rapiti quelle note», commenta Ricciardi.

I corsi per i ragazzi
In primavera Ricciardi e Marica Gungui hanno tenuto laboratori teatrali per gli studenti delle scuole elementare e media. Un lavoro organizzato in varie fasi e diversificato a seconda dell’età. I più piccoli si sono esercitati con passi tratti dal Piccolo principe e con la fiaba di Cappuccetto rosso (ma dal finale significativamente cambiato: il lupo era stanco di fare il cattivo), i più grandicelli con una rivisitazione della Tempesta shakesperiana.
A fine maggio si sono svolti i saggi di fine corso. «Un’esperienza unica. Intensa. Bellissima. Certo il mio lavoro rimane quello dell’attore», nota Ricciardi, «ma ho scoperto l’importanza di relazionarsi con ragazzini svegli, attentissimi, intelligenti. Di giorno li vedi giocare nelle strade di San Luca… Come succedeva trenta – quarant’anni fa nelle strade delle città. Orde di ragazzi all’aperto. Un vero spettacolo. Poi però quando è stato il momento di impegnarsi hanno dato moltissimo e ho capito come sia possibile aprire una prospettiva, uno spiraglio d’immaginario che poi ovviamente deve continuare a crescere per conto suo. È come dare acqua ad una piantina. Innaffi per qualche giorno, poi aspetti. Quando è il momento la vedrai dritta e verde… Non nascondo che in certi momenti è stata anche dura. Ma senza dubbio ne valeva la pena», conclude l’attore che, assieme alla collega Gungui e a Michele Placido, ha ricevuto il 10 agosto la cittadinanza onoraria di San Luca e che si sta occupando del saggio-spettacolo che i ragazzi reciteranno a ottobre al teatro Tor Bella Monaca di Roma.

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