Formazione

Salviamo Sakineh

Si moltiplicano gli appelli in favore della donna iraniana accusata di adulterio e condannata alla lapidazione

di Redazione

«Lapidarla significherebbe lanciare un sasso contro ogni donna. Può sembrare retorico, scontato, persino falso, perché in fondo le donne da altre parti del mondo vivono come vogliono e forse nemmeno sanno chi è lei. Ma poiché queste sono parole è compito nostro trasformarle in sassi, colpendo chi l’ha condannata. In modo da riuscire ad essere in molti – e determinanti – nel dire, nel pretendere: “Nessuno levi la mano contro Sakineh”». Così Roberto Saviano è intervenuto nella campagna di mobilitazione di intellettuali e artisti europei per fermare la lapidazione della donna iraniana. Sakineh Mohammadi-Ashtiani, 43 anni, madre di due figli, rischia nella Repubblica Islamica dell’Iran l’esecuzione per lapidazione (dopo aver ricevuto come “punizione” pubblica, e in presenza di uno dei suoi figli, a titolo di “esempio”, 99 colpi di frusta)”. È accusata di adulterio, ma soprattutto, di presunta complicità in un omicidio che è stata costretta a confessare, ma che poi ha subito ritrattato.

Oggi il ministro degli Esteri Franco Frattini ha parlato della vicenda fimando un appello su Facebook: «La vita di Sakineh è appesa a un filo e per quanto non siano mancate, nei giorni scorsi, le note ufficiali di apprensione e di condanna da parte della politica istituzionale ed il richiamo all’Europa, questo gigante troppo stesso impotente nella battaglia per i diritti, tutto questo non basta. Sono anche le opinioni pubbliche a dover scendere in campo», ha affermato il ministro.

Secondo Barbara Saltamartini, responsabile delle Pari opportunità del Pdl che ha subito aderito all’appello lanciato nei giorni scorsi sul sito istituzionale della Regione Lazio dalla presidente, Renata Polverini:  «La lapidazione è una barbarie indicibile e inaccettabile. Non possiamo tollerare che in Iran, così come in altri luoghi del mondo, una violenza arcaica privi le donne dei più fondamentali diritti e le costringa ad una morte atroce».

In Europa sono decine di migliaia le persone che hanno aderito alla campagna di mobilitazione avviata dal quotidiano francese Libération, dal periodico femminile Elle e dalla rivista letteraria online La Règle du Jeu. Nei giorni scorsi la Francia è arrivata a chiedere all’Ue l’imposizione di nuove sanzioni a Teheran se la lapidazione sarà eseguita, mentre si sono mobilitate anche le organizzazioni di difesa dei diritti dell’uomo, quali Human ?Rights Watch e Amnesty International.

La mobilitazione internazionale sembra aver influenzato un crescente movimento di opinione, all’interno degli ingranaggi giudiziari e politici iraniani, secondo cui il prezzo da pagare per la condanna a morte risulterebbe per il regime troppo esorbitante e rischioso. Tanto che oggi il portavoce del ministro degli esteri iraniano, Ramin Mehmanparast, ha affermato che: «L’applicazione della sentenza è stata bloccata ed è in corso un riesame da parte della magistratura», ricordando alla comunità internazionale che non è stata presa ancora alcuna decisione definitiva.


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