Economia
Salviamo la cooperazione, si mobilitano i prof
"Appello per la cooperazione, contro il disegno distruttivo della cooperazione italiana contenuto nella Riforma del diritto societario" Un manifesto dei docenti
La Costituzione riconosce la funzione sociale della cooperazione come forma di gestione di impresa a carattere mutualistico. La Costituzione riconosce in questa forma di impresa senza fini di speculazione privata la via per creare ricchezza inter-generazionale, e, soprattutto, capitale sociale.
La Costituzione riconosce nella cooperazione uno strumento essenziale per il pluralismo economico e per le politiche di concorrenza anti-monopolistiche.La storia economica e istituzionale della Repubblica ha confermato la validità di questa visione costituzionale.
La cooperazione, con 80 mila cooperative e 8 milioni di soci cooperatori, è diventata componente essenziale della nostra economia sociale di mercato. La cooperazione con il meccanismo del costante riferimento ai bisogni dei soci e della collettività, assume un ruolo di contrasto nei confronti di tutto ciò che attenta alla coesione sociale del pa
ese. Tutte le Regioni italiane hanno istituzionalmente riconosciuto nei loro Statuti i legami territoriali della cooperazione e la specificità della sua funzione economica.
Contro la Costituzione e la sua storia applicativa si è ora concretizzato alla Camera un disegno distruttivo della cooperazione italiana. Questo disegno è articolato in tre fasi, tutte e ciascuna viziate da illegittimità costituzionale.
La prima fase consiste nella arbitraria rottura dell’unitario concetto costituzionale di cooperazione e nella artificiosa restrizione della nozione di cooperazione che la costituzione voleva a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata.
La seconda fase consiste nella anacronistica riduzione della cooperative costituzionalmente riconosciute” alle sole cooperative di “gestione di servizio”. Si minimizzano così lo spazio e il ruolo delle cooperative e si elimina di fatto quella che è la funzione costituzionale della cooperazione: la sua capacità di far fronte ai bisogni in modo più completo di quanto non possano fare le imprese lucrative.
La terza fase consiste nell’assorbimento della parte più vasta e più dinamica della cooperazione nell’area della impresa capitalistica, favorendone la trasformazione con procedimenti semplificati. La funzione sociale è così smontata e, in definitiva, è disincentivato lo stesso agire cooperativo. Il contrario esatto di quanto dice la Costituzione.
Noi denunciamo questo tentativo di distruzione di una forma di pluralismo in cui si riconosce tanta parte dell’identità economica e culturale degli italiani. Questo tentativo non ha alcuna onesta giustificazione. La lotta contro fenomeni di deformazioni in senso capitalistico e burocratico della cooperazione va condotta, come dice la Costituzione, “con gli opportuni controlli”. Con la espulsione cioè delle “false cooperative” dal sistema e non con la frattura dell’unità di insieme.
La nostra denuncia è fatta in nome della Costituzione, ma anche in nome della storia del nostro Paese che, prima e dopo la Costituzione repubblicana, ha visto nella cooperazione l’incontro delle sue diverse anime popolari, il segno concreto della solidarietà nazionale.
Prof. S. Biasco (Università di Roma); Prof. A. Manzella (LUISS); Prof. G. Bonfante (Università di Torino); Prof. S. Zamagni (Università di Bologna); Prof. R. Costi (Università di Bologna); Prof. E. Minardi (Università di Teramo e Fondazione Giovanni Dalle Fabbriche)
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