Sostenibilità
Salvare il grande fiume e le sue genti? Si pu
Obiettivo sette/ Millennium Goals: lo sviluppo sostenibile raccontato da Angelo Ferrari
di Redazione
Il problema: salvare il fiume Great Ruaha, che attraversa le zone umide Usangu e il magnifico parco nazionale Ruaha, e tre milioni di persone che dipendono dal suo bacino per l?approvvigionamento di acqua. Siamo in Tanzania. Una questione non da poco. Ma l?obiettivo era ed è conciliare l?esistenza e le necessità della popolazione con quelle del fiume. Cosa è successo negli anni? L?uso eccessivo delle risorse idriche per irrigare le coltivazioni di riso, l?allevamento intensivo e la deforestazione hanno causato il prosciugamento del fiume per periodi sempre più lunghi. Di anno in anno la capacità del Ruaha è diminuita sensibilmente. Basti pensare che nel 1993 il periodo di secca era di sole tre settimane, sei anni dopo di tre mesi e il tempo, le conseguenze dei gas serra, il riscaldamento del pianeta continuano a giocare sfavorevolmente. Che fare? Evacuare tre milioni di persone dal bacino? Impedire l?uso di quell?acqua? Oppure conciliare lo sviluppo umano con la conservazione e la salvaguardia del fiume? Il WWF, insieme ad altri soggetti, non ultima la Coop, hanno optato per quest?ultima soluzione.
L?allarme è fondato. Gestire le risorse idriche in modo corretto e consapevole dei rischi che si possono correre può scongiurare un rischio ancora più grande: la sopravvivenza di milioni di persone. Detta così la soluzione è a portata di mano. Eppure occorre fare i conti con una tradizione millenaria: quel fiume è sempre stato utilizzato dalle popolazioni come la fonte primaria di approvvigionamento idrico. Sempre con gli stessi criteri e modalità. Ma il clima è cambiato. Bisogna comprenderlo, così come occorre capire quali sono le esigenze di milioni di persone. Compito non facile. Il progetto per la salvezza del fiume, dunque, passa necessariamente dalla consapevolezza che così non si può più andare avanti. Allora il primo passo, forse il più significativo, è stato quello di coinvolgere le popolazioni locali nella comprensione di cosa stesse accadendo, per costruire una visione condivisa del futuro e arrivare ad un loro coinvolgimento diretto nello studiare le soluzioni che fossero rispettose del fiume e della loro vita. Ossia: conservazione ambientale e sviluppo umano. E i frutti del lavoro svolto, iniziato nel 1998 e che continua ancora oggi, sono arrivati. È cresciuta, innanzitutto, la consapevolezza dell?importanza della risorsa fiume per lo sviluppo economico dell?area. In tre distretti sono stati creati team di pianificazione delle risorse idriche. Non solo. Sono nate cinque associazioni di utenti dell?acqua, dotate di regolamento e atti costitutivi per prevenire la cattiva gestione dell?acqua, la distruzione o l?inquinamento dell?ambiente e risolvere i conflitti locali. Ogni associazione è composta da circa 500 coltivatori che usano sistemi di irrigazione. È stato creato, inoltre, un punto di approvvigionamento d?acqua per il bestiame.
Accanto alla pianificazione sostenibile delle risorse, l?attività si è sviluppata anche nel campo dell?educazione nelle scuole primarie, nei villaggi con incontri periodici. Lo sviluppo passa anche attraverso il sostegno di attività microimprenditoriali a basso impatto ambientale alternative a quelle tradizionali. Per favorirne la crescita sono stati destinati dei fondi per creare tre pozzi di acqua profonda ai margini del villaggio di Iyala che confina con le aree di irrigazione dei campi di riso di Kapunga. In questo modo si è ridotta la dipendenza della comunità locale dalle acque inquinate chimicamente di Kapunga e allo stesso tempo permettendo all?acqua di defluire e servire per altri usi garantendo l?equilibrio dell?ecosistema del fiume Great Ruaha.
Buona fortuna grande fiume.
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