Economia

SALUTE. Progetto in Sud Africa contro la Tb

L'associazione italiana Stop Tb Italia in partnership con Lilly Mdr-Tb danno il via alla raccolta di fondi, in occasione della Giornata Mondiale della Tubercolosi, per finanziare un progetto a Gugulethu, baraccopoli di Città del Capo, contro la malattia

di Lorenzo Alvaro

Il Sudafrica vive casi di grave emergenza sanitaria, e, cosa ancor più grave, queste situazioni spesso toccano da vicino i bambini e sono causate da malattie che in altre parti del mondo è possibile tenere sotto controllo. Gugulethu è una di queste: qui ancora oggi la Tubercolosi uccide ogni giorno. l’Associazione Stop Tb Italia e la Lilly Mdr-Tb Partnership, dopo aver fatto visita alla clinica di Gugulethu e aver visto direttamente le condizioni in cui si vive in quest’area, hanno deciso di scendere in campo per combatte questa malattia e in occasione della Giornata Mondiale della Tubercolosi, del 24 marzo, hanno lanciato una raccolta fondi destinata non solo a sostenere le strutture sanitarie locali, ma a migliorare le condizioni di vita dei piccoli pazienti. La somma raccolta sarà interamente utilizzata per l’acquisto di cibo, abiti, giocattoli e materiale scolastico per le famiglie indigenti della baraccopoli.
L’iniziativa è gestita da una Commissione di Garanzia italo-sudafricana presieduta, per l’Italia, da Anna Cataldi, ambasciatrice dell’Oms contro la Tubercolosi. Al progetto collaboreranno inoltre due specialisti di Tubercolosi, Daniela Cirillo e Giovanni Battista Migliori, che lavorano rispettivamente all’Istituto Scientifico San Raffaele di Milano, e la Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia.
Gugulethu in lingua locale significa «il nostro orgoglio». In verità si tratta di una baraccopoli a venticinque chilometri da Città del Capo, in cui si vive in condizioni infernali, dove sia la Tubercolosi che la Tubercolosi Multi-Farmaco Resistente (Mdr-Tb), sono ancora oggi molto diffuse e rese più gravi dalla co-infezione di Hiv/Aids. Povertà e sovraffollamento ne caratterizzano la vita. Le scuole non sono equipaggiate, le abitazioni non hanno luce né elettricità e i problemi più gravi coinvolgono la situazione sanitaria: bisogna camminare per ore prima di raggiungere l’ambulatorio, dove, cosa ancor peggiore, i locali sono stretti, angusti, non aerati dove i pazienti si trovano ancora più esposti alla diffusione del contagio della Tb, che avviene respirando. Si muore di Tubercolosi per l’impossibilità di seguire con costanza le cure adeguate. Ma non solo: le condizioni di indigenza spesso impediscono la corretta assimilazione degli antibiotici  che vengono addirittura rigettati, soprattutto dai  piccoli che hanno la pancia vuota e non sono in grado di assorbire e metabolizzare le medicine. «Gugulethu è l’epicentro delle due epidemie di Hiv/Aids e Tb», spiega il Dr. James Claassen, Direttore della Clinica di Gugulethu, «per questo è fondamentale creare delle partnership, sia a livello locale che internazionale, per affrontare in modo efficace queste sfide sanitarie. Con un supporto diretto dai nostri partner, che ottimizzi i nostri interventi sul piano clinico e sociale, potremmo rendere i nostri sforzi più incisivi e soddisfacenti».
Ad oggi i problemi della comunità, soprattutto dei bambini che rappresentano la classe più debole, si presentano in tutta la loro gravità.
«Il batterio della Tubercolosi ha un meccanismo di infezione subdolo e silente»,  spiega Anna Cataldi «entra dentro i polmoni, creandosi una nicchia, e si ingloba senza dare nessun  disturbo. Può restare inattivo anche per tutta la vita. Però, quando il sistema immunitario è particolarmente debilitato, allora diventa attivo e attacca le altre parti del corpo. Quindi le popolazioni vulnerabili, come quella del Sudafrica, sono maggiormente a rischio di infezione: perché soffrono di malnutrizione, sono sottoposte a stress e fatica, sono affette da altre malattie debilitanti, soprattutto l’AIDS. Queste condizioni, che sono vissute dalla gente di Gugulethu, rendono la popolazione un facile bersaglio della Tubercolosi».


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