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Salute femminile, la prevenzione entra in carcere

In occasione della Settimana nazionale per la prevenzione oncologica che termina il 26 marzo, la Lega italiana per la lotta contro i tumori offre un check-up oncologico e seminari di prevenzione alle detenute e al personale femminile della Casa di reclusione di Bollate. Hanno aderito a visite ed esami 200 donne: l’80% delle donne ristrette e il 90% del personale

di Redazione

Per la prima volta la prevenzione oncologica al femminile varca le porte del carcere. Lilt Milano Monza e Brianza, in collaborazione con la II Casa di Reclusione di Milano – Carcere di Bollate e la Asst Santi Paolo e Carlo (area Penale e Penitenziaria) ha portato il progetto di sensibilizzazione e diagnosi precoce dal titolo “Prevenzione senza barriere” in una casa di reclusione. E per farlo ha scelto un momento significativo dell’anno: la Settimana nazionale per la prevenzione oncologica (18/26 marzo).
Un’importante occasione per pensare alle donne in condizioni di marginalità e al loro futuro di salute, grazie a un percorso dove il rispetto del proprio corpo e la sua cura diventano prioritari.

Sabato 18 marzo nella Casa di Reclusione di Milano Bollate è entrato lo Spazio Lilt Mobile: un ambulatorio di 10 metri su ruote, con a bordo ecografo e mammografo. Il mezzo sosta all’interno della struttura fino al 24 marzo per offrire alle detenute e alle operatrici, con adesione volontaria, un check-up senologico: visita, ecografia mammaria, mammografia con tomosintesi (solo per over 40).
All’interno dell’infermeria del carcere, sempre a cura dei medici Lilt e con l’assistenza del personale sanitario dell’Asst Santi Paolo e Carlo, viene invece offerto un check-up ginecologico: visita, pap-test in citologia liquida ed ecografia ginecologica.

Inoltre – si legge in una nota stampa -, nei giorni che hanno preceduto il check-up, Lilt ha organizzato quattro incontri di sensibilizzazione sulla prevenzione al femminile a cura di una ginecologa, rivolti alle detenute dai 20 ai 70 anni e un doppio incontro dedicato alle operatrici della struttura, tutti con l’obiettivo di fornire nozioni di base per porre attenzione ai segnali del corpo e imparare i comportamenti corretti per la salute. Agli incontri hanno aderito 85 donne con una partecipazione molto attiva, con domande e testimonianze personali.

«Prevenzione per tutti, prevenzione dove fa più fatica ad arrivare», spiega Marco Alloisio, presidente di Lilt Milano Monza Brianza. «È uno dei compiti identitari di Lilt, più facile da perseguire grazie alla dotazione di un ambulatorio mobile attrezzato con apparecchiature di ultima generazione. Siamo grati al direttore Leggieri per avere aperto le porte di una casa di reclusione a Lilt, alla consapevolezza della propria salute e all’amore per se stessi, qualunque siano le condizioni di vita. Confido che questa iniziativa sia l’inizio di una collaborazione per portare la prevenzione anche nei luoghi della fragilità sociale».
Il direttore del carcere di Bollate, Giorgio Leggieri aggiunge: «Per noi il concetto di inclusione, di un carcere “senza barriere”, passa anche e soprattutto attraverso iniziative come questa. Riteniamo infatti di straordinaria importanza garantire alle donne recluse tutti gli strumenti, formativi e sanitari, utili per assicurarsi una prevenzione che in molti casi risulta determinante per salvaguardare la propria salute e per tutelare la propria vita».
Matteo Stocco, direttore generale Asst Santi Paolo e Carlo evidenzia come quella organizzata da Lilt sia un’iniziativa di grande valore sociale e culturale «La tutela della salute dei detenuti che noi dell’Asst Santi Paolo e Carlo garantiamo dentro le mura del carcere e nelle nostre strutture ospedaliere, passa anche attraverso queste iniziative di prevenzione e sensibilizzazione, oltre che dalla cura delle patologie».

Prima dell’emergenza Covid, le detenute prendevano parte ai programmi di screening oncologici regionali. Ma la pandemia ha complicato le uscite dal carcere per gli esami. Per questo la direzione della Casa di reclusione e l’Asst Santi Paolo e Carlo, che sui detenuti ha competenza sanitaria, hanno aderito con interesse al pacchetto salute proposto da Lilt.

«La possibilità di fare prevenzione qui è un’occasione davvero unica per noi donne, con visite ed esami di cui abbiamo avuto persino un referto immediato», sottolinea Susanna, 54 anni, detenuta che ha partecipato all’intero programma di prevenzione, impegnata anche a sensibilizzare altre donne a prendervi parte. Che aggiunge: «In carcere spesso il rischio è quello di lasciarsi andare: questo è un momento fondamentale per continuare a prendersi cura della nostra salute o per imparare a farlo. Anche in una condizione di detenzione, non ci si deve trascurare. Avevo timore di non poter più fare i miei controlli regolari di prevenzione e invece ho persino avuto la possibilità di fare più check up in una volta sola».

Nella Casa circondariale sono detenute circa 100 donne (a fronte di circa 1.250 uomini), in un unico reparto ove sono impiegate circa trenta unità di Polizia penitenziaria femminili a fronte di un’aliquota complessiva di circa 70 unità. Un dato che rispecchia le percentuali a livello nazionale, dove le donne rappresentano il 5% dell’intera popolazione carceraria. Hanno aderito a visite ed esami 200 donne: l’80% delle detenute e il 90% del personale femminile della casa circondariale.

Negli ultimi anni, complice la pandemia, in Italia le nuove diagnosi di tumore sono passate da 376.600 nel 2020 a una stima di 390.700 per il 2022 (205.000 negli uomini e 185.700 nelle donne). Ecco perché è fondamentale arrivare prima, arrivare in tempo. Anche in carcere.

Foto da Ufficio stampa


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