Alleanze

Salute, dalla cooperazione il patto che avvicina i medici al territorio

Legacoop e Federazione italiana Medici di Medicina Generale firmano un protocollo di impegno comune per sviluppare la sanità a livello territoriale

di Alessio Nisi

medici

Nel processo di riorganizzazione delle cure territoriali (in un fase storica di ridefinizione stesse, conseguente alla pandemia), la gestione delle non autosufficienze e di altre situazioni di fragilità rende necessari interventi domiciliari integrati o l’assistenza in strutture residenziali: da qui l’impegno per strutture e servizi domiciliari e residenziali con adeguati standard di qualità.

In particolare i medici di medicina generale si impegnano a fornire standard di servizi omogenei ed esigibili su tutto il territorio nazionale in termini di prossimità e presidio territoriale diffuso, gestione della cronicità, vaccinazioni, orari di reperibilità e di accesso, interventi nei luoghi di residenzialità dei pazienti, gestione diagnostica di primo livello, logica integrativa fra ospedali e territorio, acquisizione delle innovazioni informatiche e telematiche ad ogni livello.

La spesa sanitaria complessiva indica la presenza di una quota importante di assistenza erogata al di fuori del sistema pubblico: da qui l’impegno per lo sviluppo di forme di integrazione che mantengano la centralità del paziente tramite il suo progetto unitario di salute.

Da sinistra Maurizio Pozzi, presidente di Sanicoop, Simone Gamberini, presidente di Legacoop, Silvestro Scotti, segretario nazionale di Fimmg

Questi alcuni passaggi del protocollo d’intesa firmato a Roma da Legacoop (che tramite Sanicoop associa oltre il 50% delle circa 150 cooperative mediche attive nel territorio nazionale) e Federazione italiana Medici di Medicina Generale – Fimmg per sancire l’impegno comune per un progetto di sviluppo della sanità a livello territoriale. 

Sedi e infrastrutture

Nel protocollo anche l’impegno comune a sostenere gli investimenti pubblici in tali sedi sanitarie, strutture residenziali (e reti informatiche), contribuendo a radicarle concretamente ed in modo efficace nei vari territori. In particolare, nel protocollo si evidenzia la necessità della realizzazione di una rete di strutture territoriali ambulatoriali e residenziali pubbliche, integrate con quelle fornite dai medici di medicina generale, “con supporto gestionale”, si legge nel documento, “garantito dalle cooperative mediche di servizio”.

Da ultimo, ma non per importanza, l’impegno ad una progettazione integrata, alla gestione delle piattaforme e delle strutture informatiche ea perseguire l’accessibilità ai dati da parte di tutti gli operatori del territorio ed al loro trasferimento nella gestione dei progetti di salute dei pazienti. 

Supportare i medici di famiglia

Il protocollo intende valorizzare il ruolo centrale dei medici di medicina generale (i medici di famiglia) attraverso il supporto nella gestione e nell’organizzazione della cooperazione medica di servizio. L’obiettivo è sviluppare la sanità territoriale, una delle maggiori necessità del nostro paese, in termini di definizione dei servizi e degli operatori indispensabili per rispondere alla domanda di salute ed ai bisogni dei cittadini.


L’accordo, spiegano a Legacoop, punta ad assicurare la presa in carico del bisogno di salute del paziente, la gestione della complessità e della cronicità, a sviluppare azioni di prevenzione, nell’ambito dello strumento di rapporto fiduciario paziente-medico di medicina generale, a costruire basi solide per garantire prossimità, diffusione territoriale, accessibilità alle cure, innovazione, diagnostica di primo livello. Tutto con standard omogenei tramite l’associazionismo dei medici e la loro organizzazione cooperativa. 

Modello sperimentato

Un modello già ampiamente sperimentato in tante realtà del territorio nazionale per mettere a disposizione dei medici di medicina generale soci di cooperative i fattori produttivi necessari per l’esercizio della professione, sia obbligatori che facoltativi: sedi, utenze, personale di supporto segretariale e infermieristico, rete informatiche, piattaforme e device per telemedicina, strumentazione diagnostica, assicurazioni, mezzi di trasporto.

Più offerta sanitaria e standard omogenei

«Dedichiamo grande attenzione alla fase di riorganizzazione della sanità ed in particolare delle cure territoriali che hanno un impatto diretto sulle comunità», spiega Simone Gamberini, presidente di Legacoop, «per le quali riteniamo centrale la figura del medico di medicina generale, libero professionista convenzionato con il Servizio sanitario nazionale». Attraverso Sanicoop e le cooperative mediche, Legacoop, aggiunge Gamberini, «intende fornire il supporto organizzativo ed i fattori produttivi necessari a far crescere l’offerta sanitaria e a garantire standard il più possibile omogenei. Riteniamo inoltre indispensabile integrare tutta la filiera connessa ai progetti di salute, mobilitando le cooperative sociali e le mutue, affinché ogni risorsa sia inquadrata per i progetti individuali di cui il medico è il protagonista che trova nella sua cooperativa il supporto necessario».

Medici essenziali per offrire i servizi al territorio

Per Maurizio Pozzi, medico di medicina generale e presidente di Sanicoop, «l’intesa nasce dall’esigenza di dare una spinta all’organizzazione e all’attività dell’offerta sanitaria a livello territoriale». La ragione? «Nel territorio», spiega Pozzi, «i medici sono parte essenziale e indispensabile per offrire i servizi sanitari». Sul fronte dei nuovi servizi «i medici si sono organizzati», nel corso di un percorso che «dura da 25 anni». Tutta questa «esperienza si è compiuta aggregandosi con cooperative mediche». Il passaggio drammatico del Covid ha poi imposto la consapevolezza di un salto di qualità che è stato raccolto con «il Pnrr e le determinazioni successive e di investimento sul territorio».

I medici non agiscono più solo singolarmente

Per Pozzi l’accordo di Legacoop e Fimmg «mette insieme due esperienze, quella professionale dei medici e quella organizzativa del mondo cooperativo», una sintesi favorevole e in grado di offrire «standard adeguati su tutto il territorio nazionale», con «organizzazioni di medici che non agiscono più solo singolarmente, ma con una condivisione di strumenti, con un’offerta omogenea pur nella diversità».

«Riteniamo», sottolinea Silvestro Scotti, segretario nazionale di Fimmg, «che il supporto gestionale e organizzativo delle cooperative mediche di servizio rappresenta un punto fermo nel sostegno alla figura di un medico di famiglia libero professionista associato e organizzato». Per Scotti «la necessità di promuovere e sviluppare nuove attività nell’area delle cure primarie, come previsto peraltro nell’Acn da poco sottoscritto, dalla trasformazione e dall’evidente moltiplicazione dell’offerta sociosanitaria territoriale può trovare nelle cooperative dei medici di famiglia un pilastro per l’avvio di case di comunità spoke in una logica di prossimità, fiducia e libera scelta del cittadino».

In apertura foto di National Cancer Institute per Unsplash. Nel testo foto di Alessio Nisi

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