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SALUTE. Ail, una giornata per la lotta contro le leucemie

Informare i cittadini sulla ricerca per leucemie, linfomi e mieloma

di Maurizio Regosa

Un impegno sempre più forte per la qualità della vita dei pazienti affetti da malattie ematologiche, mentre si sviluppa e consolida la rivoluzione delle terapie mirate: i dati di uno studio interamente italiano dimostrano che “il farmaco intelligente”, imatinib, utilizzato da anni contro la leucemia mieloide cronica, offre risultati straordinari nel trattamento di un’altra grave forma di leucemia, la leucemia linfloblastica acuta Ph positivo.

Sono questi i principali temi della IV edizione della Giornata nazionale per la lotta contro le leucemie, i linfomi e il mieloma, promossa dall’Ail, posta sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e che si celebra in tutta Italia il 21 giugno.

L’obiettivo della giornata è dare voce alle esigenze dei malati e di sensibilizzare l’opinione pubblica sui traguardi raggiunti nella lotta contro leucemie, linfomi e mieloma. Numerose le iniziative che verranno organizzate nelle diverse città italiane dalle 79 sezioni provinciali Ail per ricordare una volta di più l’importanza di sostenere progetti di ricerca e di assistenza. 

«Il contributo di tutti è più che mai indispensabile perché, nonostante gli indiscutibili successi degli ultimi anni, c’è ancora molto da fare e da ricercare: i progressi ci sono ma sono graduali, per lo più riguardano una sola malattia o un gruppo di malattie, mentre per altre non si registra purtroppo alcun miglioramento» – afferma il prof. Franco Mandelli, presidente dell’Ail. «Un’importante novità quest’anno arriva sul fronte della leucemia linfoblastica acuta Ph positivo: una forma di leucemia per la quale negli ultimi 20 anni non si era ottenuto alcun sostanziale miglioramento».

La leucemia linfoblastica acuta è una patologia molto grave soprattutto nella forma detta Ph positivo, che presenta la stessa caratteristica alterazione dei cromosomi che contraddistingue la leucemia mieloide cronica e non risponde alle terapie convenzionali, se non per brevissimo tempo. Ed è ancora più grave in particolare nelle persone anziane che non possono essere trattate con terapie aggressive.

Uno studio italiano condotto dal Gimema (Gruppo Italiano Malattie EMatologiche dell’Adulto) in collaborazione con Novartis ha verificato che anche nei pazienti con leucemia linfoblastica acuta Ph positivo poteva essere utile il trattamento già dimostratosi efficace nella Leucemia mieloide cronica.

«Nel caso dei pazienti anziani trattati senza chemioterapia, solo con imatinib, è stata ottenuta la remissione completa, anche se per un periodo transitorio. Questo ha permesso di prolungare la sopravvivenza di questi pazienti e di seguire una terapia senza necessità di ricovero ospedaliero», afferma Marco Vignetti coordinatore Centro dati Gimema. «Nei pazienti più giovani, invece, si è visto che l’associazione con la chemioterapia consente di migliorare la qualità della remissione. Oggi, dunque, anche pazienti giovani possono essere trattati senza chemioterapia fin dall’inizio della malattia, senza subire quindi gli effetti collaterali della chemioterapia che addirittura, in alcuni casi possono essere fatali».

Si conferma quindi l’efficacia delle terapie mirate che hanno rivoluzionato il trattamento delle leucemie. colpendo in modo selettivo il difetto molecolare. E i risultati a 7 anni dello Studio Iris ribadiscono le altissime percentuali di risposta alla terapia con Glivec nella leucemia mieloide cronica (Lmc): «A distanza di oltre 7 anni» – sottolinea Giuliana Alimena docente di Ematologia e coordinatore Sezione di Ematologia Dipartimento Biotecnologie Cellulari  della Sapienza –  «si riscontra che l’86% dei pazienti è sopravvivente e si arriva ad una sopravvivenza addirittura del 94% considerando le sole morti correlate alla malattia: questo significa che solo il 6-7% ha avuto una trasformazione della malattia dalla fase cronica alla fase acuta, trasformazione prima pressoché ineluttabile».

Per la piccola percentuale di pazienti che mostrano resistenza a imatinib, è disponibile nilotinib, terapia di nuova generazione, adesso indicata anche come terapia di prima linea.

Un importante aspetto delle terapie mirate è anche quello di dare un determinante contributo a migliorare la qualità della vita  «Per la leucemia mieloide cronica si può dire che con l’avvento di imatinib nel 2001, la qualità della vita è migliorata moltissimo: precedentemente, infatti, il trattamento con l’interferone provocava effetti deleteri. L’imatinib è stata una rivoluzione, sia sul piano clinico, perché ha dato una sopravvivenza più alta, che sul piano della qualità della vita» – afferma Fabio Efficace, responsabile QoL Gimema.

Nel prossimo ottobre si conosceranno i risultati del primo studio al mondo sulla qualità della vita dei pazienti affetti da leucemia mieloide cronica trattati con Glivec. È uno studio avviato alcuni mesi fa a cui partecipano 27 centri italiani con l’obiettivo di valutare l’effetto sulla qualità della vita di un farmaco che è assunto quotidianamente e che dovrà essere assunto per tutto il corso della vita.

 «La qualità della vita è un aspetto di primaria importanza», ricorda Mandelli, «perché non basta aumentare la sopravvivenza dei pazienti, occorre assicurargli anche una vita abbastanza buona. Purtroppo non è sempre possibile guarire ma è indispensabile vivere bene. Su questo l’Ail continuerà ad impegnarsi, in primo luogo sostenendo l’assistenza domiciliare, perché uno dei  principali aspetti della qualità della vita  è poter passare in ospedale il minor tempo possibile».

In occasione della Giornata Nazionale per la lotta contro leucemie, linfomi e mieloma, otto tra i più illustri ematologi italiani saranno a disposizione di chi ne ha bisogno per fornire risposte e consigli al numero verde Ail – problemi ematologici: 800-226524 dalle ore 8 alle  ore 20  di martedì 23 giugno.

Sul sito  www.ail.it sono disponibili le informazioni sulle iniziative promosse in tutta Italia dalle sezioni AIL.

 

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