Famiglia
Salute a due velocità
Più malattie e disturbi dell'alimentazione per le donne del Mezzogiorno d'Italia. I dati del Libro Bianco
Di nuovo il nord contro il sud, ma stavolta la Lega non c’entra. Le differenze tra le due parti d’Italia ci sono anche nella sanità e si fanno sentire ogni anno di più, visto che i tentativi di correzione sono pochi. A dirlo sono i dati del secondo Libro Bianco sulla salute della donna, scritto dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e presentato questa mattina a Roma.
I ricercatori dell’osservatorio hanno notato come le donne meridionali, in gran parte con un livello socio-economico basso, siano svantaggiate rispetto a quelle delle regioni centro settentrionali. Nel Sud è evidente una prevalenza di persone obese e in sovrappeso (38% di donne e oltre il 55% degli uomini) e diabetiche, con Campania e Sicilia in testa per il tasso di mortalità.
Un problema che secondo il professor Walter Ricciardi, curatore della ricerca, è dovuto soprattutto a un gap di conoscenze ed educazione: «Le donne del Sud risultano svantaggiate sia perché affrontare un problema significa conoscerlo ed averne le informazioni» spiega l’esperto «Che spesso mancano nelle regioni meridionali, sia perché non ci sono strutture organizzate, sia per il livello socio-culturale di scolarità inferiore rispetto al Nord».
Solo riguardo ai tumori si assiste ad un livellamento tra Nord e Sud: la loro incidenza è aumentata notevolmente nelle regioni meridionali al punto che nel 2010 si ipotizza il raggiungimento dei valori del Nord. È un dato da leggere in positivo, a dimostrazione della crescita degli screening di prevenzione. La mortalità, infatti, è diminuita. Fumo e alcol, invece, sono in crescita: il consumo è aumentato nelle donne sopra i 15 anni, con fasce che hanno registrato un pericoloso +16,63%.
Altro serio segnale d’allarme è l’aumento dei disturbi psichici. Nevrosi, psicosi, disturbi della personalità e dell’alimentazione, depressione e altre patologie, anche correlate all’abuso di sostanze o farmaci, sono all’ordine del giorno, soprattutto tra le giovanissime. I numeri dell’ospedalizzazione per questi disturbi parlano chiaro: si è passati dal 2003 al 2005 da 47 a 50 casi ogni diecimila ricoveri. «Le cifre sono sottostimate» ricorda Ricciardi «E possono sembrare piccole. Invece si tratta di quasi 10mila casi in più all’anno».
Il dato più preoccupante riguarda i disturbi dell’alimentazione, di cui soffre il 5% della popolazione, ben 3 milioni di italiani affetti da bulimia, anoressia o obesità psicogena. E il 96,2% è rappresentato da donne, nonostante attualmente si assista ad un preoccupante aumento anche tra gli uomini.
«Il problema sono gli stili di vita, a cui le persone non riescono ad adeguarsi, e soprattutto le donne» precisa il professor Walter Ricciardi «Non si tratta più di cambiamenti generazionali come un tempo, in cui l’adattamento era graduale. Oggi si assiste a modifiche notevoli per due, tre volte all’interno della stessa generazione. Se non si è sufficientemente “strutturati”, si rischia di andare in crisi. Ed è ovvio che chi non ha una base sociale e culturale adeguata, che spesso è legata ai livelli di scolarità, avrà più difficoltà a gestire il cambiamento».
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