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Sale la febbre della piazza

Torino ancora protagonista di scontri e tensioni. Questa volta è il turno del G8 dell'Università, con scontri tra polizia e gli studenti che contestano il summit

di Redazione

I giornali  riportano la cronaca degli eventi di ieri, segnalano le preoccupazioni per i cortei previsti per oggi. E provano ad analizzare, ciascuno con la propria ottica, questo riaccendersi delle tensioni di piazza.

“Battaglia fra studenti e polizia”, è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA di oggi, che sintetizza in prima pagina: «Tensione a Torino tra la polizia e gli studenti che contestano l’Universitary Summit, il cosiddetto G8 dei rettori. Il bilancio finale è stato di tre studenti fermati, due feriti e un agente contuso. Gli scontri sono cominciati ieri mattina nella zona del Valentino che deve ospitare il vertice di 41 tra rettori e presidenti di università…Timori per la giornata di oggi, in occasione del summit vero e proprio». I servizi interni coprono le pagine dalla 2 alla 5. Il CORRIERE propone dopo il pezzo di cronaca della giornata “Barricate e cariche al G8 dell’Università” un ritratto dei manifestanti “Volti coperti ed ecologisti. Le due Onde di Torino” a firma di Marco Imarisio, che spiega: «L’Onda è un circolo esclusivo e giovane nella carte di identità, composta da una lunga serie di collettivi universitari. Sebbene divisi nei giorni pari, con Cantiere Altro Sviluppo che promuove campeggi a impatto zero e tematiche ecologiste, mentre la Rete contro il G8 ha un approccio più movimentista e attivo, in quelli dispari, ovvero di massima visibilità, tendono a ricompattarsi». Il commento agli scontri è affidato al sindaco Sergio Chiamparino: “«Rischio provocazioni. Non capisco la protesta»”. La pag 5 è invece appaltata ai temi dei vertice: “Un centro europeo per la ricerca. Le idee per fermare la crisi degli atenei”. Il dibattito prende spunto da un manifesto per rifondare l’università sottoscritto in Francia da 550 professori. La prima condizione è che «il governo eserciti una responsabilità effettiva sull’insieme dell’insegnamento universitario, pubblico o privato, generalista o professionale» per garantire pari condizioni di concorrenza. A pag 6, infine, il CORRIERE riprende l’allarme di “Epifani: occupazione, il peggio deve arrivare”, che dice: «Ci sono due Italie: sul territorio accordi per gestire la crisi, a Roma non riusciamo a dialogare». Replica il ministro del Welfare Sacconi: «I salari bassi? Colpa della sinistra borghese e cialtrona». Sergio Rizzo però in una inchiesta sui salari osserva che “Nel pubblico la busta paga cresce di più. Aumenti dle 47%, il doppio dei privati”.

“Battaglia polizia-studenti al G8 dell’Università”: titolo di spalla, in prima su LA REPUBBLICA, con fotografia. Servizi interni alle pagine 2 e 3: “L’Onda assedia il G8 dei rettori scontri con la polizia, tre feriti”. Riferisce Meo Ponte:  tensione fin dalla mattina, qualche tafferuglio e poi, quando tutto sembrava finito, lo scoppio della violenza. In questura dicono: «la manifestazione non era autorizzata e abbiamo tollerato fin che si è rimasti nell’ambito delle performances goliardiche ma non possiamo tollerare il blocco della città». Intervistato di  spalla il rettore magnifico, Francesco Profumo ammette: “Sbagliato chiamare il summit così, con un altro nome niente proteste”. L’approfondimento, di Paolo Griseri, è intitolato: “Incubo black block, la città blindata Chiamparino: ma non sarà un’altra Genova”. Oggi prevista un’altra manifestazione e il clima è tutt’altro che sereno… L’editoriale, a pagina 28, è di Adriano Prosperi e ha un titolo che non lascia dubbi: “Il deserto delle speranze”. In questa crisi che annienta la mobilità sociale, gli studenti vivono in una condizione particolarmente difficile. Senza sbocchi reali. Senza sostegno. Guardando ogni giorno come illetterati e ignoranti salgano alla ribalta…

IL GIORNALE apre l’edizione con gli scontri di Torino. “Violenza in piazza, chi soffia sul fuoco”. Spiega il sommario: «Nuove Br, anarcihici e black bloc: un’unica regia dietro gli scontri di ieri a Tornino e l’assalto a Rinaldini». Gina Marco Chiocci spiega perché, a pagina 3, starebbe tornando “la strategia della tensione” (che in realtà era cosa ben diversa…): «Sono almeno una decina le strutture della galassia marxista-leninista, anarcoinsurrezionalista o più in generale «antagonista» pronte a elevare il livello di scontro sui temi caldi del lavoro, dell’economia, dalla contrattazione, del conflitto sociale. Della crisi più in generale. Frange violente senza più copertura «politica» a caccia di sponde nelle fabbriche e nel sindacato di base più muscolare. Strutture che soffiano sul malcontento cavalcando, per ora, il modello di protesta del «blocco nero» tornato di moda negli scontri in Grecia e nel G20 di Londra, pronto a ripetersi ad ogni occasione utile, come a Torino ieri, come al G8 dell’Aquila a luglio». E tanto per rincarare la dose, intervista Francesco Cossiga a pag. 5, che da un po’ ripete la tesi che senza una sinistra in Parlamento le piazze si sarebbero scaldate: «È sempre giusto ricordare», dice, «che il terrorismo cominciò così – magari con una spallata, giocando alla cacciata di un Rinaldini.

“G8 Università. Studenti in piazza scontri e tensioni”. Così AVVENIRE titola la pagina 10 (piccolo strillo in prima: “Al G8 dell’Università prove generali di scontro di piazza”). È il resoconto degli eventi torinesi di ieri al G8 delle università: gli scontri, i tre feriti, l’appello di Profumo («Siamo vicini alle richieste degli studenti e disponibili ad incontrarli»), il muro degli studenti («Noi non corriamo come schiavi alla prima chiamata dell’imperatore»). Sullo sfondo, gli strascichi della contestazione che ha lasciato «ferite nel corpo dei sindacati confederali». Così la Fiom si ritrova per ora sola nel con fermare lo sciopero del 23 maggio. Il dibattito è fermo all’episodio di sabato: «irresponsabile verso le ragioni della lotta», secondo Guglielmo Epifani. «atto grave ma circoscritto… connotato da estremismo infantile»; «grave, cercato e voluto» per il sindaco Chiamparino. I disaccordi fra le stesse sigle confederali non riguardano solo la questione straordinari, ma proprio la manifestazione: Giuseppe Farina, segretario generale della Fim-Cisl e Giorgio Airaudo, leader della Fiom torinese, si rimpallano le responsabilità. Il Pd guarda con timore alla crescente conflittualità intersindacale.

Saranno oltre mille i poliziotti, carabinieri e finanzieri che presidieranno oggi Torino, scrive LA STAMPA in apertura dell’edizione di oggi. I manifestanti previsti nel capoluogo piemontese sono 4.500 da diversi Paesi europei. “Scontri a Torino. La polizia carica i manifestanti” è il titolo in prima pagina. All’interno un’intervista al sindaco di Torino Sergio Chiamparino che dice: «No, non credo che l’assalto Cobas a Rinaldini e gli scntri di ieri siano legati da una trategia comune. Ciò non significa però che non siano entrambi conseguenza di un radicalismo di fondo». Secondo Chiamparino l’etichetta G8 è controproducente: se per l’evento di Torino «si fosse evitato di usare la sigla G8 che ormai è evocativa del potere in quanto tale sarebbe stato meglio. Anche perché si tratta di un incontro culturale quindi si poteva chiamare in qualsiasi altro modo».

Per capire che ne pensa il SOLE24ORE degli scontri di ieri, basta leggere l’incipit dell’articolo a pagina 16: «Domenica in piazza San Carlo, a Torino, erano 50mila (soprattutto giovani) a seguire i reduci del Gran Fratello impegnati in un talk show. Ieri erano in meno di 100 – e alcuni in arrivo da fuori città e anche dall’estero – a contestare il G8 dell’Università in corso nel capoluogo piemontese».

«Mentre a Cannes il regista Ang Lee presentava il suo film Woodstock, un omaggio  all’estate dell’amore e alle colonne sonore degli anni settanta, a Torino  i Cobas hanno messo in scena il loro omaggio ai nostri formidabili anni 70. Con un assalto al palco della Cgil come nel 1977, quando gli autonomi cacciarono Luciano Lama dell’università di Roma».Questo è il parallelismo individuato da Diego Gabutti nel suo articolo “A Torino l’omaggio dei Cobas ai formidabili anni 70” pubblicato da ITALIA OGGI nella sezione Il Commento. Ancora Gabutti:«Nell’estremismo, un tempo, si conservava l’idea che il mondo potesse cambiare in meglio se soltanto qualcuno l’avesse preso a sganassoni oppure messo al muro o magari purgato con l’olio di ricino. Oggi l’estremismo è orfano di qualsiasi idea di trasformazione del mondo». E sempre con un parallelismo che rievoca gli anni 70, Gabutti scrive :« Anche il più sempliciotto degli estremisti sa benissimo che sotto la bandiera dell’estremismo politico le comunità umane non sono andate incontro al progresso o al paradiso ma ala catastrofe. Eppure eccolo di nuovo lì, il rivoluzionario da salotto da salotto travestito da eroe del proletariato, anzi da Working Class Hero, come cantava un tempo John lennon». Il commento di Gabutti prosegue con un identikit dell’estremista politico « sbraitante e gradasso…vive per lo più nel passato, come i vecchi alpini, sospirando al ricordo dell’epoca remota in cui era padrone delle strade e teneva in scacco i partiti» e un identikit del suo antagonista: la globalizzazione. «Ma è bastata una sola novità, la globalizzazione dei mercati  a cacciarlo definitivamente venticinque o trent’anni fa, dal palco della storia, sul quale lui e i suoi compagni non saliranno mai più, nemmeno rubandolo a Gianni Rinaldini, segretario della Fiom».

IL MANIFESTO lancia l’allarme violenza. Il copione è il solito: l’Onda (il nuovo nome del movimento universitario internazionale) protesta pacificamente ma viene aggredito dalla polizia. Che ci sia un clima di tensione lo si sente. La linea dura, della fermezza, da parte delle forze dell’ordine è evidente. Gli ordini sono che nessuno debba avvicinare il Castello del Valentino, teatro del G8 sull’università, e nessuno lo avvicinerà anche fosse necessario imporlo a suon di manganellate. La cosa che desta maggior sgomento, secondo il Manifesto, al di là della violenza più o meno motivata, è il fatto che si discuta di università senza gli studenti, si progetti un futuro senza prendere in considerazione la voce dei destinatari di quel futuro.

 

E inoltre sui giornali di oggi:

IMMIGRAZIONE

LA STAMPA – “L’Italia prova a cancellare i respingimenti”. Le uscite del ministro della Difesa La Russa contro l’Alto commissiato dell’Onu per i rifugiati starebbe mettendo in imbarazzo il governo, che in realtà starebbe cercando di collaborare con l’Unhcr per “spostare” la frontiera della richiesta dell’asilo in Libia, rivela oggi un servizio de LA STAMPA.

CORRIERE DELLA SERA – La Toscana si fa la sua legge sull’immigrazione. «In consiglio regionale approda oggi una legge che sembra il contrappunto dissonante dei provvedimenti governativi. Sulla casa garantisce pari condizioni nella ricerca, è riconosciuto il diritto alla prestazioni sociali  e c’è l’impegno a rendere concretamente fruibili quelle sanitarie. Il CORRIERE  ne parla a pag 11 con un vistoso richiamo in prima. Inoltre Luigi Offeddu intervista il presidente della Commissione Ue Barroso che dice “No a un supervertice sugli immigrati. Ma gli altri paesi aiutino l’Italia e Malta”. E aggiunge: «la priorità è prevenire le tragedie: intorno alle Canarie più morti che nella guerra in Libano…Va trovato un equilibrio fra chi vuole chiudere la Ue e gli ultraliberal…Strada molto brutta se i governi cedono alle pressioni populiste».

IL GIORNALE – Due pagine dedicate alla questione respingimenti. Apre un’intervista a Omar Ba, senegalese: «Ha attraversato a piedi il deserto algerino, raggiunto le Canarie in gommone, dopo una traversata nella quale ha visto morire tutti i suoi compagni di viaggio. La morte è un fantasma che conosce bene. L’ha sfiorato più di una volta, come quando ha tentato di arrivare a Lampedusa su un’imbarcazione di fortuna, per poi scampare al naufragio: le autorità italiane lo hanno trattenuto 48 ore e poi rispedito in Marocco. Dopo due anni da clandestino a Madrid, ha deciso di attraversare la frontiera franco-spagnola chiuso nella cella frigorifera di un camion. A Parigi lo hanno arrestato. ggi, all’età di 28 anni, dopo essere riuscito a raggiungere l’Europa con un regolare permesso di studio, Omar – dipendente di un’Ong – lancia il suo grido d’avvertimento all’Africa e agli africani: «Aprite gli occhi, l’Europa è un falso Eldorado, non è il luogo che immaginate e che vi hanno descritto. L’immigrazione non è l’unica speranza per il futuro». E quella clandestina «è assassina». Lo ripete al Giornale, raccontando il contenuto del suo ultimo libro, appena pubblicato in Francia e all’origine di un acceso dibattito: Je suis venu, j’ai vu, je n’y crois plus (Sono venuto, ho visto e non ci credo più). “Ho visto e vivo un’Europa agli antipodi di quella che mi è stata raccontata da quand’ero bambino. Mi parlavano di un’Europa dove si poteva trovare facilmente un lavoro, fondare una famiglia e realizzarsi facilmente. Invece il risveglio da quest’incanto è stato brutale. Alcuni sono costretti a vivere per strada o sono stipati in appartamenti minuscoli e spesso insalubri».

LA REPUBBLICA – “Volenterosi, ostinati e indipendenti i nuovi italiani figli degli immigrati”. È un pezzo che anticipa l’uscita del volume Nuovi italiani di Giampiero della Zuanna, Patrizia Farina e Salvatore Strozza: un’inchiesta sulla società che è già multiculturale e nella quale vivono 900mila minorenni di origine straniera.

IL MANIFESTO – Spazio anche alla crisi tra governo italiano e Onu. il ministro dell’Interno Maroni non nasconde la sua rabbia nei confronti di La Russa per le sparate che mettono in cattiva luce il suo lavoro. Il ministro della Difesa infatti ha innescato una zuffa mediatica con l’Unchr per quanto riguarda i respingimenti pattuiti tra Italia e Libia. A questo punto il governo è solo: Europa, Onu e Vaticano sono tutti schierati contro questa pratica.

BIRMANIA

LA STAMPA – E’ cominiciato in Birmania il processo ad Aung San Suu Kyi, la leader dell’opposizione birmana e nobel per la pace agli arresti domiciliari da tredici anni e “colpevole” di aver ricevuto la visita di un americano, John William Yettaw, che l’ha raggiunta a nuoto nella sua casa sul lago Inya. Il processo è inziato con un gesto offensivo: la corte speciale birmana ha chiamato «l’imputata Suu Kyi» omettendo il nome del padre eroe nazionale dell’indipendenza. La leader birmana non è entrata in aula fineché non è stato pronunciato il suo nome per intero. Il processo potrebbe durare tre mesi prima di arrivare a una sentenza. Ieri circa 200 manifestanti hanno protestato fuori dal carcere di Insein e le diplomazie di diversi Paesi del mondo hanno criticato la giunta militare birmana. Gli Usa hanno esteso le sanzioni e l’Ue sta considerando di insaprirle. Ma il regime di Rangoon sembra impermeabile sia alle critiche che alle sanzioni che anche in passato, sottolinea il corrispondente de LA STAMPA a Bangkok, non sono servite a nulla.

 

FIAT-OPEL

IL MANIFESTO – Oltre a spiegare che i lavori per l’acquisizione del marchio tedesco sono in corso, pubblica un’intervista a Paolo Ferrero in cui il segretario del Prc si schiera con la Fiom e incita allo sciopero generale. Lo slogan è «I profitti alla Fiat, i tagli ai lavoratori». La risposta del governo però non si fa attendere. Il ministro del Lavoro Sacconi propone una legge, il cui testo redatto da Pietro Ichino del Pd è già pronto, per legare i salari agli utili aziendali.

SRI LANKA

AVVENIRE – “Sri Lanka, non è finita. Ora l’incubo sfollati”. È l’apertura del quotidiano. Ucciso il capo storico delle tigri Tamil, si conclude una guerriglia che ha provocato 70mila morti. Euforiche le autorità di Colombo: il conflitto che ha insaguinato il paese per oltre un quarto di secolo è arrivato al suo epilogo, «il territorio nazionale è stato riunificato». Decapitato l’intero vertice della guerriglia. Resta però l’emergenza profughi: almeno 260mila secondo le Nazioni Unite. Mentre la Croce Rossa denuncia il governo che non permette di portare i primi soccorsi.

BIOETICA

AVVENIRE – “Bioetica, Fini fraintende. «No a leggi orientate da precetti religiosi»” (pag. 8). Grande spazio viene dato alle parole del presidente della Camera sulla laicità, durante il suo tour sulla costituzione, e all’ondata di repliche che si è attirato dal mondo politico. Da Casini che sostiene: in Italia non ci sono mai state norme di quel tipo; alla Roccella che ribatte: sono stati i giudici a farsi authority etica; mentre monsignor Elio Sgreccia osserva: «la chiesa non impone, ma non tacerà mai sui diritti umani». Il più pungente è Franceschini, che dice di non sopportare  «colo che su alcuni temi gridano all’interferenza della Chiesa e il giorno dopo applaudono quando la Chiesa prende posizione, come per esempio sull’immigrazione».

BEATI

AVVENIRE – “«La scuola» di don Zeno: l’amore fraterno è legge”. Via libera dei vescovi toscani all’apertura della causa di beatificazione per il prete fondatore di Nomadelfia (attualmente 350 persone e 50 famiglie e almeno 5mila figli accolti dalla fondazione della comunità). Una pagina dedicata alla vita di don Zeno Saltini, al successore don Enzo e alla nuova guida, recentemente elezione di don Ferdinando,

 

NOMADI

AVVENIRE –  “Nomadi, pronti nuovi sgomberi. Rom in Calo”. È questione di giorni e si procederà a un ulteriore alleggerimento dei campi milanesi (già passati da 5mila a 3.500), bonificando quelli che sono stati liberati e aiutando «i rom a trovare un lavoro e a inserirsi così nella nostra società», ha detto il sindaco Letizia Moratti dopo l’incontro di ieri con il ministro Maroni. «Per riuscire a garantire sempre meglio i rifugiati e i minori non accompagnati», ha detto Quest’ultimo, «il ministero ha deciso di isituire un tavolo di confronto con l’Anci per varare un programma nazionale».

ISLAM

Il GIORNALE – È nato il primo gruppo scout formato da musulmani italiani: si ispiea agli ideali del fondatore Baden Powell e conta già 50 iscritti. La prima sezione nazionale dell’Asmi (Associazione scout musulmani italiani) è stata inaugurata a Verona che, nel parco di Villa Buri, durante il fine settimana ha ospitato un campo.

POLITICA

LA REPUBBLICA – “Non si fanno le leggi seguendo la fede”. Affondo di Fini sulla laicità e una miriade di polemiche, dentro il suo stesso partito e dentro l’Udc: tutti – da Casini a Volontè – a ricordare al presidente della Camera la centralità del messaggi cristiano e l’importanza di avere un orizzonte etico. Polemica Eugenia Roccella che intervistata dice semplicemente: «non ci sono norme orientate dalla fede, ma al massimo dalla ragionevolezza e dalla condivisione. Inoltre è il Parlamento che decide e la nostra democrazia ha tutti i meccanismi di garanzia».

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