Cultura

Saint-Germain-des-Prés-Café. Una compilation da sballo

Recensione del cd "Saint-Germain-des-Prés-Café".

di Enrico Barbieri

In questo sterminato mare electro, persi tra mixaggi e remixaggi, discernere il buono dal cattivo è impresa davvero ardua. Questo nu jazz che tutto fagocita e ricicla, a volte mette paura: è stato già detto tutto, sembra, e altro non rimane da fare che saccheggiare mestamente il passato. Per fortuna, però, alcune cose riscattano l?orecchio: un esempio è il terzo capitolo della raccolta Saint-Germain-des-Prés-Café. Gli elementi per l?ennesima compilation à la mode c?erano tutti: l?ammiccante french touch, già nella copertina targata Paris, più una carrellata di 17 pezzi che faceva temere il peggio. Sarà la solita melassa appiccicosa di note di seconda mano? L?ascolto fuga ogni dubbio e dice che il disco ha una bella identità. Pezzi di qualità e un progetto d?insieme che tiene perfettamente. C?è una matrioska musicale come High Jazz, mixaggio dal celebrato Nicola Conte che a sua volta riadatta l?afro funky di Joseph Malik. Summertime, nella versione dei Patchworks, subisce una strana mutazione genetica e si trasforma in una ricca salsa latina. Non mancano pezzi meno intriganti, riscattati però da veri saggi di bravura, come The Novel Sound di Llorca o Downtown Tazacorte di De Phazz. Che questa nuova faccia del jazz, senza troppo sangue né sudore, sia davvero perfetta per questi tempi è certo. Poi, se si sta al gioco delle citazioni, l?esperienza diventa anche appassionante. Più della Settimana Enigmistica.

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