Cultura

Saddam: Card. Martino, la vita è sovranità di Dio

A parlare e' il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace card. Renato Raffaele Martino

di Redazione

A parlare e’ il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace card. Renato Raffaele Martino La Santa Sede, pur non esprimendosi ufficialmente sulla condanna a morte di Saddam Hussein, torna a ribadire la sua tradizionale posizione contro la pena capitale. A parlare e’ il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace card. Renato Raffaele Martino il quale, dai microfoni della Radio Vaticana, ricorda che la Chiesa cattolica ”parte dal principio che la vita e’ un dono di Dio”. ”Dio ce l’ha data e Dio solo ce la puo’ togliere” aggiunge, quindi, il porporato che sottolinea che da parte della Santa Sede si e’ costantemente portata avanti una ”campagna per la vita. Diciamo sempre – prosegue infatti il card. Martino – che deve esserci la protezione della vita dal concepimento fino alla sua conclusione naturale. Secondo anche quanto ha detto Giovanni Paolo II nella ‘Evangelium Vitae’, in questi tempi moderni la societa’ ha tanti mezzi per rendere inoffensivo qualcuno che ha commesso qualche crimine e, quindi, non c’e’ bisogno della pena capitale”. Parlando poi dello specifico caso dell’ex presidente iracheno, il card. Martino, ricorda che ”Saddam Hussein avrebbe potuto essere deferito al Tribunale Penale Internazionale che non prevede la pena di morte. Questa sentenza – mette poi in guardia il cardinale – potrebbe aggravare ancora di piu’ la situazione, gia’ tragica, di quel caro Paese che e’ l’Iraq”. La stessa emittente della Santa Sede, il giorno dopo la condanna a morte dell’ex capo di Stato iracheno, prende atto che la sentenza e’ stata definita dal presidente americano George Bush una ”pietra miliare nel cammino del popolo iracheno per sostituire un regime tirannico con uno Stato di diritto”, mentre ”e’ stata criticata da Unione Europea ed Onu” con la Finlandia, presidente di turno dell’Ue che avverte che ”non deve essere applicata in nessun caso e in nessuna circostanza. Le Nazioni Unite hanno poi chiesto – ricorda la Radio Vaticana – di non eseguire la condanna a morte e di assicurare ”un equo processo di appello”.

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