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Sacrifici duri, parola di Letta
Si definisce il quadro della manovra economica del Governo
I tagli sono in arrivo, i contenuti della manovra economica del Governo cominciano a essere più visibili, e anche oggi i giornali dedicano ampio spazio, con anticipazioni, analisi, commenti.
- In rassegna stampa anche:
- AFRICA
- LONDRA
- ALLARME DEMOGRAFICO
- HOUSING SOCIALE
- SCUOLA
- MATURITA’
- ABORTO
“Il governo: ora sacrifici duri” titola il CORRIERE DELLA SERA in apertura anticipando alcuni dei contenuti della manovra che sarà varata oggi. I servizi all’interno vanno da pagina 2 a pagina 5. Questi i punti messi in rilievo dalla testata milanese: blocco del turnover degli statali e del personale di sostegno scolastico; lotta all’evasione; prelievo aggiuntivo del 10% su stock options e bonus; contributi dimezzati ai partiti; una sola finestra l’anno per le pensioni di vecchiaia, due per le uscite di anzianità e stretta sui requisiti per le pensioni di invalidità; congelamento delle retribuzioni dei dirigenti pubblici da ora a tutto il 2013; taglio del 20% delle auto blu; niente irap al sud per le imprese che avviano nuove attività. In tutto si tratterebbe di una manovra da 24 miliardi di euro, 12 per il 2011 e 12 per il 2012. In evidenza sul CORRIERE l’intervento di Pompeo Savarino, segretario generale del comune di Anzio che dice “«Guadagno 128mila euro: meritati. Se arrivano i tagli faccio ricorso»”: «Non ho problemi, la mia famiglia non risentirà dei tagli. Ma se a pagare saranno sempre i soliti, cioè noi, gli statali, quelli che vengono chiamati la “Cassa”, quelli che basta qualche riga in un decreto e devono farsi carico dei problemi del Paese… Ebbene, se mi ci portano non posso escludere un ricorso, nel nome dell’uguaglianza di tutti i cittadini. Dipende se alla fine la manovra sarà socialmente etica, oppure no». Pompeo Savarino, 42 anni, è un uomo contento. Fa il Segretario generale al Comune di Anzio, 50 chilometri da Roma, 52 mila abitanti tutto l’anno e 200 mila in piena estate. Laureato in Legge, cominciò a provare concorsi pubblici, finché nel 1994 vinse questo, segretario generale nei Comuni: 5000 domande e 100 posti soltanto. Fra i commenti alla manovra da segnalare quello di Dario Di Vico (“I padroncini decimati”) e il pezzo a firma di Sergio Rizzo (“Ma i partiti sono sempre più ricchi”). Scrive Di Vico: «…Sono esasperati e a un’assemblea che si è tenuta di recente a Firenze un camionista è salito sul palco vestito delle sole mutande. Nessuno ha riso e il messaggio non ha potuto essere più chiaro. È grigia per tutti, non solo per i piccoli…». Questo invece l’incipit del pezzo di Rizzo: «Se per dare un giudizio dell’affidabilità dell’Italia i mercati utilizzassero la dinamica del finanziamento pubblico ai partiti anziché quella degli stipendi del pubblico impiego, allora non avremmo davvero speranza. La speculazione ci avrebbe già fatto a pezzi prima della Spagna, del Portogallo, della Grecia e dell’Irlanda ovvero i paesi che ci precedono nella graduatoria della crescita delle retribuzioni pubbliche».
Anche LA REPUBBLICA apre sull’economia: “Manovra, annuncio shock di Letta «Sacrifici duri, o è rischio Grecia»”. L’interpretazione che il quotidiano diretto da Ezio Mauro è di una «svolta nella maggioranza» (ormai che il peggio sia alle nostre spalle, nel governo, non lo sostiene più nessuno). Seguono i commenti, a cominciare da quello di Casini: «è finita la stagione delle balle” sottolinea il leader Udc (disposto a votare la manovra, «se sarà equa»). Secondo Bersani, «si rivelerà un pasticcio perché il governo non ha predisposto nulla di veramente strutturale e quindi andremo ad un solito taglia e cuci». I sindacati che incontreranno Tremonti oggi pomeriggio sembrano già divisi: secondo Susanna Camusso, è «una manovra di soli tagli ai soliti noti, che non guarda veramente né alla crisi, né alla crescita, né all’occupazione». Nel suo retroscena (“Tremonti piega le resistenze e prende le redini del governo «Serve convincere Eurolandia»”), Francesco Bei insiste sul ruolo di super Giulio che, «stanco di vedersi rappresentato come un affamatore di popolo, al quale il cavaliere aveva affiancato Gianni Letta per moderarne le pretese, ha persino insistito affinché dal sottosegretario arrivasse una pubblica ammissione della necessità di misure dure». Tremonti (che prima della consulta economica Pdl in cui la manovra è stata discussa aveva chiamato il presidente Fini) ha in effetti preso le redini del governo. Berlusconi ha dovuto arrendersi all’inevitabile: «Non possiamo contravvenire in questo momento alle indicazioni di Bruxelles, c’è una pressione molto forte da parte dell’Europa». Il commento di Massimo Riva ha un titolo eloquente: “La favola è finita”. «Ancora l’altro ieri il presidente del Consiglio insisteva, con l’irresponsabile pervicacia di chi non vuole riconoscere la realtà delle cifre e dei fatti, nel raccontare la favola di una manovra che non avrebbe toccato né gli stipendi, né le pensioni e meno che mai avrebbe previsto nuove tasse». L’impressione è che Letta abbia voluto delegittimare così platealmente Berlusconi per creare un fatto compiuto che impedisca al premier di continuare a nascondere la gravità della situazione. Parole preoccupate del resto sono giunte anche dal Quirinale. Riva sottolinea però come le misure di cui si parla continuamente non possano neanche lontanamente far arrivare alla cifra necessaria: è dunque più che probabile il ricorso a un condono.
Cinque pagine dedicate da IL GIORNALE alle misure anticrisi e l’apertura della copertina sull’evasione fiscale “Ecco la verità. Mancano all’appello 120 miliardi”. La verità sul fisco è quella scritta da Luca Ricolfi nel libro “Il sacco del Nord”. Ricolfi è docente di analisi di dati all’università di Torino e «editorialista de La Stampa, spirito libero e proprio per questo studioso scomodo a tanti», scrive Guido Mattioni che sintetizza la tesi espressa in linguaggio tecnico-scientifico nel libro: «Il centro e il sud Italia evadono molto di più del Nord. In Lombardia c’è solo il 13% di evasori, in Calabria la quota sale all’85%». Nei dati anche delle sorprese: «Il Lazio in controtendenza. Male Liguria,Valle d’Aosta, Toscana». Un’infografica fa la mappa dei furbetti regione per regione. Il GIORNALE sottolinea che l’«evasione è schizzata a 120 miliardi e che l’economia sommersa torna a crescere» Anche qui un grafico sulla «voragine dei tributi non pagati». Le irregolarità maggiori: sono sui contributi sociali dovuti ai lavoratori dipendenti: un buco da 40 miliardi di euro». Questi dati sono ricordati sulla base di un articolo pubblicato ieri dal quotidiano IL SOLE 24ORE. Il commento alla manovra del Governo è lasciata alla penna di un altro professore, Francesco Forte che scrive: «La partita vera si gioca sull’Iva. Gli introiti mancati sull’imposta valgono 4 punti di Pil. Ma si può recuperare l’intero gettito rendendo obbligatorio l’uso del bancomat per acquisti superiori ai mille euro». La cronaca della manovra sottolinea «che il taglio ( fra l’8 e il 10%) dei costi di Palazzo e delle auto blu finanzierà la cassa integrazione. E poi che ai bonus e alle stock options dei grandi manager (di banche e finanza) si applicherà un’aliquota aggiuntiva del 10%. Ai partiti 250 milioni in meno». E infine la pagina 5 del GIORNALE dedicata a Tremonti con titolo e occhiello che sintetizzano il ritratto scritto da Macioce : “La manovra di Giulio: da tecnico a leader. La metamorfosi di Tremonti: promosso sul campo super ministro anche grazie al vuoto lasciato dagli aspiranti delfini. Il segreto dell’uomo dei conti? Ha sempre tenuto la barra dritta nella tempesta e non ha mai rischiato lo scacco al re”.
«Puzzle di tagli nel pubblico e solito condono» così titola IL MANIFESTO il richiamo in prima pagina dedicato alla manovra economica, in una prima pagina dedicata al Ddl intercettazioni e dominata dalla vignetta di Vauro sul tema. Nel testo del richiamo sulla manovra che rimanda a due pagine interne si ricorda come «un rapporto della Cgil lancia l’allarme: «L’Italia è sempre più povera e senza speranza». «Quasi pronta la “manovra correttiva”. Un puzzle di tagli alla spesa pubblica in cui è certo solo chi dovrà pagare il conto. Confermata la sanatoria per due milioni di immobili abusivi. Preoccupazioni e occupazioni nelle università e negli enti di ricerca. Intanto le associazioni presentano il rapporto sui diritti: “Welfare martoriato” riassume l’apertura delle due pagine (4 5) dove accanto agli articoli che illustrano la manovra c’è posto per il commento di Sandro Roggio: «Il danno economico della bellezza distrutta» che esordisce con questo concetto: «Succederà, è facile immaginarlo, che le agenzie di rating che certificano l’affidabilità dei conti di un paese si accorgano, prima o poi, che i beni comuni contano: soprattutto la poliedrica bellezza del paesaggio delle regioni italiane è una ricchezza che se la comprometti è per sempre». E conclude: «Il territorio è colpito dal malgoverno ordinario, bastano e avanzano le pessime scelte già fatte, come i piani-casa bene accolti pure nelle regioni governate dalla sinistra, mentre ci aspettiamo i contraccolpi dal federalismo demaniale. Un nuovo condono sarebbe davvero troppo (…)».
Ampio spazio su IL SOLE 24 ORE per la manovra che il Governo si appresta a licenziare. Sono 24 i miliardi che lo Stato intende recuperare per mettere al sicuro i conti e la sua posizione in Eurolandia. In totale sono 7 le pagine che il quotidiano della Confindustria dedica all’argomento: apertura in prima, doppio editoriale e servizi che si sviluppano per tema. Si parla di fisco, di pensioni, di tagli alla politica, ma anche alla sanità e alla pubblica amministrazione. Alle aziende, da un lato si concede (azzeramento irap per chi investe nel sud) e dall’altro si chiede (addizionale iva del 10% su bonus e stock option). Su ognuna di queste misure il quotidiano dedica una pagina e un approfondimento. Sullo sfondo il monito del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e sindacati: che la manovra sia equa. Mentre i commenti sono unidirezionali: maggioranza e opposizione non litighino per qualche bega interna o consenso in più, ma collaborino per uscire dalla crisi.
«Solo 5mila euro in contanti» è il titolo di apertura di ITALIA OGGI. Per il quotidiano l’aspetto più importante della manovra correttiva oggi è la riduzione della «soglia del contante circolante e dei titoli al portatore a 5mila euro dagli attuali 12.500». Le misure del Governo vengono descritte nel dettaglio a p. 19. A pagina 2 l’analisi di Pierluigi Magnaschi: «Il compito di Tremonti è reso ancora più difficile dagli stop che gli ha posto Berlusconi, il quale ha ingiunto di non tagliare in modo significativo, ne sulla sanità né sulle pensioni. Ma come si fa a mettere insieme una riduzione di spesa pubblica dell’ordine di 24 miliardi di euro se non si otturano le vene giugulari della spesa pubblica stessa?». Per l’editorialista il ministro dell’Economia «sembra Laoconte impegnato nella lotta contro i serpenti marini ma incapace di vincere», così Tremonti affronta «la titanica impresa di far tornare i conti pubblici in un paese come l’Italia, che, se potesse, sarebbe spensierato come la Grecia. Anche Marco Bertoncini nella sua «nota politica» osserva che nella manovra sono contenuti «una serie di taglietti più che vere riforme».
Il titolo di AVVENIRE sulla manovra finanziaria che il CdM si appresta a varare oggi pomeriggio non tenta in alcun modo di addolcire la pillola: per dirla con Gianni Letta sono in vista «sacrifici duri». Anche perché, precisa AVVENIRE, «la versione finale sembra più vicina all’impostazione di Giulio Tremonti che a quella del premier, che pure è riuscito a limarne un po’ l’importo». In un pezzo costellato di verbi da “dover essere” kantiano – alla manovra siamo costretti per Gianni Letta, è doverosa per Casini, i sacrifici vanno distribuiti con equità per Napolitano – si dice soprattutto come Tremonti cali «la scure sui partiti» dimezzando i contributi elettorali. Nella pagina accanto, esame paese per paese di quel che stanno facendo in Europa per correre ai ripari: la sintesi è che «per l’Europa si apre l’era della austerità», con Zapatero che abbandona la difesa della spesa sociale, la Gran Bretagna che dice addio al bonus bebè e la Germania che osa addirittura un inasprimento delle tasse.
LA STAMPA dedica 4 pagine oggi alla manovra economica e al relativo dibattito politico con un titolone in prima dedicato all’annuncio di Gianni Letta: “Ci aspettano duri sacrifici”. Il quotidiano torinese nell’articolo di Michele Brambilla “Ciò che Silvio non poteva dire” sottolinea il fatto che si tratta di un «succo amarissimo per gli italiani». Letta ha annunciato una serie di sacrifici molto pesanti che il governo «è costretto a prendere per salvare il nostro Paese dal rischio Grecia». Di cosa si tratta viene presentato in modo approfondito in una intera pagina da LA STAMPA che evidenzia, voce per voce, da dove arrivano i 24 miliardi della manovra nella bozza della “correzione” dei conti pubblici che sarà oggi al vaglio del Consiglio dei ministri. Si comincia dagli Statali, con stipendi fermi fino al 2013 e tagli ai manager. Prevista anche una sforbiciata agli Enti inutili, Ice (Istituto per il commercio estro) e Isae (Istituto di studi e analisi economica) in testa. La manovra ritocca il compenso di parlamentari e ministri che saranno ridotti del 10% sopra la soglia degli 80mila euro. Sul fronte Invalidi per contenere la spesa relativa alle pensioni il Governo pensa di elevare all’80% la percentuale di invalidità che consente di ricevere l’indennità. La bozza della manovra prevede anche novità per le Pensioni: nel 2011 verranno dimezzate le finestre di uscita dal lavoro (con eccezione per chi ha 40 anni di contributi). Risparmi da 10 miliardi in tre anni devono arrivare dal settore Enti Locali dove in vista sono anche i blocchi delle consulenze. Per quanto riguarda il ticket sulle prestazioni sanitarie specialistiche è tornata l’ipotesi di introdurne uno da 7,5 euro a discrezione delle Regioni. Alla voce Sanità per abbassare la spesa farmaceutica sono previsti invece più controlli sulle uscite e acquisti centralizzati, mentre per il Fisco la tracciabilità dei trasferimenti in contanti tornerebbe a 5mila euro al posto dei 12mila attuali. Infine alla voce Casa il Governo assicura che non sarà nessun condono edilizio, ma solamente la possibilità di regolarizzare presso il Catasto circa 2 milioni di “case fantasma” con la sanzione ridotta di un terzo.
E inoltre sui giornali di oggi:
AFRICA
CORRIERE DELLA SERA – “Geldof accusa l’Italia: «Solo strette di mano, ma niente aiuti all’Africa»”. Scrive Maria Antonietta Calabrò: «Oggi giornata mondiale per l’Africa, il Data Report 2010, il rapporto annuale sugli impegni del G8, indica che l’Italia nel 2009 anziché aumentare gli stanziamenti a favore del continente li ha tagliati di 238 milioni di euro, nonostante le promesse fatte l’anno scorso all’Aquila. Anzi, secondo le stime di «One» (gruppo di pressione il cui animatore è Bob Geldof) alla fine del 2010 gli aiuti italiani saranno ridotti del 6 per cento rispetto ai livelli del 2004. Mentre tutti gli altri Paesi avranno raggiunto il 61 per cento di aumento degli aiuti, così come si erano impegnati a Gleneagles nel 2005: un aumento annuo di 9,8 miliardi di euro rispetto al livello che era stato previsto per la fine del 2010».
LONDRA
IL MANIFESTO – “A Londra l’ora dei tagli”. In Inghilterra la drastica manovra anti-crisi ha colpito anche le famiglie. ieri il neo ministro delle finanze Osborne ha annunciato un taglio di 6 miliardi di sterline dalla spesa pubblica. Oltre allo stop alle opere pubbliche, tra cui scuole e ospedali, e ai tagli alle autorità locali, «viene fatta a pezzi la politica per la famiglia del New Labour» scrive IL MANIFESTO a pagina 7. «Per la famiglie a basso reddito passerà da 500 a 100 sterline, mentre per quelle ricche, verrà ridotto da 150 a 50 sterline». Il “Times” ha stimato ieri che i piani complessivi del governo per i prossimi tre anni potrebbero portare alla perdita di 300 mila posti di lavoro. «Si affaccia il rischio di un’impennata della disoccupazione simile a quella che si verificò negli anni ’80 durante il governo di Margaret Thatcher».
ALLARME DEMOGRAFICO
AVVVENIRE – Monsignor Bagnasco apre l’assemblea generale della Cei e dice che l’Italia «sta andando verso un lento suicidio demografico» e dunque «urge una politica orientata ai figli, che voglia da subito farsi carico di un equilibrato ricambio generazionale». Per questo il presidente della Cei chiede che «si pongano in essere iniziative urgenti e incisive», tra le quali «il quoziente familiare è l’innovazione che può liberare l’avvenire della nostra società». Sul fronte lavoro, occorre «procedere, senza ulteriori indugi, a riforme che producano crescita, mettere il più possibile in campo risorse che finanzino gli investimenti, potenziare le piccole e medie industrie, qualificare il settore della ricerca e quello turistico, potenziare l’agricoltura e l’artigianato, sveltire la distribuzione, facilitare il mondo cooperativistico». Il commento affidato a Stefano Zamagni, che chiede alla politica di appoggiare lo sforzo economico dell’impresa sociale e delle cooperative sbloccando la riforma del Codice civile che regolamenta l’impresa sociale e istituendo una borsa sociale per finanziare cooperative e imprese con capitali privati, sganciandoli dalle convenzioni con gli enti locali.
HOUSING SOCIALE
ITALIA OGGI – Nella prima pagina di trova spazio anche l’housing sociale. «Le casse dei professionisti finanzieranno la costruzione di 20 mila case popolari» è il titolo del taglio medio. Nell’articolo di Ignazio Marino «L’housing sociale con le casse di previdenza riprende quota». Il progetto prevede «20mila alloggi da destinare alle giovani coppie, ai lavoratori temporanei, agli studenti fuori sede, agli stranieri, agli anziani e agli altri soggetti che rischiano di diventare vulnerabili per difficoltà legate alla casa». Un piano che «punta a raccogliere circa 2 miliardi di euro e quindi a coinvolgere altri soggetti istituzionali». Per giovedì è previsto il confronto sull’argomento tra Governo e casse di previdenza.
SCUOLA
LA STAMPA – Divide la proposta di posticipare a ottobre l’inizio dell’anno scolastico. Al sì del ministro dell’Istruzione Gelmini si contrappone la Lega con una valanga di no. L’Unione Italiana Genitori ha chiesto «meno proposte e molte più politiche concrete di supporto e sostegno alle famiglie». Anche i genitori rappresentati dal Moige hanno bocciato la proposta che «non ha niente a che fare con l’istruzione e la formazione degli studenti». Non sembra entusiasta nemmeno il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo che dichiara: «meglio lasciare tutto com’è adesso».
MATURITA’
LA REPUBBLICA – Quest’anno sarà un tour de force: per la prima volta dal 1999 tutte e tre le prove scritte si svolgeranno nella stessa settimana. In generale c’era una pausa di tre giorni fra il secondo e il terzo scritto. La Rete degli studenti è polemica: «eliminare l’unico momento di pausa è l’ennesimo modo per render inutilmente più stressanti degli esami che per gli studenti sono già un incubo» (va ricordato che si sarà ammessi solo con il sei: una sola insufficienza potrà giustificare l’esclusione). La Gelmini su questo non prende posizione. È troppo impegnata a valutare se è il caso di allungare la pausa estiva fino al 30 settembre…
ABORTO
AVVENIRE – Il quotidiano dei vescovi italiani riprende una denuncia fatta dal direttore di Lancet: ha ricevuto pressioni per non pubblicare i dati di un nuovo studio delle università di Washington e Brisbane, che ridimensiona notevolmente i dati sulla mortalità materna nel mondo. Mentre tutte le agenzie internazionali parlano da anni di mezzo milione di donne all’anno morte di parto (dato vero negli anni ‘80), questo studio dice che nel 2008 le donne morte di parto sono state 342mila: il tasso quindi è passato da 422 decessi ogni 100mila parti a 251. Perché nascondere il dato? Perché – spiega Susan Yoshihara, direttore del Catholic Family and Human Rights Insitute di Washington, le organizzazioni pro aborto hanno interesse a tenere alto il numero della donne che muoiono di parto e a sostenere che l’aborto sia uno strumento per combattere la mortalità materna, da inserire nel capitolo salute materna, e ricevere i conseguenti finanziamenti.
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