Welfare

Sacconi: dead line è giudizio Ue su lavoro di fine 2002

La scadenza del governo per la riforma del mercato del lavoro è ''il giudizio dell'Ue di fine 2002, sulla strategia per l'occupazione'', dice il sottosegretario al Welfare

di Paolo Manzo

Il vertice di Barcellona dei primi di marzo non è più la dead line del governo per la riforma del mercato del lavoro. Ora il riferimento temporale dell’esecutivo è ”il prossimo giudizio dell’Unione europea della fine del 2002 sulla strategia per l’occupazione”. È il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi a spiegare ai cronisti, a margine della riunione tra governo e maggioranza a Palazzo Madama sulla delega del mercato del lavoro, l’obiettivo del governo e le ragioni della ‘minor urgenza’ del disegno di legge che finora ha infuocato i rapporti con le parti sociali: ”Ora che Bruxelles ha promosso l’Italia in sede di verifica del patto di stabilità, è possibile andare al vertice di Barcellona senza paura del giudizio europeo. Non arriveremo lì in condizione di sospetto. Quindi l’urgenza”, prima rilevata dal ministro Maroni, ”risulta attenuata”. Sacconi auspica che l’Italia si presenti all’appuntamento di fine anno ”non solo con provvedimenti approvati ma anche con decreti delegati che sono stati realizzati e con alcuni effetti sul mercato del lavoro che già si vedono”. E per il sottosegretario c’è una scaletta delle priorità da rispettare per ”invertire” la rotta italiana sul lavoro degli ultimi quattro anni: ”arrivare al momento del giudizio finale della commissione Ue potendo dimostrare che il mercato del lavoro italiano è diventato più organizzato grazie a servizi pubblici semplificati e servizi privati a tutto campo, ad un più agevole l’incontro tra domanda e offerta, ad una migliore prevenzione della disoccupazione di lungo periodo e ad alcuni contratti rivitalizzati, come il part time, che spingono in su il tasso di disoccupazione. Questa è la nostra sfida -scandisce Sacconi convinto che sia ”possibile entro l’estate attuare i principlai decreti delegati, cioè quelli relativi al funzionamento del mercato del lavoro, ai servizi pubblici e privati dell’impiego e ad altre forme flessibili”.


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