Welfare

Sacconi: «Cambierò le norme sulla sicurezza»

«No all'equiparazione tra volontari e dipendenti»· così ministro del Welfare, oggi ospite della nostra redazione per un Comitato editoriale straordinario

di Gabriella Meroni

«Cancellerò l’equiparazione tra lavoratore dipendente e volontario contenuta nel Testo Unico sulla sicurezza del lavoro approvato ad aprile». Così si è espresso oggi il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, ospite della nostra redazione per un Comitato editoriale straordinario, in merito alle contestate norme contenute nel Testo Unico che di fatto obbligavano a estendere le norme della 626 anche ai volontari operanti in convenzione con l’ente pubblico o in «contesto lavorativo con esposizione a rischi per la salute». Norme particolarmente “pesanti” per le associazioni di volontariato, che tuttavia avrebbero dovuto entrare in vigore nel maggio 2009, dopo l’emanazione di un apposito decreto. Che ora – assicura Sacconi – sarà completamente rivisto.

«Si tratta di una norma assurda», ha detto il ministro, «perché è sbagliato equiparare il volontario a un lavoratore dipendente. Semmai il volontario è equiparabile a un lavoratore indipendente, e come tale potrebbe essere soggetto semplicemente a obblighi essenziali quali protezioni individuali e visita medica periodica. È una modifica doverosa, altrimenti si rischia di ammazzare il volontariato». L’annuncio di Sacconi è stato accolto con soddisfazione dai numerosi esponenti del volontariato presenti oggi al Comitato editoriale.

Come è noto, il Testo unico sulla sicurezza, salute e prevenzione sui luoghi di lavoro estende l’applicabilità della normativa sulla sicurezza sul lavoro ai rapporti delle organizzazioni di volontariato con i propri soci volontari. Nella normativa la figura del volontario è equiparata al lavoratore (anche se non è ritenuto computabile ai fini della determinazione del numero dei lavoratori, alle dipendenze del datore di lavoro) quando le associazioni di volontariato che lo impiegano agiscono in rete con soggetti terzi, in base ad una convezione con un Ente pubblico o in un contesto lavorativo con esposizione a rischi per la salute (ospedale, casa di riposo, centro di aggregazione giovanile etc…). Ne derivano costi notevoli che sarebbero ricaduti sull’Ente pubblico o privato convenzionato con la odv, e che avrebbero così ragionevolmente portato a una esclusione del volontariato da queste strutture. Ora le affermazioni di Sacconi riaprono la partita.


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