Sostenibilità

Sacchetti di plastica, addio problematico

Secondo Federdistribuzione l’abolizione dal primo gennaio penalizzerà consumatori e imprese

di Redazione

Per legge dal 1° gennaio 2011 sarà vietato commercializzare i sacchetti di plastica usa e getta. Anche l’Italia si affiancherà così ad altre nazioni del mondo, abolendo questo tipo di sacchetti come richiesto anche dal direttore del Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (Unep) nell’anno dedicato alla biodiversità. Nel frattempo quasi tutte le catene della grande distribuzione, compresi gli hard discount, hanno anticipato la legge e ben 150 comuni hanno già vietato i vecchi sacchetti o hanno attivato iniziative di disincentivo al sacchetto di plastica a perdere.

Ma l’abolizione dei sacchetti di plastica sarà problematica per consumatori e imprese. A evidenziarlo è la Federdistribuzione. «Condividiamo e abbiamo sempre condiviso gli obiettivi di tutela ambientale che – spiega una nota – ispirano l’abolizione dei sacchetti di plastica, ma la politica deve metterci a disposizione regole e strumenti per operare al meglio, senza che scelte pur corrette finiscano poi per penalizzare ancora una volta consumatori o imprese» dichiara Paolo Barberini, presidente di Federdistribuzione, l’associazione che raggruppa la maggioranza delle aziende della Gdo operanti in Italia.

L’entrata in vigore della legge dall’inizio del prossimo anno presenta infatti più di un problema concreto, tanto è vero che la Finanziaria 2007 prevedeva l’emanazione di un decreto interministeriale da parte dei Ministeri competenti (Sviluppo Economico, Ambiente, Politiche agricole) che regolamentasse un programma sperimentale. Ad oggi, tuttavia, non vi è traccia di questo decreto e quindi tutte le questioni legate all’applicazione della legge rimangono aperte. In primo luogo, occorre dare una definizione precisa dell’ambito operativo della norma, capire cioè quali tipi di sacchetti da asporto sono coinvolti: è evidente che si deve parlare solo di quelli utilizzati per portare la spesa a casa, escludendo quelli impiegati per il confezionamento dell’ortofrutta, del pesce, della carne, che non servono solo per l’asporto ma anche per la sicurezza igienico/sanitaria e qualitativa dei prodotti.

È fondamentale poi specificare il concetto di gradualità, dando la possibilità da un lato ai distributori di esaurire le scorte degli attuali sacchetti e dall’altro alla produzione di tarare le quantità dei nuovi sacchetti alle esigenze del mercato. Attualmente, infatti, l’offerta sarebbe totalmente inadeguata alla domanda, con il rischio di generare manovre speculative sul mercato che potrebbero portare a un ulteriore aumento del costo dei sacchetti biodegradabili (oggi costano 4 o 5 volte più degli altri) e a una distorsione del mercato e della concorrenza (alcuni avranno le forniture ed altri no).

Infine è necessario confrontarsi meglio con i principi comunitari (libera circolazione delle merci), per evitare di prendere provvedimenti che possano poi essere sanzionati da Bruxelles. La Gdo ha da tempo avuto un approccio di responsabilità su questo tema, attivando iniziative individuali che sono andate oltre l’indecifrabile contesto normativo. Molte aziende distributive hanno infatti già reso disponibili diverse alternative di sacchetti per l’asporto della spesa, da quelli in materiali biodegradabili a quelli riutilizzabili.

«In questo quadro di riferimento confuso appare irrealistica l’abolizione dei sacchetti di plastica dall’inizio del prossimo anno, senza che questa decisione generi caos e si rifletta in minor servizio al consumatore – conclude Barberini – Condividendo l’obiettivo di tutela ambientale legato a questa iniziativa ciò che abbiamo già proposto in passato e che ci aspettiamo ora è l’attivazione di un tavolo ministeriale finalizzato ad affrontare tutti gli aspetti critici, per arrivare nel più breve tempo possibile ad un’ipotesi concreta di sostituzione dei vecchi sacchetti con nuovi più ecosostenibili. Solo con questo dialogo tra istituzioni e operatori si risolveranno i problemi e si potrà dare attuazione concreta ad una norma da tutti auspicata».

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