Nella mia vita apparve molto presto. Quel velo nero che ad un certo punto si stende sul mondo e non permette più di assaporare la vita: la depressione, il pianeta nefasto, che rischia di abbattersi sulla terra, come nel film di Lars Von Trier. Considerato l’effetto dirompente e disastroso dello spleen sulla qualità del vivere, posso affermare con certezza, che la piaga peggiore per me siano le ricadute depressive e non le poussè della sclerosi. Approfondendo la conoscenza con la mia amica Sclerosi, mi sono però convinta che lei e la depressione siano due aspetti fortemente correlati, come due serpenti che si attorcigliano l’un l’altro. Gli episodi depressivi non sono che uno dei tanti modi di esplicarsi nel mio corpo della sindrome demielinizzante. Non si tratta solo di tristezza per la malattia e la perdita di funzionalità del proprio corpo è una questione molto più profonda. I neurologi arrancano ancora nell’affrontare questo legame. “Lei soffre di depressione? Allora tende a vedere il bicchiere sempre mezzo vuoto” mi disse un giorno un neurologo di larga fama per la sua conoscenza della sclerosi, dimostrando invece una superficialità impressionante. La depressione è una patologia ancora più sottovalutata e misconosciuta della nostra cara killer della mielina. Noi sclerotici però siamo tanti ed unendo le nostre forze, combatteremo anche il binomio “S come sclerosi – D come depressione”.
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