Mondo

Rwanda, la nuova “hollywood” africana

Grande successo del festival cinematografico Hillywood

di Joshua Massarenti

Oltre al genocidio, il Rwanda è noto per essere uno dei paesi più collinosi del continente africano. Dalla parola “hill”, i rwandesi si sono inventati nel 1994 un festival cinematografico fuori dal comune: Hillywood. Ogni anno verso la fine del mese di luglio, gli organizzatori del festival vanno in giro per le campagne rwandesi per proiettare film.

Armati di un proiettore portatile, di uno schermo gonfiabile e di un generatore, i tecnici raggiungono i villaggi più isolati e zone rurali prive di alettricità proponendo lungometraggi o documentari video in maggioranza rwandesi e africani. Con il passare degli anni, il successo è andato in crescendo, fino a raggiungere 10mila spettatori a serata. Secondo un reportage del Los Angeles Times, l’edizione 2011 sarebbe stata di ottima fattura, con film provenienti dal Sudafrica, Costa d’Avorio, Burundi, Mali, Europa (Polonia), Stati Uniti e Argentina.

Tra i film più plebiscitati c’è stato Kinyarwanda, già premiato al Sundance Festival di Robert Redford, che incrocia sei storie durante il genocidio del 1994. “Il Rwanda ha in custodia una marea di racconti da trasporre sul grande schermo, anche per un pubblico molto povero che merita di essere ascoltato e di raccontare la sua storia con le proprie parole” spiega Ismaël Ntihabose, il produttore di Kinyarwanda.

Il festival è anche un’occasione per dare un’altra immagina del Rwanda, più pacificato, riconciliato, sicuro, lontano dal bagno di sangue del 1994 e dagli anni in cui il paese si è invischiato nei conflitti armati che hanno devastato il vicino Congo.

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