Welfare

Rwanda: giustizia, il prete Seromba condannato a 15 anni di carcere

Questo il verdetto del Tribunale penale internazionale per il Rwanda

di Joshua Massarenti

l Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda ha condannato a quindici anni di carcere un sacerdote cattolico per coinvolgimento nei massacri dei civili di etnia tutsi e degli hutu di tendenze moderate, che sconvolsero il paese africano durante il genocidio del 1994.

Padre Athanase Seromba è stato quindi riconosciuto colpevole di “genocidio e sterminio”, due dei quattro capi d’imputazione a suo carico. Il verdetto contro il religioso, il primo a essere processato dal Tpir per l’eccidio rwandese, e’ stato letto in aula da Andrefia Vaz, presidente del collegio dei tre giudici che hanno pronunciato la sentenza.

Le accuse contro Seromba si rifanno al massacro della chiesa di Nyange (provincia di Kibuye, ovest del paese), uno degli episodi più efferati del genocidio: nella prima metà di aprile, 2mila persone furono sepolte vive sotto le macerie dell?edificio, demolito con le bombe a mano e le ruspe. Secondo l’atto d’accusa del Tpir, “Padre Seromba, si sarebbe messo d’accordo con diverse autorità locali, per la preparazione e l’esecuzione di un piano di sterminio contro la popolazione tutsi” locale.

All’indomani dell’eccidio, padre Anathase Seromba, riuscì a fuggire e si rifugiò clandestinamente in Italia nel 1997 grazie alla complicità di alcune personalità del Vaticano, cercando di farsi dimenticare. Sotto il falso nome Padre Atanasio Sumba Bura”, Seromba fu accolto dall’arcidiocesi di Firenze, dove svolse le sue funzioni sacerdotali , prima nella Parrocchia dell’Immacolata e di San Martino a Montughi, poi in quella di San Mauro a Signa. Nel 2001, l’ex procuratore del Tpir Carla del Ponte spiccò un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti, ma l’Italia si oppose. Poi la svolta nel febbraio 2002 con l’arresto del prete rwandese e il suo trasferimento ad Arusha.

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