Mondo

Rwanda e Uganda continuano a dilapidare le risorse naturali del Congo

Ennesimo rapporto di esperti Onu sul saccheggio di oro e casserite nell'est del Congo

di Joshua Massarenti

Il Rwanda e l’Uganda sono di nuovo protagonisti dello sfruttamento illegale di risorse naturali nella Repubblica democratica del Congo (Rdc). La denuncia, autorevole, proviene da un rapporto di esperti regolarmente incaricati dalle Nazioni Unite di fare la luce sull’esportazione di minerali preziosi provenienti dalle regioni orientali della Rdc. A fronte da quanto emerso nel rapporto pubblicato ieri, il Consiglio di sicurezza Onu ha deciso di prolungare l’embargo sulle armi fino al 31 luglio del 2006. “Mentre i gruppi armati attivi nell’est della Rdc continuano a seminare terrore, la dimensione economica del saccheggio delle risorse naturali, a beneficio del Rwanda e dell’Uganda, chiarisce la presenza di queste forze e giustifica la decisione adottata dal Consiglio di sicurezza di preservare l’embargo sulle armi”. Così il portavoce della Missione Onu in Rdc Mamadou Bah, citando una dichiarazione del Consiglio di sicurezza nel corso di nuna conferenza stampa. Secondo gli esperti Onu, nel 2004 la Rdc ha esportato 647,85 chili di oro per introiti pari a 7,5 milioni di dollari. Cifre tuttavia molto “deboli” se comparate al giro di affari in Uganda. “In un’inchiesta effettuata in Uganda” sostiene Bah, “il gruppo di esperti ha scoperto che le quantità di oro provenienti dalla Rdc e esportate dall’Uganda sul mercato internazionale ammontano a 6 000 kg per un valore totale di 60 milioni di dollari. Queste importazioni e le conseguenti entrate” prosegue il portavoce della Monuc, “contraddicono totalmente le dichiarazioni delle autorità di Kampala, le quali pretendevano che l’oro ugandese è una produzione nazionale”. Ora, i rapporti annuali degli anni 1994-95 stilati dalla Banca nazionale dell’Uganda indicavano che “la produzione ugandese di oro era così insignificante che non meritava neppure di essere menzionata nelle statistiche economiche del Paese”. Lo stesso discorso vale per il Rwanda. In questo caso, parliamo di casserite. Secondo gli esperti Onu, nel 2004 la Rdc ne ha esportato oltre 6mila tonnellate per un valore complessivo di circa 5 milioni di dollari. Uan cifra “nettamente inferiore alle esportazioni rwandesi le quali, seconod le cifre fornite dal governo di questo Paese, ammontano a più di 15 milioni di dollari nel 2004”. Un’entrata che corrisponderebbe a 3 553 tonnellate di casserita esportate. Al pari del regime di Museveni, Kigali fa finta di nulla dichiarando che “tutte le esportazioni di casserite erano di produzione locale”. Un’informazione quella fornita dal regime di Kagame che non figurava nella documentazione scritta rilasciata al gruppo di esperti. In conclusione, gli esperti hanno invocato una “cooperazione rafforzata tra gli Stati della regione dei Grandi Laghi” per “sconfiggere le violazioni dell’embargo sulle armi”. E’ stato altresì raccomandato che “dei mezzi siano forniti alla Monuc” per appoggiare le autorità congolesi nel controllo delle sue frontiere e deli aeroporti. Di fronte alle rivelazioni che contiene il rapporto, il Consiglio di sicurezza ha pregato il Segretario generale dell’Onu Kofi Annan di “ricondurre il gruppo di esperti fino al 31 gennaio 2006” chiedendo agli stessi esperti di continuare a fornire “informazioni sulle fonti di finanziamento del commercio illecito di armi, così come i finanziamenti illeciti delle risorse naturali”.


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