Mondo

Rwanda, decimo ergastolo per genocidio

Condannato Emmanuel Ndindabahizi ex ministro delle finanze

di Stefano Arduini

Emmanuel Ndindabahizi, gia’ ministro delle finanze ruandese, e’ stato condannato oggi all’ergastolo con verdetto unanime per il ruolo da lui svolto nel corso del genocidio che insanguino’ il Ruanda tra il maggio ed il giugno di 10 anni fa, quando 800.000 civili, quasi tutti di etnia tutsi, ma anche hutu moderati, furono massacrati in 100 giorni da orde di estremisti hutu. Il verdetto e’ stato emesso dal Tribunale Internazionale per i Crimini in Ruanda, Ictr, con sede ad Arusha (Tanzania) che ha ritenuto Ndindabahizi (54 anni, arrestato il 7 luglio 2001 a Verviers, Belgio) colpevole di ”genocidio, sterminio ed assassinio”, anche per aver personalmente partecipato a stragi nell’area di Kybuye, nell’ovest del Ruanda, incitando inoltre a compiere stupri di masse sulle ragazze. Lo rende nota una nota emessa dall’Ictr. E’ il 23.mo verdetto emesso dal Tribunale Internazionale: 20, finora, le condanne, 10 all’ergastolo, le altre varianti tra un massimo di 35 ed un minimo di 10 anni, e tre le assoluzioni. Tra i condannati, anche un italo-belga, Georges Ruggiu, che era presentatore di punta di una delle radio-tv che maggiormente incitavano allo sterminio, quella chiamata ”Mille colline”. Per lui una delle pene piu’ lievi finora commutate, 12 anni. Sono 81 gli imputati che devono rispondere dinanzi al Tribunale Internazionale, che e’ stato creato alla fine del 1994, e sovente criticato, almeno fino al 2002, per le eccessive lunghezze dei dibattiti. In effetti, la prima sentenza fu emessa ai primi di settembre del ’98, e riguardava colui che fu primo ministro durante i 100 giorni dell’orrore, Jean Kambanda, a cui fu inflitto l’ergastolo. Tre le sentenze nel ’98, tre nel ’99, solo due nel 2.000: poi il ritmo e’ cambiato, accelerando. Dell’Itcr fanno parte nove giudici. La stessa corte che emette i verdetti e’ poi chiamata a giudicare anche l’eventuale richiesta di appello.

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