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Russia: ora può succedere qualsiasi cosa
La rivolta di Prigozhin ha e avrà conseguenze gigantesche, sia dal punto di vista psicologico che politico. Per chi è al potere, per gli oligarchi, per il popolo, che forse ora ha perso fiducia in Putin, per l’esercito e per i servizi segreti, per l’opposizione, in prigione o all’estero, per l’Occidente, che vede avverarsi un incubo. Lo Stato russo non ha più il monopolio della violenza. E la guerra civile diventa possibile
Le ultime notizie da Mosca non ci lasciano scelta: o stare davanti a ciò che sta succedendo in Russia con gli occhi chiusi, oppure riconoscere che la realtà sta cambiando, e sta cambiando molto velocemente e duramente. Riguardo alla guerra in Ucraina e agli eventi in Russia sia io che molti miei amici abbiamo da tempo la sensazione di vivere in un film: ciò che sta accadendo ci ricorda da vicino le cronache e i film di guerra del secolo scorso.
L’ultimo episodio di questo film è l’avanzata di Prigozhin verso Mosca con lo scopo, come lui stesso lo ha definito, di cercare giustizia. Questa avanzata è cominciata in modo imprevisto, e in modo altrettanto imprevisto si è conclusa. La “marcia della giustizia”, così Prigozhin ha definito l’ammutinamento che ha guidato. La Russia sembra vivere “al di là dello specchio”: la guerra è un’operazione militare speciale, e un colpo di stato militare è una marcia della giustizia. Ci aspettavamo che i prossimi avvenimenti in Russia fossero una presa del potere con la forza e la guerra civile. Ma pensavamo che ciò sarebbe accaduto dopo una pesante sconfitta nella guerra con l’Ucraina. La vita reale però apporta sempre dei correttivi alle nostre immagini, ai nostri desideri e ancor più alle nostre illusioni.
Cosa sappiamo? Prigozhin, con la sua Compagnia militare privata Wagner, composta da 25.000 soldati, ha occupato Rostov sul Don, una città con oltre un milione di abitanti. In questa città si trova il comando delle forze armate impegnate nella guerra in Ucraina e altre strutture di potere che sono state subito occupate. Poi si sono spostati nella città di Voronezh, dove ci sono state sparatorie e esplosioni, e poi si sono mossi in direzione di Mosca
Secondo la stampa e i social, i mercenari hanno ricevuto sostegno da parte della popolazione, che li ha accolti con favore. Le autorità sono state costrette a dichiarare un’operazione anti terrorismo e a concentrare a Mosca i carri armati. Dopo 12 ore dall’inizio della rivolta, Putin ha preso la parola ed esprimendosi con l’abituale retorica, che ormai è diventata insopportabile, ha parlato di nazisti, di una Russia accerchiata da nemici, di forze armate straniere, ha accusato Prigozhin, senza dirne nome e cognome, di tradimento.
Poi accade l’incredibile, che in un film però è assolutamente credibile. A 200 km da Mosca, Prigozhin ferma i suoi convogli e comunica che i soldati torneranno alla loro base abituale. Non sappiamo se torneranno, né in quanti, né quando. In ogni caso, il tentativo di prendere una città come Mosca, con milioni di abitanti, con un alto livello di vita e quindi un’alta lealtà verso le autorità, ben difesa dal punto di vista militare, sarebbe stato un tentativo folle.
Cos’è successo? Prigozhin ha la sua verità, già da tempo denuncia il tradimento da parte del Ministro della difesa e del capo delle forze armate, insultandoli pubblicamente, denuncia la pesante corruzione di chi guida il Paese e l’esercito. Proprio due giorni fa ha dichiarato che l’Ucraina e la Nato non stavano preparandosi militarmente, e che l’attacco russo non aveva nessun motivo. La sua pazienza è finita con il presunto attacco aereo dell’esercito russo contro le posizioni della Wagner.
È probabile che vengano fatti dei tentativi di eliminare fisicamente Prigozhin, procedere con un suo arresto non è pensabile, dato che è difeso dai suoi soldati che lo chiamano “batja” (forma rispettosa e affettuosa della parola “papà”). Secondo la stampa, Putin ha dato ordine di ucciderlo. È stato chiamato traditore, e ora Prigozhin può tenere sulla corda tutto il traballante Stato russo.
È chiaro però che non sarebbe stato possibile guidare un esercito di 25mila persone, così, senza una preparazione accurata della rivolta. È possibile che dietro Prigozhin ci siano ufficiali di alto grado dell’esercito russo, o i servizi segreti, ormai pronti a prendere il potere nel Paese, e che a un certo punto verranno allo scoperto. Putin ormai parla solo con se stesso, e non è contento di ciò che vede, dato che la sua retorica militare cresce progressivamente di tono.
A prescindere dal successo o meno di Prigozhin, quanto è accaduto ha conseguenze gigantesche, sia dal punto di vista psicologico che politico. Per chi è al potere, che ha visto con terrore di cosa Prigozhin è capace e di che potere dispone. Per gli oligarchi che, anch’essi terrorizzati, hanno in tutta fretta lasciato Mosca sui loro jet privati. Per il popolo, che forse ora ha perso fiducia in Putin. Per quanti hanno qualche potere, che avendo constatato la debolezza del capo (che secondo Flightradar ha lasciato Mosca durante l’avvicinamento dell’esercito di Prigozhin) cercheranno forse di agire in modo indipendente, portando a termine il colpo di stato. Per l’esercito e per i servizi segreti, che cominceranno a cercare altri punti di riferimento e potrebbero anche prendere parte al colpo di stato e forse condurlo. Per l’opposizione, in prigione o all’estero, che vede nascere la speranza di arrivare prima o poi al governo, poiché si apre almeno uno spiraglio di possibilità. Per l’Ucraina, per la quale la resa dei conti interna alla Russia potrebbe come minimo porre fine alle azioni militari, o addirittura concludersi con la vittoria. Per l’Occidente, che vede avverarsi un incubo: la Russia è politicamente instabile, e non si sa in quali mani cadrà la possibilità di usare le armi nucleari, né come controllare questa imprevedibile minaccia.
In Russia comincia dunque la fase attiva della guerra civile. Ad essere precisi, essa non è mai finita, in questi ultimi cento anni: è la guerra dello Stato sovietico prima, e poi di quello post sovietico, contro il proprio popolo, che si è visto di volta in volta negare la possibilità di trovare una propria identità, di ottenere libertà e giustizia.
Come si concluderà questo ulteriore atto della catastrofe russa? È difficile dirlo. Il commento più analiticamente esaustivo in questa situazione, come mi piace dire con una battuta, è che “può succedere qualunque cosa”. L’impero russo, seguito da quello sovietico e infine da quello post sovietico, si sta sgretolando. Il margine di sicurezza di questo ultimo impero esistente in Europa è esaurito. La corruzione, quindi la decadenza, nel senso originario del termine, dello Stato, ha raggiunto un livello tale che lo Stato come istituzione ha cessato di esistere e si è trasformato, secondo l’espressione di Sant’Agostino, in una “banda di briganti”. Da qui la decisione di creare un esercito privato, assolutamente folle e certamente corrotta. Dopo tutto, qualsiasi studente di scienze sociali sa che uno degli attributi più importanti dello Stato è il monopolio della violenza. La perdita di questo monopolio porta alla scomparsa dello Stato come istituzione È successo molte volte nella storia e sempre con lo stesso risultato. Pertanto, lo scenario più positivo per tutti in futuro è la trasformazione della Federazione Russa in una confederazione, con ampi diritti per le regioni. Di fatto, una decolonizzazione del territorio e l’ottenimento per le repubbliche nazionali, per la Siberia e per l’estremo oriente dell’indipendenza economica e politica, all’interno di un unico spazio geopolitico, linguistico e culturale. La totale scomparsa della Russia, infatti, non conviene a nessuno. Sarà una strada sicuramente dolorosa, ma negli ultimi 100 anni sono scomparsi tutti gli imperi.
Il senso di questo film spaventoso, che tutti noi stiamo già non solo guardando ma di cui diventiamo inconsapevoli partecipanti, sta in una citazione di Bernard Shaw: "Noi impariamo dalla storia che nessun uomo può mai imparare nulla dalla storia".
Per un excursus sugli avvenimenti in Russia nell’ultimo anno e mezzo, dopo l’inizio della guerra, che hanno aperto la strada a ciò che sta avvenendo ora, potete leggere il numero di giugno di Vita dedicato alla Russia.
@Foto da un'immagine del discorso alla nazione di Putin in tv
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