Cronache russe
Russia, la resilienza economica è a rischio
L'intero stato dell'economia russa dipende dallo stato del bilancio federale russo, il cui deficit ha superato i 35 miliardi di euro per due anni consecutivi. Il problema principale resta il prezzo mondiale del petrolio, il cui calo potrebbe portare a conseguenze negative immediate
Continua in Russia la crisi delle infrastrutture dei servizi di pubblica utilità di cui abbiamo già parlato su queste pagine. Cosa è successo, perché all’improvviso, come se fosse stato dato un segnale, si sono verificati incidenti così gravi quasi contemporaneamente in molte città russe? Naturalmente, come abbiamo sottolineato, ciò è dovuto all’inevitabile deterioramento del sistema dei servizi di pubblica utilità di epoca sovietica: sono state fatte numerose riparazioni, ma esso non è cambiato dal crollo dell’Unione Sovietica. A Novosibirsk, la terza città più popolosa della Russia e il comune più grande (Mosca e San Pietroburgo sono città federali e non comuni), il 78% dei tubi di riscaldamento ha più di 30 anni. Rispetto a una lunghezza complessiva di 2.750 chilometri, nel 2023 sono stati posati 20 chilometri di tubi, mentre nel 2024 è prevista la posa di 34 chilometri. Cioè, circa l’1% dei tubi viene cambiato ogni anno rispetto al 4% richiesto, afferma Artem Sviridov, un esperto di servizi di pubblica utilità di Novosibirsk. “La situazione dei tubi del riscaldamento centrale a Novosibirsk (come in molte altre città) è diventata un classico esempio di “rinoceronte grigio” (in contrasto con il termine “cigno nero”, che, trattandosi di un animale raro, viene utilizzato per definire un evento imprevedibile con conseguenze significative e spesso catastrofiche, il termine “rinoceronte grigio”, definisce un rischio ovvio ma ignorato). Sebbene il problema sia ovvio e anche il suo risultato lo sia (il collasso del sistema di riscaldamento), è più facile per la maggior parte dei funzionari fare come se stesse succedendo nulla e riparare i buchi man mano che appaiono, nella speranza che il collasso avvenga quando loro non lavoreranno più lì (o che i tubi durino fino a cento anni). Il fatto è che una soluzione radicale al problema è possibile in due modi: o aumentando drasticamente le tariffe del riscaldamento, cosa che causerebbe indignazione tra i cittadini, oppure ottenere finanziamenti dal governo federale, dal momento che non ci sono fondi così consistenti nei bilanci locali. Entrambe le soluzioni sono però non percorribili, secondo regole burocratiche implicite. Un intervento federale è possibile solo in caso di completo fallimento degli enti locali. Ma nessuno vuole dichiarare un fallimento”.
Come sottolinea Ekaterina Shulman, politologa e pubblicista russa, specialista in problemi legislativi, con un dottorato in scienze politiche e leader dell’opposizione in esilio, sui media la questione può essere ignorata finché sembra che non ci siano problemi. All’improvviso Il problema si ripresenta, un problema che si ripete ogni anno nel periodo invernale con le forti gelate. Allora improvvisamente un problema locale e regionale diventa un problema di rilevanza federale, perché accade contemporaneamente in molte regioni; queste notizie hanno allora tutt’altra risonanza.
Come abbiamo sottolineato nell’articolo precedente, un’altra soluzione potrebbe essere l’aumento dell’autonomia nella fornitura di calore (costruzione di nuove case con caldaie a gas locale). “Ma questo entra in conflitto con gli interessi del monopolista energetico SGK (Siberian Generating Company dell’oligarca russo Andrey Melnichenko), che gestisce la centrale termica per la produzione combinata di calore ed elettricità (CHP). Inoltre, la centrale termoelettrica brucia carbone fornito dalla SUEK, la società madre della holding, di cui fa parte la SGK. Tuttavia, concentrati sulla sostenibilità economica, le autorità locali e la SGC hanno trascurato la sostenibilità della fornitura di calore, comportandosi come se i tubi nel terreno fossero eterni e potessero sopportare carichi crescenti nella stagione fredda”, conclude Artem.
I problemi nei servizi di pubblica utilità rappresentano solo la punta dell’iceberg dei problemi che l’economia russa dovrà presto affrontare. In generale, l’economia russa ha attraversato bene il periodo delle sanzioni imposte dai paesi occidentali. Ma abbiamo ipotizzato che questo periodo sarebbe stato di breve durata e che se il prezzo del petrolio scendesse, la situazione potrebbe cambiare in una direzione negativa in qualsiasi momento. La Stampa ha condotto un’analisi dettagliata dello stato attuale dell’economia russa. E la situazione è inquietante e potrebbe portare ad una grave crisi economica.
Il nostro esperto russo Dmitry Kholyavchenko sottolinea: “A livello globale, l’economia russa continua davvero a sprofondare nella crisi sotto l’influenza delle sanzioni e dell’isolamento dai mercati. Ma le difficoltà sono in gran parte mitigate dalla professionalità dei dirigenti della Banca Centrale e del Ministero delle Finanze, dalla creatività e dalla riluttanza delle imprese russe a darsi per vinte, dagli investimenti statali volti a spostare l’economia sulle spese militari e a preservare i redditi per le famiglie. La bilancia del commercio estero si è deteriorata in modo significativo, ma le esportazioni continuano a superare le importazioni (secondo i dati de La Stampa ammontano rispettivamente 422,7 miliardi e 304,4 miliardi di dollari). È vero, ora questa situazione è dovuta esclusivamente al fatto che i prestiti al consumo, soprattutto per l’acquisto di beni di consumo importati, sono diminuiti in modo significativo a causa del livello proibitivo del tasso di rifinanziamento della Banca Centrale, che è riuscita a mantenere l’inflazione a un livello accettabile.”
Una caratteristica sorprendente dell’attuale stato dell’economia russa è l’ottimismo nel mondo del business russo. “Una parte dele aziende legate alla produzione, al commercio all’ingrosso e alla logistica è riuscita non solo a sostituire i marchi stranieri che hanno lasciato la Russia, ma anche ad attrarre investimenti in immobilizzazioni e impianti di produzione e a riorientare i flussi verso i mercati asiatici. La fiducia delle imprese riguardo ai prezzi attesi e all’entità della domanda è ancora più ottimistica, il che comporta di per sé grandi rischi. Allo stesso tempo, il settore bancario ha realizzato lo scorso anno un profitto record di oltre 35 miliardi di euro e ora dispone di un margine sufficiente per sostenere una recessione prolungata. Inoltre, le banche russe continuano ad aumentare con cautela le attività, inasprendo i requisiti per la concessione dei mutui e per le garanzie per i prestiti ipotecari, anche per quelli che prevedono il sostegno statale”, osserva Kholyavchenko.
Anche nel mercato edilizio russo si profila una crisi su vasta scala, così come nel settore dei servizi di pubblica utilità. Ma molto probabilmente sarà un problema solo per il settore edile stesso e per i singoli investitori. Va tenuto presente che la quota della popolazione con risparmi è leggermente aumentata (mezzo trilione di euro giacciono nei conti dei privati in Russia), e per i gruppi a basso reddito provvede il sistema della previdenza sociale. Il deficit del sistema pensionistico, che l’anno scorso ha superato i 50 miliardi di euro. viene finanziato dal bilancio federale, così come il deficit di bilancio delle regioni problematiche.
Pertanto, l’intero stato dell’economia russa dipende totalmente dallo stato del bilancio federale russo, il cui deficit ha superato i 35 miliardi di euro per due anni consecutivi. Ma va notato che, anche con un enorme aumento delle spese militari, il bilancio rimane in deficit solo a causa del costo del sistema pensionistico. La dipendenza del bilancio dalle entrate del petrolio e del gas è diminuita, il debito pubblico è ancora basso e parte del deficit viene finanziato ricalcolando la differenza di cambio tra le riserve auree e valutarie del governo federale e i fondi del Fondo nazionale di previdenza sociale. La riserva ha iniziato a diminuire nel quarto trimestre del 2023 (vale a dire, lo stato russo ha iniziato ad attingere attivamente a questa riserva economica), ma, a causa del deprezzamento della valuta nazionale, la sua dimensione in rubli è diminuita di meno del 15% nell’ultimo anno, il che lascia ancora un certo spazio di manovra. Ciò allo stesso tempo complica le azioni del governo federale, che non può operare troppe emissioni di denaro perché la maggior parte della popolazione russa dipende dagli stipendi e dalle pensioni pagati dai bilanci di tutti i livelli e dai fondi statali fuori bilancio, mentre i consumi e la produzione dipendono dalle importazioni” conclude Dmitry Kholyavchenko. Molto probabilmente già quest’anno vedremo le conseguenze della difficile situazione dell’economia russa sia per le imprese che per la popolazione. Il problema principale resta il prezzo mondiale del petrolio, il cui calo potrebbe portare a conseguenze negative immediate per il bilancio russo.
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