Famiglia

Russia: il business delle baby prostitute

In Russia molte ragazzine oggi considerano la prostituzione una carriera a tutti gli effetti. La denuncia di Ofelia Calcetas-Santos alle Nazioni Unite

di Carlotta Jesi

La carriera preferita dalle ragazzine russe? Diventare prostitute. Non è uno scherzo, ma il succo della relazione sulla prostituzione in Russia che l’investigatrice filippina Ofelia Calcetas-Santos ha presentato oggi a Ginevra alla Commissione Onu sui diritti umani. I numeri presentati nella relazione parlano chiaro: ogni notte, nelle fermate della metropolitana di Mosca, si incontrano oltre 100 baby prostitute anche di 8 e 9 anni che guadagnano 350 rubli al giorno. A spingere molte sul marciapiede è la fame. Ma secondo la Calcetas-Santos, fra i 620 mila “social orphan” russi – ragazzini che hanno lasciato la casa natale per fuggire alla violenza di genitori alcolizzati – la prostituzione è anche sinonimo di facili guadagni. Una situazione gravissima contro cui la legge non può nulla: a 14 anni la prostituzione è legale. Anche se molto pericolosa: molte ragazzine oggi vengono fermate da sedicenti talent scout che promettono loro un futuro da modelle e invece le avviano alla prostituzione.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.