Famiglia

Russia, i figli del freddo

Mosca e il dramma dell'abbandono dei minori. Secondo le stime ufficiali sono 720mila. Secondo quelle ufficiose sarebbero addirittura due milioni. Sono i bambini senza casa e senza più famiglia.

di Benedetta Verrini

Un gigante adagiato su una bomba sociale. Un continente da 143 milioni di abitanti, spaccati tra una fortunata élite che vive oltre ogni immaginabile ricchezza e milioni di persone in lotta, ogni giorno, contro una deriva sociale che il mondo non vede.

Della Russia di oggi nessuno conosce la situazione delle famiglie che hanno lasciato le campagne e in città sopravvivono nelle comunalke, le coabitazioni. Tre stanze, un corridoio, cucina e water in comune per tre famiglie. Terre di nessuno, dove la convivenza con alcolismo e violenza costringe molti bambini a scappare. Per due milioni di loro, la grande madre Russia può farsi solo matrigna.

Ma andiamo con ordine. Gli orfani (o i minori del tutto privi di tutela genitoriale) ?censiti? nella Federazione Russa sono 720mila. Di questi, almeno 200mila si trovano ospitati negli oltre duemila internat di Stato. A questi si aggiunge un vasto, imprecisato numero di ?orfani sociali?: ragazzini che non hanno perso, di fatto, i genitori, ma si trovano comunque privi di protezione familiare, in fuga da genitori violenti o alcolizzati, persi nella miseria e nell?indifferenza della strada, o abbandonati da madri troppo giovani o coinvolte nella prostituzione.

«È difficile comunicare l?enorme emergenza sociale in atto», commenta Ennio Bordato, presidente dell?associazione Aiutateci a salvare i bambini, che supporta i volontari dell?ospedale pediatrico oncologico di Mosca, dove il dramma della malattia acuisce la disperazione e i bisogni delle famiglie. «Come spiegare che, in certi settori come quello sanitario e socio-sanitario, la situazione dei russi non è lontana da quella degli africani? Sull?infanzia, poi, pesano anche una radicata cultura dell?abbandono e il cancro dell?alcolismo, che interessa larghi strati di popolazione». A peggiorare le cose, poi, c?è un malato che non ammette di esserlo. Soprattutto per quanto riguarda l?infanzia sta emergendo «un rigido nazionalismo, che tende a nascondere la crisi e a guardare con diffidenza all?adozione internazionale», commenta Anna Genni Miliotti, scrittrice e mamma adottiva di due ragazzi russi.

Dalla Russia all?Italia
Dopo essere stata, storicamente, la nazione di provenienza del maggior numero di minori stranieri adottati in Italia, la Russia è rimasta bloccata nel biennio 2001-2002, per poi risalire in auge, con ben 735 minori adottati nel 2004 e 321 minori nel primo semestre 2005.

La situazione dei bambini negli istituti sovietici è eterogenea, anche se generalmente valutata dignitosa: «L?enorme estensione del Paese fa sì che ci troviamo di fronte a situazioni differenti», spiega Eleonora Bicego, responsabile adozioni internazionali di N.a.d.i.a., ente autorizzato che nel 2004 ha concluso circa 80 adozioni. «Ci sono istituti, ad esempio sul Baltico, tenuti molto bene. Altri, in regioni come la Siberia, sorgono in villaggi poverissimi dove le strade non sono asfaltate e d?inverno si muore di freddo. Là le nostre coppie sono state i primi stranieri mai visti?».

La campagna anti stranieri
E proprio gli stranieri, in questi ultimi mesi, sono stati al centro di polemiche sulla stampa sovietica: lo choc della notizia dell?uccisione di alcuni bambini russi adottati da coppie americane (la Procura generale di Mosca ha riferito che sono stati 13 negli ultimi anni: l?ultima vittima accertata, a luglio, è stata una piccola di 2 anni uccisa dalla madre adottiva nel North Carolina), ha estremamente irrigidito i rapporti con gli enti che fanno adozioni. La tensione è altissima e quest?estate anche una coppia italiana ha rischiato di essere definitivamente separata dal proprio bambino a causa della denuncia di una hostess, che aveva dichiarato di aver visto picchiare il piccolo, mentre i neo genitori avevano solo tentato di farlo stare seduto sul sedile dell?aereo.

Per questa famiglia, alla fine, tutto si è risolto per il meglio. Ma l?irrigidimento nei rapporti con gli enti stranieri sta già provocando altre ripercussioni: da un lato, «la richiesta di maggiori documentazioni mediche e psichiatriche relative alla coppia», spiega la Bicego. Dall?altro, un rallentamento nelle procedure istituzionali: «Ogni anno gli enti stranieri devono rifare l?accreditamento presso le autorità russe», spiega Gianfranco Arnoletti, presidente del Cifa, che nel 2004 ha fatto adottare un centinaio di bambini, tra cui diversi fratelli. «Ora sta succedendo che il nostro ente e altri siano in attesa, ormai da alcuni mesi, del rinnovo dell?accreditamento».

Bambini che aspettano
Un problema molto serio perché, ovviamente, lascia in sospeso molte coppie e alla lunga rischia di determinare, se non formalmente, un blocco di fatto. «A farne le spese saranno soprattutto i tanti bambini che aspettano», commenta Marco Griffini, presidente dell?AiBi (che nei primi quattro mesi del 2005, fino alla scadenza dell?accreditamento, ha concluso l?adozione di 31 bambini). «Per loro, ogni giorno che passa significa la perdita di una speranza». I bambini piccoli, infatti, riescono a essere adottati anche da famiglie russe. Ma i più grandicelli, o quelli che portano sul loro corpo le stimmate del disagio di madri alcolizzate o prostitute, vedono allontanarsi ogni speranza.

Per questo l?intervento di realtà straniere, pronte a riaccendere la cultura del volontariato, è più che mai urgente per i bambini della Russia. «è difficile far passare il concetto di una società civile organizzata in un mondo in cui l?assistenzialismo ha rappresentato la cultura dominante», prosegue Griffini. «Ma ormai il servizio pubblico non può più far fronte, da solo, all?emergenza: è necessario diffondere una nuova cultura della responsabilità nelle famiglie. Sul fronte delle adozioni stiamo facendo un grande pressing per il rinnovo degli accreditamenti. Se mi occupassi di prodotti commerciali, potrei accettare un ritardo nel rinnovo della ?licenza?. Ma siccome mi occupo di bambini, allora mi auguro che questo sistema possa cominciare a rispondere davvero a una logica di tutela nei loro confronti».

Forse una prima risposta potrebbe arrivare da un accordo bilaterale che la Federazione Russa sta studiando con Italia, Stati Uniti, Canada e Spagna: «Vogliamo», ci ha detto la parlamentare Nina Iosifovna Reznik, «poter seguire il destino dei bambini adottati». E anche di quelli che restano, speriamo.

Parla Nina Reznik, della Duma
Per i bambini, meno vita e meno sicurezza

«È amaro e doloroso riconoscerlo: nel nostro Paese ci sono troppi bambini abbandonati», ha detto a Vita Nina Iosifovna Reznik, consigliere di ruolo del Comitato della Duma per i problemi della famiglia e dei minori. A fine agosto la parlamentare ha partecipato al convegno dell?AiBi, I bambini del limbo. Titolo del suo intervento: «I bambini troppi».

Vita: Quanti sono?
Nina Iosifovna Reznik: Circa 720mila minori orfani o senza tutela genitoriale.

Vita: Come sono seguiti?
Reznik: Nel nostro Codice di famiglia l?adozione è la soluzione prioritaria, a cui seguono la tutela del bambino da parte di un?altra persona, la famiglia affidataria e, infine, anche gli istituti-internat, dove oggi si trovano circa 200mila minori.

Vita: L?adozione nazionale è diffusa?
Reznik: La quantità di ?potenziali adottanti? in Russia è stabile ma, per la prima volta, in questi ultimi mesi il numero delle adozioni internazionali ha superato quello delle adozioni nazionali. Inoltre, si è registrata una diminuzione della quota di adottati perché c?è stata una crescita acuta del numero di bambini rimasti senza tutela genitoriale.

Vita: Il tasso di abbandoni, insomma, ha doppiato le accoglienze. Che succede?
Reznik: Alla base del problema c?è stato il passaggio all?economia di mercato, che ha determinato una caduta del livello di vita e di sicurezza dei bambini. L?aumento del numero di minori senza tutela è legato, da una parte, alle tante misure prese dall?autorità per la sottrazione dei minori da contesti familiari critici. Poi c?è la fuoriuscita dei bambini dalle famiglie a causa dell?approccio violento dei genitori o tutori. Infine, come terza causa, richiamerei la ?caduta dei costumi morali? della società russa, che comporta l?aumento di gravidanze precoci. Molte ragazzine dai 14 ai 16 anni partoriscono lasciando subito i bambini nelle case-famiglia.

Vita: Cosa si sta facendo per tutto ciò?
Reznik: Sono partite misure per prevenire gli abbandoni e favorire accoglienze di tipo familiare. Per mettere ordine al processo d?adozione, nel 2001 è stata approvata una legge federale per creare una banca-dati dei bambini senza tutela genitoriale, che conferma la priorità degli adottanti russi. Secondo noi, nell?adozione internazionale servono invece accordi bilaterali tra Stati. Uno di questi si trova allo studio con il governo italiano.

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