Cultura

Rumi, l’arte dell’incontro

La poesia di un mistico persiano ha ancora molto da insegnare

di Redazione

Semplicità e profondità. Saggezza e divertimento. Storie facili e universali. Che spiegano molto della natura umana. Come il vizio di litigare solo perché non ci capiamodi Rufaida Sufi Hamid
Rumi, (Maulana Gialal al-Din Rumi, 1207-1273), è il fondatore della confraternita Sufi dei “dervisci rotanti” (mewlewi), ma soprattutto è il massimo poeta mistico della letteratura persiana. I suoi versi hanno ispirato Goethe e persino Madonna, la quale, nell’album benefico A Gift of Love recita Bittersweet, una poesia di Rumi. La sua dottrina invoca infinita tolleranza, positività, benevolenza attraverso l’amore. Era un grande predicatore, un insegnante che ha usato la musica, l’arte, i gesti, la poesia per parlare dello spirito, per parlare dell’amore.
Un racconto che mi ha colpito è quello delle Quattro persone e un interprete che litigano per una medesima cosa: «A quattro persone fu data una singola moneta. Il primo era persiano. Disse: “Con questa comprerò un po’ di angur”. Il secondo era arabo. Disse: “No, perché io voglio un po’ di inab”. Il terzo era turco. Disse: “Io non voglio dell’inab, voglio dell’uzum”. Il quarto era greco e disse: “Io voglio dello stafil”. Poiché non sapevano il significato dei quei nomi, i quattro cominciarono a litigare. Essi avevano l’informazione, ma non la conoscenza. Un saggio avrebbe potuto riconciliarli dicendo loro: “Posso soddisfare le necessità di voi tutti con un’unica moneta. Se veramente mi date fiducia, la vostra moneta verrà quadruplicata; e da quattro parti verrà un’unità”. Quel saggio sapeva che i quattro contendenti stavano usando parole diverse che però nelle loro rispettive lingue significavano la stessa cosa: uva».
Cito sempre volentieri questo racconto in quanto nasconde una semplice verità che tendiamo sempre a dimenticare: noi esseri umani litighiamo senza prima aver capito le ragioni dell’altro. Dio è lo stesso anche se noi lo chiamiamo Bhagwan, Khuda, Allah, Rabi, o Deus. Eppure continuiamo a discutere, a fare guerre e a uccidere innocenti.
Quello che mi ha attratto verso la poesia di Rumi è il suo linguaggio vario e flessibile: in questo assomiglia molto al linguaggio coranico. Ecco perché molti dicono che il Corano è scritto in arabo ma è stato commentato in persiano.
Un aspetto interessante della poesia di Rumi è quel matrimonio felice tra semplicità e profondità. Rumi ha usato le storie del Corano, ma anche storie più semplici: le storie popolari, di ogni giorno, i discorsi più semplici, le barzellette. Le poesie di Rumi sono piene d’amore, piena di vita, di colori, sono divertenti e gioiose ma anche piene di saggezza. Il linguaggio di Rumi è accessibile, comprensibile, umano, semplice, aperto e, secondo me, rappresenta una grande speranza per l’incontro degli esseri umani. Questo lo rende universale. E ciò me lo fa amare.

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