Mondo
Ruanda, un gol senza rancori
Coppa dAfrica. Comè andata la partita più delicata con il Congo.
Tunisi, febbraio
Lontani dai teatri di guerra. Lontani dai macete, dalle bombe e dai kalashnikov. Lontani da una regione, quella dei Grandi laghi africani, sopraffatta nell?ultimo decennio dai sentimenti umani più funesti: l?odio e la vendetta. Sentimenti che lo sport, nei suoi risvolti più sani, è capace di respingere. Anche solo per un attimo. Nel calcio, possono bastare 90 minuti. E tanto è bastato allo stadio olimpico di Bizerta nella partitissima di questa Can2004, Ruanda – Repubblica democratica del Congo. Novanta minuti messi a disposizione dei giocatori ruandesi e congolesi per dimostrare con un pallone e 22 uomini che questa Coppa d?Africa vale più del risentimento per una guerra che tra il 1998 e il 2002 ha visto morire sul campo oltre 3 milioni di esseri umani.
“In realtà, per noi c?era in palio solo un accesso ai quarti di finale, per loro una vittoria consolatoria nella speranza di non tornare a casa umiliati. Punto e basta. La politica non aveva nulla a che fare con questo incontro”. Così si è espresso con Vita il capitano del Ruanda, Désiré Mbonabucya al termine di una partita giocata da entrambe le squadri con grande fairplay e finita 1 a 0 per gli amavubi (api in kinyaruanda). “Una vittoria che non è bastata per proseguire nel torneo”, spiega il giovane attaccante Said Makasi e autore del goal partita, “ma che rimarrà storica per questo piccolo Paese dell?Africa centrale, alla sua prima partecipazione in una competizione calcistica internazionale”.
“Per quanto mi riguarda, questa squadra rappresenta il simbolo del clima di unità nazionale che si respira nel nostro Paese”, ha sottolineato.
Il recupero politico dell?exploit ruandese è gioco facile per il ministro dello Sport, Robert Bayigamba, molto più restio a pronunciarsi sul conflitto che oppose il suo Paese al vicino di casa congolese, ufficialmente invaso per dare caccia ai genocidiari hutu rifugiatisi in Rdc. Un silenzio rotto dalle urla di un tifoso congolese, pronto a ricordare che “i ruandesi sono dei ribelli che ci hanno invaso per occupare il nostro Paese e sfruttare le nostre risorse naturali!”. Ma la provocazione si è fermata qui. Anche tra i giocatori, l?attenzione era tutta tesa al calcio giocato e ” alla vittoria meritata del Ruanda “, spiega un lua-lua abbattuto.
Un comportamento da signore quello del capitano congolese e un esempio di civiltà per chi rimane convinto che la convivenza tra ruandesi e congolesi sia solo un miraggio.
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