Welfare

Rsf, rapporto sulla censura in internet in Cina

Reporters sans frontières presenta il rapporto di inchiesta sulla censura e il controllo dei forum di discussione in Internet

di Redazione

Da quando l?apparato poliziesco cinese ha messo in atto un sistema di sorveglianza e di repressione della cyberdissidenza, i forum di discussione sono diventati delle autentiche trappole per gli internauti. Così, una giovane internauta di 22 anni, Liu Di, è prigioniera da sei mesi e la sua detenzione è stata tenuta accuratamente nascosta dalla polizia di Pechino. Il crimine di cui è accusata: aver messo on-line su dei forum di siti cinesi dei messaggi ironici sui dirigenti comunisti. Per realizzare il progetto governativo di controllo di Internet denominato “Lucchetto dorato”, sarebbero stati mobilitati oltre 30 mila persone. Per diverse settimane, un giornalista del servizio cinese della Bbc World Service, in collaborazione con Reporters sans frontières, si è fatto passare per un internauta sui forum di discussione cinesi. L’organizzazione per la difesa della libertà di stampa ha così potuto monitorare precisamente le tecniche di censura e la natura delle informazioni interdette per i siti cinesi. Oltre il 60 % dei messaggi inviati nel corso di questa inchiesta sono stati messi online su dei forum di discussione. Questa percentuale scende al 55% quando si tratta di messaggi con contenuto polemico. Di questo 55 %, oltre la metà sono stati eliminati dai webmasters (“Ban Zhu”, in mandarino), che hanno avuto il mandato di sorvegliare i siti. Riassumendo, solo il 30 % dei messaggi polemici sono stati accettati dai siti. I messaggi che riguardano la pneumopatia atipica sono particolarmente sotto controllo. I messaggi-test che chiamano in causa direttamente i dirigenti comunisti passano raramente i filtri governativi oppure vengono rapidamente ritirati dai forum. I siti Internet, soprattutto quelli diretti o finanziati da aziende occidentali, Yahoo ! in primis, sono diventati degli ausiliari della polizia cinese e permettono alle autorità di arrestare dei dissidenti o dei semplici internauti. Almeno 35 di loro sono infatti attualmente prigionieri nelle carceri cinesi. La versione integrale dell?inchiesta di Rsf: www.rsf.org/article.php3?id_article=6792


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