Non profit
Rsa: la Lombardia cambia le regole. Fine anno a rischio
Il "no" di Uneba alla formula dei rimborsi a budget
di Redazione
Per la Regione Lombardia il 2011 avrà al massimo 350 giorni. Il budget stanziato dalla Giunta regionale per pagare la sua quota-contributo per i costi di un anziano in casa di riposo, infatti, basterà quest’anno massimo fino al 14 dicembre. «Poi le ipotesi sono due: dimettere l’ospite o alzare le rette», spiega Orazio Lietti, che dirige la Casa di riposo per persone anziane di Lomazzo ed è presidente provinciale di Uneba Como. È stata proprio l’Uneba lombarda a lanciare l’allarme: sotto accusa la delibera regionale 937 del 1° dicembre 2010, che è andata a modificare le regole per la gestione del servizio sociosanitario. «Di fatto la Regione ha delineato unilateralmente un nuovo modello di welfare, senza consultarci», dice Lietti. Fino al 2010, infatti, il rimborso regionale alle case di riposo accreditate veniva dato sull’effettivo, combinando il rimborso giornaliero definito per ciascun ospite con il numero di giorni di ricovero effettivo. Dal 1° gennaio, invece, il rimborso è predeterminato in un budget. Un sistema copiato dal sanitario, solo che lì, quando un ambulatorio esaurisce il budget regionale può sospendere le prestazioni: una Rsa no. Per il 2011 il budget è stato fissato, per ogni singola Rsa, al 98% della spesa effettiva fatturata nel 2010. La Lombardia, con le sue 650 strutture e i suoi 57.500 posti letto, è tra le regioni più avanzate nell’offerta di servizi “long term care”. Ma il sistema è già parecchio affaticato: «Il nostro campione, tra il 2004 e il 2009 ha accumulato un disavanzo di 12 milioni di euro», dice Antonio Sebastiano, direttore dell’Osservatorio settoriale sulle Rsa dell’Università Luic di Castellanza, con perdite particolarmente rilevanti dal 2008 in poi. «La struttura potrebbe anche arrangiarsi», ragiona ad alta voce Lietti, «per esempio non coprendo i posti letto degli ospiti che muoiono in dicembre. Ma con le liste d’attesa che abbiamo, è una risposta che possiamo permetterci? Non devo rispondere a un bisogno solo perché non ho la copertura finanziaria? È contro la nostra mission».
L’assessore alla Famiglia e solidarietà sociale Giulio Boscagli, in realtà, non ha lasciato molto spazio di ottimismo: «È inimmaginabile lasciare la situazione invariata, in un campo che presenta numeri sempre più alti e maggiore complessità. Regione Lombardia non verrà meno al suo impegno a favore degli anziani e della non autosufficienza, ma intende costruire un welfare comunitario e partecipato che aumenti l’appropriatezza dell’assistenza anche in presenza di tagli». Come farà? Le strade indicate da Boscagli sono queste: spostamento finanziario dall’offerta alla domanda, liberalizzazione dell’accreditamento, specializzazione delle Rsa, integrazione da parte delle famiglie dell’utente determinando la retta in base al fattore famiglia, coinvolgimento del mondo mutualistico, assicurativo e della sanità integrativa.
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