Welfare
RSA: il Ministero sdogana le “sale degli abbracci”
Il Ministero della Salute dà nuove disposizioni per l’accesso dei visitatori a strutture residenziali socioassistenziali, sociosanitarie e hospice. «Il distanziamento fisico e le restrizioni ai contatti sociali possono favorire l’ulteriore decadimento psicoemotivo determinando poi un aumentato rischio di peggioramento di patologie di tipo organico». Raccomandato lo screening immediato, tramite esecuzione di test antigenici rapidi. Tornino anche i volontari e gli educatori per le attività socio-relazionali
«Il distanziamento fisico e le restrizioni ai contatti sociali imposte dalle norme volte al contenimento della diffusione del contagio hanno determinato una riduzione dell’interazione tra gli individui e un impoverimento delle relazioni socioaffettive che, in una popolazione fragile e in larga misura cognitivamente instabile, possono favorire l’ulteriore decadimento psicoemotivo determinando poi un aumentato rischio di peggioramento di patologie di tipo organico. Inoltre, anche i familiari hanno dovuto affrontare la distanza dal proprio caro e la conseguente difficoltà ad offrire sostegno e supporto affettivo in un momento difficile come quello attuale»: prede atto di questa semplice verità, finalmente, la circolare del Ministero della Salute firmata il 30 novembre, che dà nuove disposizioni per l’accesso dei visitatori a strutture residenziali socioassistenziali, sociosanitarie e hospice e indicazioni per i nuovi ingressi nell’evenienza di assistiti positivi nella struttura.
Le indicazioni valgono per strutture residenziali in ambito territoriale per persone non autosufficienti, quali anziani e disabili, strutture residenziali extraospedaliere ad elevato impegno sanitario, per trattamenti residenziali intensivi di cura e mantenimento funzionale, Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA o similari), Residenze Sanitarie per Disabili (RSD), lungodegenze, case di riposo, strutture sociali in ambito territoriale. Si tratta di «soluzioni organizzative utili per ripristinare in sicurezza le attività socio-relazionali all’interno delle strutture stesse, altrettanto necessarie quanto quelle sanitarie» che vogliono garantire uniformità di applicazione e che tengono conto delle proposte avanzate dalla “Commissione per la riforma della assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana”, istituita presso il Ministero della Salute nel settembre 2020 (quella guidata da mons Paglia) e del rapporto dell’ISS “Indicazioni ad interim per la prevenzione e il controllo dell’infezione da SARS-CoV-2 in strutture residenziali sociosanitarie e socioassistenziali” del 24 agosto 2020.
Quattro i punti principali:
- Debbono essere assicurate le visite dei parenti e dei volontari per evitare le conseguenze di un troppo severo isolamento sulla salute degli ospiti delle residenze. Le visite devono essere effettuate in sicurezza tramite adeguati dispositivi di protezione e adeguate condizioni ambientali.
- È necessario che tutte le strutture residenziali approntino adeguate misure perché ad ogni ospite sia data facoltà di collegarsi regolarmente in modalità digitale con i propri congiunti e amici, al fine di scongiurare un isolamento forzato e garantire per quanto possibile occasioni di relazione sociale e affettiva. In particolare, questi strumenti sono fondamentali laddove le condizioni epidemiologiche dell’area in cui si trova la struttura non permettano visite frequenti in presenza.
- Deve essere favorita la ripresa – nel rispetto delle previste misure di contenimento del rischio – delle attività sanitarie e sociosanitarie eventualmente sospese quali, ad esempio, fisioterapia, logopedia e terapia occupazionale e deve essere facilitato – previa adeguata informazione/formazione sul rischio e sulle misure da attuare per mitigarlo – l’apporto degli assistenti sociali, assistenti personali e del volontariato, in considerazione del contributo da essi fornito agli ospiti in termini di mantenimento delle abilità fisiche e socio-relazionali.
- Vanno sviluppate e diffuse buone pratiche nella gestione dei contatti e della rete sociale degli ospiti, sia in presenza che a distanza, e modalità per valutarne l’impatto in termini di efficacia e di sicurezza. Le direzioni sanitarie debbono perciò predisporre un piano dettagliato per assicurare la possibilità di visite in presenza e contatti a distanza in favore degli ospiti delle strutture. Si sollecitano soluzioni tipo “sala degli abbracci” dove un contatto fisico sicuro può arrecare beneficio agli ospiti in generale ed a quelli cognitivamente deboli in particolare; devono comunque essere previsti, per le eventuali diverse tipologie di soluzioni individuate, adeguati protocolli – in particolare, ad esempio, in riferimento alle misure igieniche da rispettare ed ai dispositivi di protezione da indossare – al fine di garantire il contenimento del rischio e la sicurezza degli ospiti, dei lavoratori, dei volontari e dei visitatori.
Per la sicurezza, viene raccomandato lo screening immediato, tramite esecuzione di test antigenici rapidi ai familiari/parenti/visitatori degli assistiti, effettuati direttamente in loco: in caso di esito negativo, i visitatori sono autorizzati ad accedere alla struttura.
Qualora nella struttura si verificasse un caso di positività è necessario sospendere le visite. Le visite agli assistiti in isolamento o in quarantena possono essere consentite in casi selezionati secondo la valutazione dei Direttori delle strutture e in base alle possibilità delle stesse di gestire in modo completamente autonomo e con personale distinto le aree con pazienti COVID-19 da quelle con gli assistiti negativi. Le strutture devono assicurare il potenziamento delle relazioni a distanza con diverse modalità e garantire costante informazione sullo stato di salute degli ospiti ai propri familiari. Si raccomanda di sospendere gli ingressi di nuovi assistiti nella struttura sino alla risoluzione del focolaio.
Nelle strutture residenziali la visita può essere autorizzata in situazioni di fine vita di assistiti affetti da COVID-19, dalla Direzione della struttura: in particolare negli hospice, considerata la loro natura, questa pratica deve essere quanto più possibile applicata.
Photo by Georg Arthur Pflueger on Unsplash
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