Non profit
Roxana Saberi premio Alpi 2009
Assegnato ieri l'importante premio televisivo. L'ha vinto la freelance iraniana. Ecco la sua dichiarazione alla consegna
di Redazione

di Roxana Saberi
È un onore ricevere questo premio. Lo ricevo umilmente, ed è molto importante per me a causa delle mie esperienze degli ultimi anni ed in particolare, degli ultimi mesi in Iran.
Lavorare nella Repubblica Islamica dell’Iran mi ha messo di fronte a nuove sfide che non avevo mai affrontato prima. Come molti giornalisti stranieri e locali, ho cercato di rispettare le regole fondamentali del regime per la stampa, perchè ho sempre ritenuto che riportare qualche notizia dall’Iran fosse meglio che non riportarne nessuna. Per fare questo, ho dovuto trovare un equilibrio tra le cosiddette “linee rosse” del regime, le aspettative dei miei direttori, il mio pubblico e il mio senso del dovere giornalistico. Ho fatto del mio meglio per offrire nei miei servizi un’immagine realistica e giusta dell’Iran e dei suoi leader, così come ho sempre fatto lavorando in altri paesi. Inizialmente sono stata incoraggiata da un funzionario governativo che mi aveva detto che le autorità del suo paese non si aspettavano che noi giornalisti stranieri scrivessimo solo apprezzamenti sulla repubblica islamica, ma che i nostri servizi dovessero essere in qualche modo “equilibrati”, obiettivi. Ma, dopo qualche tempo, il mio accredito stampa è stato ritirato. Ho deciso di concentrarmi sulla scrittura di un libro, un libro sui diversi gruppi ed individui appartenenti alla società iraniana e sulla loro vita nella repubblica islamica. Quando mi hanno arrestato a gennaio di quest’anno, la polizia ha sostenuto che anziché scrivere un libro, stessi facendo spionaggio per il governo americano.
Mi sono opposta a questa accusa ma sono stata condannata a 8 anni di prigione. Successivamente, quando ho saputo del sostegno che altri giornalisti ed organizzazioni come Reporter senza Frontiere mi stavano dando e che molti avevano iniziato uno sciopero della fame con me per dimostrarmi solidarietà, ho trovato nuova forza, che mi ha aiutato durante la prigionia.
Con queste esperienze, e questo premio, sento di avere la responsabilità di raccontare lo stato dei diritti umani nel mondo. Allo stesso tempo, mentre sono onorata di ricevere questo premio, credo che ci siano molti altri giornalisti in Iran che sono stati più coraggiosi di me:
Uno: Zahra Kazemi, un giornalista iraniano-canadese morto in una prigione iraniana nel 2003.
Due. I tanti giornalisti iraniani che lavorano duramente per informare i lettori sottostando, allo stesso tempo, alle linee rosse del regime. Se vanno oltre queste linee, rischiano dure condanne, dal perdere il loro lavoro all’essere multati fino alla prigionia.
Tre: E oggi, i tanti cittadini iraniani che sono diventati “citizen journalists”, giornalisti civici, fanno conoscere al mondo i recenti sviluppi del loro paese. Comunicano online e alle reti televisive satellitari straniere raccontando ciò che loro vivono in prima persona durante le manifestazioni per opporsi ai recenti risultati delle elezioni presidenziali. I giornalisti stranieri e locali hanno durissime restrizioni, mentre i cittadini portano foto e video che mostrano gli scontri di strada e la violenza contro i protestanti pacifici.
Vorrei dedicare questo premio a loro, che coraggiosamente stanno condividendo notizie importanti con il mondo nonostante i grandi rischi che devono affrontare.
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