Non profit

Rosarno, storie di ordinario sfruttamento

di Redazione

Mantova. Due giorni prima della folle domenica, Omar Bianchera aveva perso una lite giudiziaria a Mantova contro la ex moglie, separata da dieci anni. Così ha deciso di chiudere il conto servendosi della violenza omicida. Si è portato in macchina un fucile a pompa e due pistole con 141 proiettili e ha ucciso la ex moglie, una vicina di casa a Volta Mantovana e il figlio di un uomo con cui aveva avuto in passato dissidi. Tre vittime lasciate sulla sua strada in una terribile corsa conclusasi con una resa ai Carabinieri. Si potevano evitare queste tre morti? Ufficialmente non c’era niente contro il killer: né denunce penali né comunicazioni ufficiali ai corpi di polizia. Solo cause civili. E tuttavia parenti e amici raccontano di continue minacce alla ex moglie. Privatamente il Paese sapeva, pubblicamente no visto che nel 2007 a Bianchera era stato rinnovato un regolare porto d’armi.
Rosarno. Quello del gennaio scorso non fu razzismo ma un «atto di ribellione contro lo sfruttamento», lo dice ora il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, presentando le indagini che hanno finalmente portato, a quattro mesi di distanza, a colpire il caporalato nella Piana di Gioia Tauro. Trenta persone sono state infatti arrestate per ordine del Gip di Palmi come responsabili di un ampio giro di sfruttamento degli stranieri. Fondamentali almeno nove testimonianze, poi sostenute da riscontri, di altrettante vittime, che hanno ottenuto un permesso di soggiorno per protezione sociale. Nelle oltre quattrocento pagine scritte dal Gip è raccontato il sistema di collocamento illegale della manodopera clandestina destinata soprattutto ai lavori in agricoltura. E ci sono anche gli “stipendi”: 22 euro al giorno per un lavoro che andava dalle 10 alle 14 ore. Un solo euro a cassetta per la raccolta dei mandarini e 50 centesimi per una cassetta di arance.
Aosta. Mentre si attendono i responsi dell’esame scientifico sui resti di Elisa Claps si apprende che si sta occupando di Danilo Restivo anche la Procura di Aosta. Nel 2003 è sparita Erika Ansermin. Erika era attesa per il pranzo di Pasqua dal fidanzato Christian Valentini, deceduto nel 2007, a Courmayeur, dove non arrivò mai. La sua auto, una Fiat Panda verde, venne trovata ad Avise, parcheggiata ai margini della strada a un centinaio di metri dal ponte sulla Dora Baltea. Una foto della Ansermin è stata trovata nel personal computer di Restivo. Quando è stata messa quella foto? Prima o dopo la scomparsa? Le indagini sono iniziate.

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