Non profit

Rosarno, la violenza e la realtà

Sgomberate le baracche, emerge con crudezza la condizione di sfruttamento

di Franco Bomprezzi

La rivolta di Rosarno è anche oggi l’apertura di quasi tutti i giornali in edicola, con molta attenzione alle condizioni socioeconomiche di sfruttamento del lavoro stagionale degli immigrati non regolari, mentre si rafforza l’ipotesi di una decisiva presenza delle cosche della ‘ndrangheta, dietro i fatti di questi giorni.

Ancora su Rosarno l’apertura del CORRIERE DELLA SERA di oggi: “Sgomberi nelle aree a rischio”. Il riferimento è alla nuova strategia del Viminale, che il quotidiano riassume così: «Con gli sgomberi assistiti via al trasferimento degli immigrati clandestini nelle zone ad alta densità criminale: Castelvolturno, San Nicola Varco vicino ad Eboli e l’area di Siracusa». In rilievo anche l’intervento del pontefice: «Un immigrato è un essere umano, differente per provenienza, cultura e tradizioni, ma è una persona da rispettare con diritti e doveri». I servizi interni occupano ben 7 pagine, dalla 2 alla 9. A pag 2 il ministro Zaia dice: “Non c’entra la stagionalità. Accade solo al sud”. Che aggiunge un dato interessante: «i voucher per la manodopera stagionale vengono acquistati quasi tutti al nord. Dove infatti non ci sono caporali e i clandestini non si trasformano in popolazioni di disperati». A pag. 3 Mario Porqueddu sente i clandestini (“«che follia tentare la rivolta»”), ma anche don Pino Varrà che nell’omelia domenicale dice: «Li avete cacciati. Oggi siamo più poveri. Bisogna aiutare i fratelli che sbagliano». A pag. 5 invece il vaticanista Gian Guido Vecchi ricorda come la maggioranza dei vescovi sia favorevole alla cittadinanza breve. Sicuramente da  segnalare anche il quotidiano Focus: “Dove gli stranieri sono contadini integrati”: «L’istituto nazionale di economia agraria indica una diminuzione degli stagionali. Sud in ritardo. Accanto alla tradizionale raccolta, negli ultimi anni sono cresciuti gli impiegati nelle imprese zootecniche». In tutto poi, gli addetti extracomunitari: Veneto, Piemonte e Trentino: realtà positive in aumento».

“Rosarno, il pugno di Maroni via all’espulsione degli immigrati” è l’apertura odierna de LA REPUBBLICA.  1100 trasferiti, 80 espulsi, 10 permessi per motivi umanitari ai clandestini feriti. È il momento delle espulsioni e delle polemiche (tra Maroni e Loiero, presidente della Regione). E mentre il Papa condanna le violenze («ogni migrante è un essere umano che va sempre rispettato, aiutato, mai sfruttato») si fa strada e acquista credibilità la tesi della manovra mafiosa. Riferisce a pagina 6 Attilio Bolzoni: “La caccia al nero una vendetta dei clan”. «c’è la firma della ‘ndrangheta nei raid per le campagne e nelle ronde che hanno braccato gli africani. Una rappresaglia mafiosa per dimostrare chi comanda in quel territorio». E la ‘ndrangheta ha vinto la sua battaglia: «la caccia all’uomo è stata una vendetta a freddo, calcolata» dice al cronista un investigatore. I sospetti degli ultimi giorni prendono la consistenza di una pista investigativa. Non è la prima volta del resto che la ‘ndrangheta appoggia proteste di strada. Una decina di anni fa un ragazzo fu travolto dall’auto di scorta a un magistrato e si formarono “comitati popolari” contro la magistratura. In appoggio un pezzo fa il quadro del terrore, che riguarda non solo i neri ma anche ucraini, bulgari, romeni. «Siamo terrorizzati» ammette uno di loro. Anche questi altri migranti lavorano nei campi, non sono stagionali ma non per questo si sentono più tranquilli. A fianco un dossier dà i numeri del lavoro dei migranti in agricoltura su scala nazionale. Con una disparità di trattamento da nord a sud che fa impressione. Da segnalare la testimonianza di Pietro Molinaro, presidente Coldiretti Calabria: «qui da noi lo sfruttamento è della peggior specie. I caporali, per ogni lavoratore straniero portato nelle campagne, incassano dai venti ai trenta euro al giorno. Ma all’operaio agricolo vanno al massimo dieci euro… Non dobbiamo immaginarci il caporale di una volta…Il caporale moderno conosce bene le leggi o si fa aiutare da chi è esperto. Riesce a organizzare cooperative fasulle che forniscono giornate di lavoro ad aziende altrettanto fasulle così, oltre alla speculazione sulla pelle degli immigrati, riesce anche a ottenere denaro con i sussidi della disoccupazione». Assai diversa la situazione in Trentino: 7 euro all’ora, aiuto per il letto e via dicendo.

Cinque pagine dedicate da IL GIORNALE ai fatti di Rosarno con un titolo  a cinque colonne in copertina “Chi ha sbagliato paghi” perché, come dice l’occhiello «Tutti sapevano, ma nessuno ha denunciato in tempo. Ispettorato del lavoro, Inps, sindacati, forze dell’ordine, magistrati e cittadini hanno preferito non colpire chi ha voluto i negri irregolari per sfruttarli. Vittorio Feltri vuole «sapere i nomi di chi  ha avuto alle sue dipendenze i negri senza regolarizzazione, di chi  doveva stroncare gli abusi e non lo ha fatto». Nell’editoriale il direttore scrive: «Millecinquecento persone di pelle nera in un territorio di bianchi non passano inosservate e non si fanno notare solo nel momento in cui, esasperate da un trattamento disumano, si ribellano e commettono violenze ingiustificabili benché comprensibili. In città non c’era anima ignara dello scandalo, eppure nessuna denuncia. Non sono intervenute le forze dell’ordine, la guardia di finanza,  e i sindacati? Seguono con apprensione ogni manifestazione sui tetti, ma in Calabria  hanno confermato di essere ciechi non muovendo un dito per evitare che gli agricoltori  della zona riducessero in schiavitù dei clandestini». Sulla vicenda intervista  a Sandro Bondi, ministro della Cultura che dice «Rosarno è il simbolo fallimentare della sinistra. La questione meridionale è sempre stata la questione  privilegiata della politica  della sinistra italiana. Bassolino ad esempio all’inizio del suo mandato aveva  suscitato molte speranze». IL GIORNALE  pubblica “il paradosso” e scrive «Casini dice che lì lo Stato è morto. Ma il suo uomo era vicino ai clan». In un intervento Francesco Forte  spiega che «i fatti di Rosarno mettono in luce che  quello che manca alla Calabria e nel Mezzogiorno in genere è una vera economia di mercato». Salvatore Tramontano fa un’analisi politica: «Il Pd vede lo spettro del fallimento alle elezioni regionali e punta il dito contro il ministro dell’Interno per trasformare il dramma in un manganello elettorale. Bersani e Bindi accusano: «E’ tutta colpa della legge Bossi-Fini». Ma sull’’ndrangheta solo silenzio». IL GIORNALE sottolinea che «per il Pd la ’ndrangheta non è il problema» anche in copertina con tanto di foto di Roberto Maroni che “La sinistra si diverte a bastonare”.

AVVENIRE il lunedì non è in edicola, ma già ieri apriva con “Il gioco duro dei clan”, con un occhiello che precisava «L’ombra della ‘ndrangheta dietro gli incidenti di Rosarno». La denuncia è appoggiata anche dal delegato regionale della Croce Rossa Italiana, Tonino Malerba, e dal parroco don Peppe Tripodi ma soprattutto ne è convinto Alberto Cisterna, sostituto procuratore alla Procura nazionale antimafia, che intervistato dice: «Quando la gente si è sentita aggredita si è rivolta ai mafiosi, che sono stati costretti a intervenire perché non possono perdere la faccia e far vedere che non sono in grado di controllare il territorio». Tanti i volontari che fino all’altro ieri in diversi modi aiutavano gli stranieri, oggi aggrediti. Il Comune di Riace, già celebre per i suoi progetti di scommessa anche economica sull’immigrazione, si è offerto di ospitare un gruppo degli extracomunitari in fuga da Rosarno. L’editoriale di Marina Corradi sottolinea, in questa vicenda, «l’eclissi di ogni legge e legalità», «tutti sapevano e molti hanno continuato a fingere di non vedere nell’inquieto vivere di quelle realtà inesorabilmente infiltrate di malavita e malapolitica»: risultato? «Come il sonno della ragione, anche quello della legge genera mostri». Quel che serve quindi non sono i volontari, ma un «riscatto della giustizia».

“Rosarno, abbattute le baracche. Il Papa: rispettate gli stranieri”. LA STAMPA oggi apre con le reazioni della politica e della chiesa alla rivolta di Rosarno. «A parte il leghista Calderoli, e mentre Berlusconi tace, nessuno degli esponenti della maggioranza riprende le parole del Papa, che ieri all’Angelus ha richiamato ai valori della tolleranza» riferisce LA STAMPA. I pezzi degli inviati a Rosarno e Otranto, raccontano un clima da fine guerra, con le parrocchie che provano a mediare. «Don Memé» scrive LA STAMPA, «parroco della chiesa dell’Annunziata, nell’omelia della messa lancia il suo appello: “Fratelli, in questi giorni abbiamo perso tutti: hanno sbagliato i fratelli neri ma anche noi, chiediamo perdono per il male fatto!”».  Ma «dal fondo della chiesa ammutolita» scrive l’inviato «si leva un impercettibile “mai”». Pierangelo Sapegno, inviato a Crotone, raccoglie sulla sua auto Ahmadu, senegalese in fuga da Rosarno verso Brescia dove spera di trovare connazionali disposti ad accoglierlo. E’ un immigrato regolare e durante il viaggio racconta le vessazioni subite in Calabria: paghe da 20 euro al giorno per raccogliere le arance, per 12 ore di lavoro, con cinque euro che se ne andavano per pagare il trasporto organizzato «dai padroni». Qualcuno, per risparmiare i soldi, andava a piedi, ma era una tortura: «perché arrivavano dei ragazzi in motorino e cominciavano a zigzagare intorno, a darti dei calci, a sputarti addosso, a insultarti». Racconta anche della solidarietà di altri calabresi, Ahmadu: «A Natale sono venuti in cento a portarci dei regali, a farci da mangiare».

E inoltre sui giornali di oggi:

VOLONTARIATO
SOLE24ORE – Senza sostegno le case per le «cure altrove». Interessante articolo che riguarda le case aperte da molte associazioni per ospitare bambini e adulti (ma soprattutto bambini) che devono ricevere terapie complesse lontano dal luogo di residenza. La legge le considera «case per ferie», come fossero attività for profit, e quindi le costringe ad autofinanziarsi interamente, mentre i costi – come si capisce intuitivamente – sono molto alti, così come i risparmi garantiti per il ssn, che altrimenti sarebbe costretto a ricoverare anche i genitori dei piccoli pazienti ed eliminare gran parte del day hospital. Una buona soluzione sono le convenzioni con gli ospedali (un caso di eccellenza è il Meyer di Firenze) ma servirebbero anche benefici fiscali, a oggi non previsti.

5 PER MILLE
CORRIERE DELLA SERA – Inchiesta di Elisabetta Soglio sul ritardo di tre anni nell’erogazione del 5 per mille: “I soldi per i volontari fermi al 2006”. Zamagni, presidente dell’Agenzia per il terzo settore (il CORRIERE la chiama già così e non agenzia per le onlus): il contributo diventi stabile, un errore rinnovare di anno in anno la normativa sulle associazioni. Via Solferino ricorda come solo una parte dei contributi relativi al 2006 sia stato effettivamente versato, mentre per i fondi agganciati alle dichiarazioni 2007 e 2008 sono ancora in alto mare.

SCUOLA E IMMIGRATI
LA REPUBBLICA – Per quanto riguarda la composizione delle classe (e il tetto del 30%), il ministro Gelmini fa retromarcia: sono esclusi dal tetto gli “stranieri” nati in Italia. Per gli studenti che non dovessero rientrare nel tetto saranno organizzati trasferimenti nei quartieri vicini. Nel caso in cui gli studenti abbiano già padronanza della lingua italiana, il limite del 30% potrebbe essere superato dal direttore generale dell’ufficio scolastico regionale.

LA STAMPA – “Scuole aperte ai nati in Italia”. Subito dopo l’apertura su Rosarno, LA STAMPA affronta il capitolo “istruzione” dopo la decisione del ministro Gelmini di non includere i ragazzi stranieri che conoscono l’italiano nel tetto di bambini immigrati (30%) fissato nelle classi italiane. Il quotidiano di Torino intervista Andrea Sarubbi, primo firmatario della proposta di legge bipartisan sulla riforma della cittadinanza per gli stranieri residenti in Italia, che commenta favorevolmente: «Escludere dal tetto del 30% gli studenti stranieri significa riconoscere di fatto che chi è nato da noi e frequenta le nostre scuole deve essere considerato italiano al pari dei propri compagni di classe». Dopo Rosarno, chiede LA STAMPA, c’è chi vorrebbe tornare indietro sul progetto di riforma della cittadinanza: «Il progetto di legge non si tocca» risponde Sarubbi. Dopo le elezioni regionali la riforma «dovrà essere discussa e approvata senza altri ritardi.


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