Politica

Rondolino: «Draghi un terremoto per il sistema politico, un’occasione per riorganizzarsi e guarire dai personalismi»

Lo strano intreccio di destini con Rocco Casalino tra Grande Fratello e Palazzo Chigi. «Diciamo la verità: i partiti negli ultimi anni hanno dato tutti l’impressione di pensare al loro interesse di parte, prima. E anche nei rapporti con la società, hanno curato le relazioni con le lobby. Ma la società è fatta di corpi intermedi, troppo spesso dimenticati».

di Alessandro Banfi

Con Fabrizio Rondolino, giornalista e scrittore, siamo amici dagli anni Settanta. Ci conoscemmo al Liceo Classico Vittorio Alfieri di Torino. Roba seria. Lui era nella Federazione Giovanile Comunista, io nei Cattolici Popolari (e il leader dei laici repubblicani della scuola era Oscar Giannino, altro talento giornalistico). Per dirne una, la mattina del rapimento Moro, 16 marzo 1978, entrambi eletti nel Consiglio d’Istituto, tenemmo insieme l’Assemblea studentesca in Aula Magna, prima di raggiungere il corteo in piazza Castello. Abbiamo continuato a vederci, come colleghi e cronisti parlamentari. Adesso Fabrizio ha scritto un libro sul Partito comunista italiano per la Rizzoli: 1921-1991. Un racconto per immagini.


“E’ come un baule dei ricordi, da cui ho tirato fuori spillette, manifesti, coccarde, tessere, piccoli cimeli”, spiega Rondolino, “in parte vengono proprio da una mia collezione privata. Ho voluto mantenere questo tono di nostalgia, per rievocare innanzitutto una vicenda umana, una comunità, un modo di stare in mezzo alla gente. Si parla poco, nel centenario di Livorno, di alcune cose del Pci: quella serietà, quella voglia di primeggiare negli studi e nel lavoro, quel senso di responsabilità che erano molto vivi. Ma ho visto poi, dopo la pubblicazione del libro, che provocano ancora nostalgia a tanti, anche a chi non era del partito e anzi lo avversava”. Rondolino ha ragione. Sarà perché si rimpiange la giovinezza, ma quella fisicità, quella corporalità, quel senso di comunità della presenza politica oggi ci mancano terribilmente. Così finiamo a parlare, com’è doveroso, del tentativo di Draghi e di un sistema dei partiti ancora frastornato dalla decisione del Capo dello Stato di cambiare il paradigma. “Faccio una premessa di lealtà” dice Rondolino, “sono un fan molto convinto di Mario Draghi”.

Hai scritto sui social che i partiti fanno “tenerezza” perché sembrano voler imporre chissà quali condizioni al Presidente incaricato, mentre sarà lui a dire loro che cosa fare…

Fabrizio Rondolino: Non voglio infierire ma spero per il bene del Paese che davvero Draghi possa fare un governo di alto livello. Ne sono convinto. Per il sistema politico potrebbe essere l’occasione per riorganizzarsi, ristrutturarsi. E’ un fenomeno che riguarda tutto l’arco parlamentare, destra sinistra e
centro. I 5 Stelle devono concludere un itinerario importante per evolversi dall’anti politica e dall’anti sistema. La Lega deve emendarsi dalla deriva populista. L’esasperazione dei personalismi, il conflitto continuo, l’estremismo polarizzato dovrebbero trovare una tregua nella noia di Draghi.

Ti piacciono i leader noiosi?
Rondolino: Mettilo tra virgolette. Da Berlusconi in poi, allo stesso Renzi, a Grillo che da comico è diventato leader, a Salvini che è arrivato al parossismo del Papeete… la spettacolarizzazione fatta da continui colpi di immagine dei leader ha stufato molto la gente. E il virus ha avuto anche questo effetto: riportarci brutalmente alla realtà. La pandemia ha fatto di colpo invecchiare il teatrino e ha posto in risalto la non autenticità della politica spettacolo, sempre gridata. Berlinguer e Moro erano noiosi, seri, riservati, di poche parole, preparati. Ti davano l’impressione di pensare al Paese e dopo a sé stessi. O no? Diciamo che gente come Draghi, Biden, la stessa Merkel mi fanno lo stesso effetto.

Draghi non ha neanche un account twitter e … Biden e Bergoglio hanno dovuto rassegnarsi a gestire quelli dei loro predecessori…
Rondolino: Ci fa sperare che abbia più tempo di pensare al Paese, all’interesse generale. Diciamo la verità: i partiti negli ultimi anni hanno dato tutti l’impressione di pensare al loro interesse di parte, prima. E anche nei rapporti con la società, hanno curato le relazioni con le lobby. La società è fatta di corpi intermedi, tropo spesso dimenticati. Poi anche i sindacati e le associazioni hanno le loro colpe… ci hanno messo del loro a diventare corporazioni. Speriamo che Draghi mantenga vivo il dialogo coi soggetti sociali. Certo se penso a che cosa sta già facendo per l’economia italiana… con la sua credibilità ha fatto cadere lo spread e ha praticamente tolto dal tavolo la questione del MES in pochi giorni di incarico.

Hai uno strano intreccio di destini con Rocco Casalino, che fu concorrente nella prima edizione del Grande Fratello e poi portavoce di Palazzo Chigi con Conte. Tu avevi il suo stesso ruolo con D’Alema, e dopo le tue dimissioni, sei stato chiamato ad occuparti proprio della comunicazione del Grande Fratello…
Rondolino: Sì, una circostanza curiosa, quasi incredibile. L’ho conosciuto quando è uscito dalla casa, l’ho anche accompagnato in piazza Navona e lui non si capacitava del bagno di folla… era la prima edizione, nessuno si rendeva bene conto di quello che stava avvenendo. Ti devo dire che non mi piace il fatto che Casalino sia tanto criticato e gli ricordino sempre questa cosa del GF, come se fosse una colpa. Che significa? Se devo dire, l’errore vero di Rocco è stato quello di indulgere a chi lo voleva come personaggio. Il portavoce dev’essere invisibile, non fare mai notizia, non accettare protagonismi. Quando io diventai personaggio perché scrissi delle pagine scollacciate in un romanzo, mi dimisi subito. Il portavoce di Draghi, scommetto, starà assolutamente nell’ombra.

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