Non profit

Ronda fuori ronda

Viaggio fra le associazioni nate per fronteggiare l'emergenza sicurezza

di Natascia Gargano

Esperti della protezione civile, alpini in congedo o vigili urbani, ma anche mamme e pensionati.
In Italia, specie al Nord,
i volontari al servizio dei propri concittadini si stanno moltiplicando. «Ma del bollino ministeriale non sappiamo che farcene», concordano Pacchetto sicurezza. Estate 2009. Ve lo ricordate? Ebbene, dimenticatelo. Le ronde, quelle autentiche, che sempre di più stanno prendendo piede in particolare nel Centro-Nord stanno da un’altra parte, ben prima e ben al di là del testo che disciplina i «volontari per la sicurezza». Del bollino ministeriale non sanno che farsene.

Un furto è un problema di tutti
Collina savonese, quartiere residenziale nel comune di Albisola, un centinaio di villette, quasi tutte svaligiate negli ultimi due anni. Così un comitato di sette liberi professionisti, pensionati e artigiani, tutti residenti, guidati dall’ex presidente della Provincia, Mario Robutti, si è organizzato per rimettere a posto la situazione. Il metodo è quasi banale: sentinelle di quartiere in costante contatto tra loro passeggiano per i sentieri, soprattutto di notte e spesso in compagnia dei loro cani, per sorvegliare le frequentazioni sospette nella zona. Ma questa è solo una parte del lavoro. I sorveglianti di Albisola sono diventati un riferimento per la cittadinanza: organizzano assemblee pubbliche e raccolgono le istanze locali che poi promuovono all’amministrazione pubblica. «Non possiamo e non intendiamo sostituirci all’autorità, ma vogliamo recuperare il vivere comune», ha spiegato Robutti. «Oggi un allarme in una villa non riguarda solo quella famiglia, ma tutta la comunità».
Piccoli episodi di criminalità in quartieri tradizionalmente tranquilli sono spesso all’origine della mobilitazione volontaria di tanti cittadini che non hanno paura di impegnarsi in prima persona. Così anche a Borgo Panigale, nel Bolognese: uno scippo alla farmacista della zona e «i ragazzi» del quartiere si sono subito messi all’opera. Ventiquattro pensionati, tre per volta, passeggiano ogni sera dalle 18.30 alle 20, guidati dall’ex comandante della polizia municipale. I rondisti di Borgo Panigale, artigiani, ex dipendenti del trasporto pubblico o dell’industria privata, da un anno e mezzo presidiano il territorio a modo loro. Dal lampione che non funziona, alla siepe da tagliare, ai giochi del parco da sistemare: «Ci siamo rimboccati le maniche, nulla di più, nulla di meno», spiega Vladimiro Luti. Ronde nella Bologna di Cofferati prima e di Delbono poi? «Cosa c’entra la politica? Questa è semplice cittadinanza partecipata, quello che qualsiasi cittadino potrebbe fare», spiega l’ex capo della municipale. Vade retro anche qualsivoglia certificazione ministeriale: «Ho portato gli alamari per 30 anni, mi è bastato», taglia corto Luti.
A quanto pare, quindi, in ballo c’è ben più della sicurezza, le iniziative cittadine parlano chiaramente di vivibilità, rapporti sociali e solidarietà. Un esempio su tutti quello di Ravenna: il Comune, tramite gli operatori di CittA@attiva, ha messo in piedi un servizio di mediazione di comunità dove il presidio del territorio si realizza tramite la socialità e la creazione di nuovi spazi di incontro. Attivi dalla primavera scorsa, due operatori impegnati 15 ore la settimana assieme ai volontari della cooperativa Villaggio Globale lavorano sia in strada che con uno sportello di ascolto. Obiettivi: la mediazione dei conflitti e la promozione di iniziative per migliorare la zona della stazione. Troppe telecamere in città? Empori stranieri sul piede di guerra per l’ordinanza anti alcol? L’associazione chiama allo stesso tavolo commercianti, residenti e amministratori per trovare un punto d’incontro. E poi un gruppo guida, rappresentativo dei vari attori della zona, raccoglie proposte «perché contro il degrado, la miglior risposta è far rivivere il quartiere», spiega Stefania Pelloni di CittA@ttiva. Tante le iniziative in cantiere in una realtà in pieno fermento: dal progetto di riciclofficina che coinvolge i giovani delle comunità di recupero, allo sportello per le vittime di reati, fino al centro di aggregazione giovanile. Sempre a Ravenna, in collaborazione con CittA@ttiva lavora una «ronda islamica»: nella formula due giovani e un adulto, i volontari dell’associazione avvicinano i connazionali in situazioni di disagio per toglierli dalla strada e aiutarli nella ricerca di lavoro.

A casa di san Francesco
Assisi, sei milioni di pellegrini l’anno: ronde volute dalla giunta di centrodestra. Una quindicina di volontari, vigili urbani o militari in pensione, che dal 2003 lavorano a fianco della polizia municipale, sia di giorno che di notte, su un’auto messa a disposizione del Comune. «I volontari ci danno una grande mano, con tanto turismo i vigili non bastano mai», ha spiegato l’assessore Franco Brunozzi, «e poi sono un buon deterrente contro l’accattonaggio e gli scippi soprattutto nei pressi delle chiese». Addirittura sui sagrati, questi rondisti. Spesso sono proprio le forze dell’ordine in congedo a essere «piacevolmente fanatici dell’aiuto alla comunità», spiega il vicesindaco di Acqui Terme, Enrico Silvio Bertero. Appena i vigili smontano, entrano in azione in piena notte ex carabinieri, alpini e operatori della protezione civile. Attivi da oltre un anno in questo comune dell’Alessandrino, i volontari fanno molto di più: presidiano le poste nei giorni di ritiro delle pensioni e vigilano nei mercati, nelle feste e nelle processioni. «Vedere la piuma di un cappello d’alpino è sempre una sicurezza», continua Bertero. Insomma, le ronde cittadine pre decreto sono tante, integrate e attive da tempo, soprattutto al Nord. A Porcia, nel Pordenonese, da oltre un decennio i genitori sono organizzati in turni di vigilanza volontaria nelle scuole: accompagnano i bambini sugli scuolabus, aiutano i più piccoli ad attraversare la strada e vigilano contro spaccio e pedofilia.
Genitori protagonisti anche a Bari: in sella a scooter, muniti di binocolo e sistema di rilevamento satellitare per combattere il bullismo. Autogestiti dall’Associazione Bari città regione, le ronde su due ruote avevano ricevuto un primo placet della giunta comunale di centrosinistra. Poi un dietrofront, una presa di distanza “politica” che ha imbarazzato i rondisti, e che ora, dopo un paio di mesi di «eccellenti risultati», aspettano l’evolversi della situazione, come fa sapere Mario Ferorelli, presidente della circoscrizione Murat. «Peccato, era anche divertente. Pensare che sullo stesso motorino c’eravamo io del Pdl e il capogruppo del Pd».


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